Quanto pesce arrivava sulle nostre tavole? Perché troviamo solo resti di capre, buoi e pecore?
Esiste una teoria che considera il pesce locale mediterraneo, come una parte poco rilevante della nostra dieta originale. Basata più sulle carni che sul pescato. La dieta mediterranea viene studiata in ogni dettaglio, e continuano ad uscire reperti che rivoluzionano quel tipo di pensiero. Il mare nostrum come lo chiamavano i romani ha sempre fornito buone dotazioni di proteine ittiche. Dieta mediterranea originale ricca di pesce.
Ma i reperti negli insediamenti antichi mostrano solo parti appartenute a capre, pecore, suini e bovini. In realtà tra i resti c’è anche molto pesce, ma le sue lische piccole e fragili, vengono disperse facilmente. La loro fragilità le fa scomparire ad una prima ricerca, solo con gli approfondimenti si trovano resti di pesci. Leggi tutto: Dieta mediterranea originale ricca di pesce
Zoo-archeologi al lavoro
Nell’isola di Creta un gruppo di zoo-archeologi svolge ricerche in quel senso e sta ribaltando l’idea di popoli di soli allevatori. Non solo ovini o ruminanti da mungere e a fornire carni, ma anche vasche di allevamenti ittici. Se questi grandi investimenti sono stati fatti, come mai non si rintracciano i resti? Eppure il pesce era alla base della quotidianità. Rappresentava buona parte dell’apporto proteico delle diete.
Testimonianze ma poche rappresentazioni
Ci sono testimonianze che lo dimostrano, anche se il pesce raramente era parte dei sacrifici agli dei, non veniva rappresentato nei templi o nei luoghi pubblici. Alcuni teorici individuano il Mediterraneo come troppo poco pescoso, ed irrilevante anche per la più celebre dieta. In effetti sono pochi i fiumi che scaricano nutrienti a mare e quindi, la catena alimentare parte ad handicap rispetto agli oceani. Ma i ritrovamenti di piccole parti di lische e teste dimostrano che il pesce era parte integrante della dieta.
Renderlo più pescoso
il pesce è parte integrante delle diete moderne, l’ipotesi di un Mediterraneo più pescoso sarebbe molto positiva, anche attualmente. L’apertura del Canale di Suez ha mutato la situazione attuale, molti pesci non originali entrano nel Mediterraneo e sconvolgono l’habitat. Alcune specie aliene sono anche pericolosamente tossiche. A questo aggiungete una pesca dissennata e avrete una pessima immagine dell’esistente.
Pesca sostenibile
Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, solo il 37% degli stock valutati nel Mediterraneo e nel Mar Nero è stato pescato entro livelli biologicamente sostenibili. Dopo che la diga di Assuan è stata completata, il flusso di nutrienti dal delta del Nilo si è ridotto. Le fioriture di plancton, e forse l’intera rete alimentare marina, hanno subito un grave dissesto, provocando un calo delle nascite di nuovi pesci.
Disinteresse alla base del problema
Questo costante degrado è causato dal disinteresse verso il settore della pesca, ritenuto minore. Ad eccezione delle piccole comunità costiere, il resto dell’Europa non utilizza il Mediterraneo per la sua sopravvivenza. Ma non è sempre stato così. Il mare ha fatto da culla a più civiltà, ed il pescato era importanti per le società più antiche. Bovini, pecore, capre erano tutti animali usati per i sacrifici nei rituali religiosi. Le rappresentazioni di questi sacrifici sono rimaste ovunque, documentate in testi, incisioni e monumenti. Il pesce però, occupava un posto importante nella società, più strettamente legato al quotidiano,
Declino delle popolazioni ittiche
Negli ultimi 50 anni c’è stato un declino delle popolazioni ittiche. Prima della seconda guerra mondiale i pescatori locali su piccola scala, simili ai loro antichi omologhi, lavoravano principalmente nel Mediterraneo. Dal dopoguerra navi molto più grandi hanno cambiato il mondo della pesca. Questa pressione ha schiacciato il settore artigianale ed ha ridotto drasticamente gli stock. Mentre la pesca, in tutto il mondo, passa dalla gestione delle quote, nel Mediterraneo si basa ancora su metodi molto meno precisi. Le aperture e le chiusure stagionali e le dimensioni delle maglie delle reti, sono gli strumenti principali con cui vengono controllate le catture.
Una visione ridotta
Ogni generazione successiva ha una visione ridotta di ciò che costituisce l’abbondanza. I ricordi del pescatore che poteva catturare 100 orate in un’ora, sono folli per il suo erede, che pensa che una giornata con 10 pesci sia andata alla grande. Il Mediterraneo viene ritenuto un mare povero, eppure sappiamo dagli storici romani che era molto popolato, ci sono testimonianze della presenza di molte balene grigie. Segno che il mare era ricco, lo confermano anche gli squali che un tempo erano ovunque, ed ora stanno scomparendo. Per mantenerlo vivo, occorre attivare sistemi che lo rendano nuovamente molto pescoso.
Basta il solo turismo?
Le richieste dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo sono mutate. I turisti desiderano mari blu, acque cristalline anche se senza pesci. Vogliono il luogo perfetto per bagnarsi e prendere il sole anche a costo di riempire le coste di cemento. Per un gradevole Souvenir di vacanze, e poco importa se non ci saranno più orate, saraghi, alici o pagelli. Le pressioni sulla UE, perché finanzi progetti ambientali che si prendano cura del Mediterraneo, è forte e costante. La speranza è che il Mediterraneo torni ad essere un punto di forza anche per la nostra dieta quotidiana. Più pesce “selvaggio” locale, non allevato e riempito di antibiotici, e meno pesce oceanico sulle nostre tavole. Dieta mediterranea originale ricca di pesce.
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