Un 2020 veramente preoccupante per il settore agroalimentare italiano
Il falso made in italy conquista sempre più quote di mercato arrivando a coprire quasi il 70% del totale. L’italian sounding scorrazza su tutte le tavole con punte veramente gravi sui prodotti di punta come il Parmigiano-Reggiano, il Pecorino e i salumi. Perdiamo quote per le politiche sovraniste e protezioniste dell’amministrazione americana che applica dazi capestro. Il percorso non è ancora completo e possiamo aspettarci ulteriori guai da Trump & Co, con ulteriori dazi. A tutto questo si aggiunge l’enorme difficoltà dei trasporti legati al coronavirus. Export agroalimentare rischiamo il crac?
Coronavirus un freno all’export
Il mercato cinese che si stava dimostrando un ottimo partner per le nostre aziende sta andando in sofferenza grazie alla pessima gestione del virus. Le autorità cinesi hanno dapprima negato, poi ammesso la
pericolosità di una pandemia. Questa insicurezza di essere di fronte a
dati reali, ha mandato in tilt le piattaforme di trasporti. La conseguente
chiusura dei voli aerei e gli ovvi ritardi legati ad ogni tipo di circolazione delle merci, hanno aggiunto sale alle ferite.
Svantaggi enormi
Svantaggi enormi per i nostri produttori che sanno di avere solo un anno prima che la Brexit diventi realmente operativa. Anche in questo caso l’aleatorietà delle notizie sui trattati commerciali, mette in fibrillazione qualunque azienda che esporti verso la perfida Albione. Il mercato del vino in grande espansione oltre Manica tiene ogni azienda col fiato sospeso per comprendere cosa accadrà. L’allarme legato alla ripresa delle pastoie doganali condannerà molti dei prodotti freschi a non essere più esportabili. Troppo lunghe le attese prima di sdoganare prodotti così sensibili e delicati.
Posti di lavoro
Il mercato dell’italian sounding condanna l’intera filiera a perdere posti di lavoro. Un calcolo a spanne della CIA indica come siano circa trecentomila i posti di lavoro persi o non creati, proprio per le contraffazioni. Se contate che il Parmigiano solo negli Stati Uniti vende 6 volte meno rispetto al Parmesan, è chiaro il livello di guerra commerciale che deve essere combattuta. Proprio il tipo di conflitto che l’Italia dovrebbe evitare ad ogni costo, ma che diventa una questione di sopravvivenza. Export agroalimentare rischiamo il crac?
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