Sempre più complicato portare a termine i progetti di salvaguardia degli animali in pericolo d’estinzione, eppure potrebbe essere un passaggio fondamentale.
Possiamo progettare i migliori interventi possibili per salvare le specie in pericolo. Possiamo finanziare i migliori progetti, preparare il personale e le attrezzature. Ma quando arriva il lockdown e la logistica s’inceppa non resta molto da fare. Gli scienziati che solitamente lavorano sul campo nel periodo più caldo dell’anno, non hanno potuto viaggiare. Il rischio è che i progetti non ancora portati a termine possano abortire. Conservazione delle specie in pericolo durante il Covid
Molti progetti in corso
Sono moltissimi i progetti in corso, ma pochi possono contare su personale preparato per seguire l’evoluzione dei processi. Studiare sul campo le reazioni dei selvatici è importantissimo per poter intervenire in caso di problemi. Il successo di molte reintroduzioni è legato alla quantità di dati che si possono raccogliere. Ovviamente a distanza si possono raccogliere solo informazioni via satellite, dove è possibile. Troppo poco per garantire che il progetto non abortisca.
Controllare la salute
Controllare la salute di selvatici, la qualità della loro vita, la capacità di riprodursi, sono dati che difficilmente possono essere controllati a distanza. Gli scienziati possono accorgersi immediatamente se le condizioni sono favorevoli o meno, ma non funziona se si è oltre-oceano. I monitoraggi coi radiocollari non sono semplici se non si è in loco a controllarli. Solo alcune specie, proprio per l’esiguità del loro numero e quindi ulteriormente in pericolo, consentono di seguire le loro evoluzioni. Anche il personale in loco non ha ancora la preparazione sufficiente per comprendere tutti i dati.
Però le esperienze continuano
Nessuno scienziato però getta la spugna. I progetti in cui hanno investito le loro risorse mentali proseguono con mezzi di fortuna. Si cerca di preparare in video conferenza il personale locale per renderlo capace di raccogliere notizie e proseguire nella salvaguardia. Sono progetti talmente importanti che ogni sforzo viene fatto per migliorare la situazione. Una forte collaborazione tra scienziati e tecnici in loco sta formando una nuova generazione di addetti in grado di proseguire nel lavoro. Il Covid si trasforma così in un veicolo per migliorare la qualità dei tecnici che potranno continuare anche da soli. Forse un giorno gli scienziati dei paesi ricchi potranno smettere di viaggiare.
Il neocolonialismo si dissolve
I progetti di conservazione sono vittima di una sorta di colonialismo. Paesi ricchi che investono in aree povere, coinvolgendo personale locale ma in una forma paternalistica. La creazione di nuovi studiosi nelle aree coinvolte dai progetti sta sbriciolando questa sorta di neocolonialismo. Le autorità locali escono dal cono d’ombra e stimolano gli studenti a prendere possesso di tutti gli strumenti del sapere necessari. Un passaggio di grande rilevanza e che dà speranza per formare una mentalità più attenta alla protezione e conservazione ambientale. La nascita di un’etica ecologica molto più consapevole è il passaggio con cui potremo salvare molti habitat ed impedirne lo scempio. Conservazione delle specie in pericolo durante il Covid
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