Hanno un periodo sabbatico in cui passare la loro infanzia nel mare dei Sargassi.
Quel benedetto triangolo dove pare che tutto scompaia e venga inglobato dalle enormi alghe che gli danno il nome, è in realtà una nursery. È l’asilo dove vanno a nascondersi le tartarughe marine per crescere abbastanza e poter tornare a riva. È una zona dove già le anguille vanno a trascorrere le loro “vacanze” giovanili. Gli scienziati si sono chiesti per anni dove le tartarughine andassero a spendere i loro “anni perduti“. Il mistero è stato risolto grazie a dei segnalatori che sono stati incollati ai loro gusci dopo la schiusa. Dove vanno a nascondersi le giovani tartarughe marine?
Già alla nascita
Già alla nascita le tartarughine devono battersi duramente per sfuggire ai nemici naturali che li attendono sulla spiaggia. Gabbiani, granchi ed altri uccelli marini, contano sulla loro inesperienza per ottenere facili pranzi. Sono veri e propri banchetti quelli che si svolgono nel breve tratto che separa il loro nido dal bagnasciuga. Le poche che arrivano al mare devono affrontare altri predatori. Si pensa che solo l’1 o 2% delle tartarughe sopravviva allo stress di raggiungere la riva. Però una volta giunte in acqua fanno perdere le loro tracce. Questo mistero ha appassionato i biologi marini per lungo tempo.
Parte dalla Florida
Alcuni ricercatori della Florida hanno deciso di trovare una soluzione al mistero. Hanno incollato ai gusci delle neonate dei marcatori ad energia solare per seguirle. Hanno così scoperto che le alghe dei Sargassi erano la destinazione del loro primo viaggio. Un’area che non ha confini definiti ed una collocazione certa. Un mare mobile dove trovare cibo e protezione. Le alghe ambrate vengono smosse, rimestate e spostate dalle correnti marine dell’Atlantico. Una sistemazione perfetta per sviluppare una nursery per quegli esserini inermi.
Piccolissime e tracciate
È la prima volta che tartarughe così giovani sono tracciate. Altre 21 tartarughe giovanissime (dai 3 ai 9 mesi) che erano state catturate dai pescatori, sono state dotate degli stessi dispositivi e rilasciate. I segnalatori, sono grandi come una piccola batteria e leggerissimi. Dopo essere state rilasciate si sono dirette verso il mar dei Sargassi, alla ricerca di riparo e cibo. Alcune hanno impiegato un ampio giro, però tutte infine hanno preso quella direzione, come se fossero guidate da qualche istinto primordiale. La scoperta del luogo dove amano passare la loro infanzia apre nuove prospettive per i processi di conservazione. Quell’habitat è molto gradito a loro. Perciò si può tentare di ricostruirlo oppure si possono spostare lì le neonate per incrementare la loro percentuale di sopravvivenza.
Aiuti non documentati
Sinora i tentativi di aiutare le specie a maggior rischio di estinzione erano abbastanza casuali. Mancavano i dati di questa ricerca, che ora possono servire per un’azione più incisiva ed incentrata sulle loro esigenze. Le tartarughine vanno nei sargassi per cercare una protezione che altrimenti non potrebbero avere. Conoscere che c’è una parte dell’Atlantico, che gli è particolarmente gradita, è un elemento importante. Gli studi per azioni di ripopolamento ora possono riprendere su dati e basi più concreti. Ora si sta misurando quanto tempo passino tra le alghe. Quanti mesi od anni, passati a formare un guscio più robusto e ad imparare ad affrontare le insidie. Dove vanno a nascondersi le giovani tartarughe marine?
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