Cosa spaventa di più i consumatori delle rivoluzioni alimentari prossime venture?
Un sondaggio mette in risalto che il consumatore medio è preoccupato rispetto al cibo del futuro. Sono attese rivoluzioni e cambiamenti che dovrebbero tutelare la sostenibilità del pianeta. Qualcuno s’è arreso al fascino dei B-movie di fantascienza degli anni ’60, ed immagina che a tavola arriveranno solo pillole. Sono una stretta minoranza, il cibo masticabile resta un must e pare che quasi nessuno voglia rinunciarvi. Il desiderio dei consumatori è che si riducano le porzioni ma che si alzi la qualità degli ingredienti. Chi ha paura del cibo del futuro?
Fiducia nella scienza
C’è positività e fiducia nelle evoluzioni produttive basate su nuove tecnologie. Le colture fuori terra ad esempio, con un consumo molto limitato di acqua sono viste come una soluzione gradita. Questo tipo di impianti produttivi sono ritenuti una innovazione piacevole. Anche perché possono essere installati ovunque, dai tetti ai vecchi edifici abbandonati. La collocazione urbana, che sembra un ossimoro in agricoltura, è vista come un importante tassello per ridurre le emissioni. La frutta e la verdura a Km zero tagliano le emissioni legate ai trasporti e contribuiscono a rendere l’aria più pulita e respirabile. Inoltre le colture urbane contribuiscono anche a ridurre le temperature delle città.
Cambiamenti irrinunciabili
Sono molti a ritenere che i cambiamenti sono irrinunciabili, che una cultura del non-spreco e del riciclo faranno parte delle nuove abitudini. Riprendendo la tradizione mediterranea del nulla si getta, si riaggeggia e si ricicla. La cucina delle nonne che sapevano mettere a tavola qualsiasi cosa reinventando e rielaborando. C’è un forte interesse per i prodotti “non”. La carne-non-carne, il pesce-non-pesce di origine vegetale, anche se d’altro canto sono molti coloro che hanno timore di prodotti solo sintetici. Il cibo che esce da un laboratorio lascia molti consumatori sgomenti, che temono rischi di eccessive manipolazioni.
Italiani e buona cucina
Gli italiani nella stragrande maggioranza non vogliono rinunciare alla buona cucina, ai piatti della tradizione. Accettano piccole variazioni delle ricette, ma spaghetti, pizza, e bistecca con le patatine, non devono sparire dai loro menu. La cucina diventa un tramite per dare il proprio contributo alla salute del pianeta ma solo un quarto dei consumatori accetterebbe di passare a regimi vegani o vegetariani. Molti tipi di regime non tradizionali vengono indicati come mode passeggere, destinate a scomparire. Una riduzione del consumo dei cibi di origine animale viene accolto con convinzione, ma la stragrande maggioranza non vuole vedere sparire gli arrosti dalla propria tavola.
Rinunciare per i figli
La prima voce indicata a supporto delle nuove scelte alimentari, è che lo si fa per lasciare un pianeta migliore. Qualche rinuncia per poter far vivere meglio figli e nipoti. L’educazione ad una sostenibilità che mantenga intatte le possibilità di sopravvivenza sul pianeta, è fortissima. L’opera della generazione Greta sta dando i propri frutti, la sensibilizzazione verso i temi etici ed ecologici è avvenuta. I consumatori sono più attenti e rigorosi rispetto ai temi del riciclo e della conservazione, il pianeta è maggiormente rispettato, almeno a parole. Le risorse non sono infinite e servirà ripensare al cibo, cominciando dal modo di coltivare. Chi ha paura del cibo del futuro?
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