Un amore contrastato che fece innervosire Giove
C’era un tempo in cui una bellissima ninfa dai capelli color cenere, tenne a lungo in scacco Giove. La ninfa prendeva il nome dalle sue chiome e si chiamava Cynara. Giove avvezzo a sedurre dee, mortali e ninfe con facilità, la corteggiò con insistenza, Ma il suo amore ed i suoi sentimenti furono ignori. La ninfa non colse le sue attenzioni, anzi gli rivolse sguardi alteri con le sue iridi differenti, verdi e viola (come David Bowie).
Zeus innamorato
Zeus che era profondamente invaghito, non sopportava la sua indifferenza ed il suo orgoglio. Stanco degli sforzi infruttuosi per sedurla ed amarla, ed arrabbiato per la sua osticità, in uno scatto d’ira la trasformò in un carciofo. Ortaggio duro e spinoso dai colori verdi e violetto, che è respingente all’esterno. Il contrario di quello che ci si attende da un oggetto d’amore. Ma che al suo interno sa essere tenero e gustoso.
Un ortaggio duro e spinoso
Cynara è così diventata l’ortaggio celebrato nella cucina per i suoi cuori polposi. Cynara scolymus è infatti il nome scientifico, mutuato dall’arabo al kharshūf. La radice araba è rimasta nello spagnolo alcachofa, e nel francese artichauf, in alcune zone del settentrione ancora lo chiamano articioc.
Lo amavano Greci e Romani
La pianta è originaria del bacino del Mediterraneo orientale, l’Africa settentrionale e l’Etiopia. Alcune qualità di carciofi spontanei crescono ancora oggi in quelle aree, con caratteristiche differenti da quelli comunemente consumati. Già molto amato dai Romani e Greci assunse il nome latino cynara. Era un carciofo profondamente diverso da quello che conosciamo oggi. Era semi-selvatico, di piccole dimensioni, duro e dalle lunghe spine.
Una bomba erotica
Amato sia in cucina che in campo medico. A lui erano attribuite doti salutistiche come depuratore ed erotiche come tonico. Impacchi venivano consigliati per curare la calvizie. Lo cita anche Plinio il Vecchio nella sua Storia Naturale. Per la sua coriacità veniva indicato a chi aveva bisogno di incrementare la muscolatura. Consigliato ai sui soldati dal re d’Egitto Tolomeo Evergete, per aumentare la forza delle truppe. I suoi fiori erano utilizzati anche come sostituto del caglio animale per la produzione di formaggi. Il suo utilizzo come stimolante dell’amore è stato tramandato fino ad oggi
Selezionato nei monasteri
Nel tardo impero romano si perdono le tracce del carciofo. La coltivazione era stata introdotta probabilmente dagli etruschi. Nell’alto Medio Evo nei monasteri dove si praticava l’agricoltura, vennero selezionate le piante migliori e più produttive. Per secoli ignorato dalla massa, tornò in auge alla fine del Medio Evo.
Caterina De’ Medici li portò in Francia
La tradizione vuole che sia stata Caterina De’ Medici, in occasione del matrimonio con Enrico II di Francia, a diffonderne l’uso in cucina. Ne era particolarmente ghiotta, li amava così tanto che si narra di una sua indigestione a base di carciofi e rognoni di pollo. Si dice che anche il Re Sole Luigi XIV, amasse consumarli. Nel 1500 era già diffuso in tutta la Toscana. I cuochi al seguito di Caterina de’ Medici ebbero il merito di far conoscere molti piatti ai francesi. Non solo i broccoli, le verze, i carciofi ma anche il gelato.
I siciliani la sanno lunga
In Sicilia i carciofi trovano largo impiego, secondi solo alle melanzane. Secondo la tradizione popolare siciliana il mangiar molti carciofi fa diventare rauchi. Ma, a parte questo, esiste un’altra tradizione leggendaria che invita a consumarli in quantità per il loro effetto afrodisiaco. I verdurai per promuoverli ancora oggi gridano “Donne comprateli, questi scaldano le parti basse. Fanno bene all’amore”.
In ogni caso non spaventatevi se trovate una ninfa nel cuore del vostro carciofo. Giove potrebbe essersi dimenticato di liberarla dal sortilegio e potreste trovare proprio voi il capolino dove si nasconde Cynara. Dura, ostile e spinosa all’esterno ma con un cuore tenero all’interno, come tante dolci fanciulle possiedono. Forse sarete voi a sedurla ed ottenere il suo amore.

