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Il narvalo solitario adottato dai beluga

Lo monitorano da anni ed ora sta arrivando alla maturità sessuale.

I biologi marini continuano a seguire le evoluzioni del branco di balene beluga che ha adottato un cucciolo di narvalo. Tutto sta procedendo regolarmente, il branco lo ha accettato e lo protegge dagli attacchi di orche e squali. Una convivenza molto tranquilla ma che potrebbe cambiare col raggiungimento della maturità sessuale. Se il narvalo si accoppiasse con i beluga potrebbe dare vita a cuccioli Narluga. Un evento rarissimo, ma che è già accaduto. Il narvalo solitario adottato dai beluga

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Ibridazione possibile

L’ibridazione tra animali che appartengono alla stessa specie è possibile anche se non avviene spesso. Il grande dubbio è il Narluga potrebbe essere fertile e riuscire a riprodursi? In natura esistono casi che vanno in direzioni opposte. Tra gli equini l’unione di cavalli e asini produce muli o bardotti, entrambi sterili, mentre leone e tigre possono produrre il ligre che è fertile.

Approcci amorosi

Sia beluga che narvali appartengono alla famiglia dei Monodontidae, hanno molto in comune, ma metodi diversi di comunicare. Le balene beluga emettono dei vocalizzi che probabilmente il narvalo non riesce ad intendere. In ogni caso l’affiatamento sinora è molto buono. Il gruppo di balene viene monitorato tramite droni, e tutto fa sperare che possa completarsi il ciclo vitale e riproduttivo. Il narvalo è maschio e potrebbe avvicinare una femmina di beluga.

Corteggiamenti diversi

A quasi 12 anni d’età il narvalo sta arrivando nella fase riproduttiva. Le tecniche di seduzione tra i beluga sono frutto di un patto corale. I maschi vivono in un branco, le femmine in un altro dove possono proteggere i cuccioli. I maschi raggiungono una sorta di accordo, un’alleanza per poter corteggiare le femmine. Quale sarà il rituale corretto? Il narvalo riuscirà ad interagire in modo corretto ed accoppiarsi? Sono le grandi domande che si pongono i biologi marini.

Se dovesse avere successo

Se la seduzione dovesse avere successo, servirà tempo per scoprire se il cucciolo sarà veramente un Narluga. Le due specie vivono in aree diverse, i narvali possono restare per molti mesi anche nella zona dei ghiacci artici. Le balene beluga preferiscono scendere più a sud, in natura raramente s’incontrano e non interagiscono. Il narvalo solitario probabilmente s’è smarrito o è riuscito a sfuggire a qualche predatore, spingendosi fuori dalla sua zona. Il gruppo di balene beluga lo ha adottato alla foce del fiume San Lorenzo in Canada. Convivono bene svolgendo le tipiche attività assieme come se facessero parte da sempre dello stesso branco.

Un esempio negli anni ‘80

Un cacciatore Inuit ha conservato il cranio di uno strano cetaceo che aveva cacciato in Groenlandia negli anni ’80. Aveva mini zanne sulla mascella superiore mentre i denti inferiori sembravano cavatappi. Il DNA ha confermato che era un ibrido di Narluga. Forse la possibilità di convivere e mescolarsi è alla base di questa adozione. A fine primavera il branco tornerà nel luogo preferito sul san Lorenzo e finalmente sarà possibile avere altre informazioni. Il narvalo solitario adottato dai beluga

Il narvalo solitario adottato dai beluga

credits: Pixabay

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Thor il tricheco in tournée

Evento abbastanza raro ma i trichechi scendono sempre più a sud forse per colpa del cambiamento climatico

È già accaduto altre volte, anche se di rado, di trovare un tricheco comodamente spiaggiato a riposare sulle coste europee. L’ultimo caso è quello di Thor, un maschio di circa 5 anni che probabilmente è partito dall’atlantico canadese per raggiungere Groenlandia, Islanda e Inghilterra. Ha eletto a residenza momentanea alcuni porticcioli dove è diventato una star dei selfie e idolo dei bambini. Sono due anni che nuota in acque relativamente calde rispetto a quelle che preferisce. Un lungo viaggio che lo ha spossato. Thor il tricheco in tournée

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In Islanda nuovamente

Ha lasciato l’Inghilterra ora e si è diretto verso acque più fredde, è stato infatti localizzato in Islanda. È un mammifero di grandi dimensioni che può arrivare ai 3,5 metri di lunghezza e al peso di 2 tonnellate. Per raggiungere queste dimensioni deve nutrirsi bene e forse ha seguito banchi di pesci per recuperare il suo “peso forma”. Non è certo cosa lo spinga a lasciare le acque fredde dell’Artico, dal momento che è adatto ad affrontare climi rigidi. Il suo enorme strato di grasso lo protegge tra i ghiacci, mentre lo ostacola in climi più caldi.

 Nella lista rossa

I trichechi sono inclusi nella lista rossa delle specie minacciate. Dovrebbero essere presenti solo 110mila esemplari sul pianeta, una quantità non tropo cospicua. La minaccia principale per loro è che il riscaldamento globale, porti a mutare le condizioni vitali nelle aree più a nord. Già foche ed orsi bianchi sono in grave sofferenza, anche i narvali che di solito vivono sotto ai ghiacci della calotta artica si sono spostati a sud. Gli orsi bianchi non riescono a nutrirsi a sufficienza e si avvicinano sempre più ai centri abitati, creando conflitti con gli umani.

Thor il tricheco in tournée

Thor il giovanotto

Forse Thor s’è preso il suo anno sabbatico per fare esperienze. È ancora giovane e relativamente “piccolo”, solo 8 quintali, probabile che si senta avventuroso e desideroso di conoscere di più di cosa offre il mondo. La speranza è che non si renda responsabile di guai. Un altro tricheco vagabondo è stato soppresso in Norvegia, perché si era reso pericoloso. I trichechi amano restare immobili al sole per ritemprarsi, ma a volte scelgono barche come luoghi isolati dove stendersi. In molti casi nel tentativo di salire a bordo le sbilanciano e le affondano. Un tricheco vagabondo, che era arrivato in Irlanda, ha avuto a disposizione un pontone tutto suo, per evitare che affondasse altre imbarcazioni

Solo selfie

La speranza è che Thor decida di essere solo il protagonista di molti selfie e che trovi una giusta collocazione. Il viaggio che ha ripreso verso l’Artico sembra un buon segno, ma i biologi marini sono preoccupati perché non comprendono cosa causi queste migrazioni. Fortunatamente al momento sono casi sporadici che possono essere legati a molte eventualità. Il timore che i trichechi possano “perdersi” in altri mari comprometterebbe anche la loro possibilità di riprodursi. Thor il tricheco in tournée

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Cadono nel lago ghiacciato e muoiono

È successo negli USA nello stato del Vermont quando il ghiaccio del lago ha ceduto

La notizia è orribile, ma è ancora peggiore ciò che si ricava da questa informazione. Il ghiaccio diventa sempre più instabile per l’aumento delle temperature. Il lago Champlain è una destinazione molto ambita per la pesca. I pescatori fanno buche nel ghiaccio riparati nei loro casotti e si divertono ad attendere che qualcosa abbocchi. Ma il dipartimento della caccia e pesca, ha annullato le due gare di pesca che costituiscono la tradizione locale, per paura che il ghiaccio ceda. Cadono nel lago ghiacciato e muoiono

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Tre pescatori intrappolati nel ghiaccio nel Vermont

Un gennaio caldissimo ha causato una fragilità del manto ghiacciato. L’ondata successiva di freddo, ha ricostituito il manto, ma non nel modo corretto. I tre pescatori coinvolti erano del luogo ed esperti conoscitori, però si sono fatti ingannare dalle condizioni mutate. Uno di loro aveva 62 anni ed è caduto nel lago dopo che il foro che aveva praticato ha ceduto. Gli altri erano due fratelli di 71 e 88 anni che stavano guidando il loro furgone alla ricerca della posizione giusta. Il ghiaccio ha ceduto e sono sprofondati. In entrambi i casi sono dovuti intervenire i sommozzatori per recuperare i corpi.

Guidare sul ghiaccio

Andare in auto sul ghiaccio è ritenuto normale sul lago Champlin nei mesi invernali. Ma questo è un anno particolare e gli automobilisti ed i pescatori, sono invitati ad evitare d’inoltrarsi sulla superfice del lago. Lo spessore minimo per pescare col casotto è di 10 cm. Mentre per usare l’auto ne servono almeno 25. In ogni caso è un atto di fiducia quello di chi voglia rischiare di usare la propria auto. Entrano in campo troppe variabili che possono modificare lo spessore del ghiaccio. La prima è ovviamente l’alta temperatura, dovuta ai cambiamenti climatici, ma si deve tener conto del vento, neve, correnti interne, sole, ombre, ecc. Anche le persone del luogo non si fidano

Cadono nel lago ghiacciato e muoiono

Misurare lo spessore

Le autorità sconsigliano di usare mezzi a motore, e suggeriscono di misurare lo spessore con un palo metallico o una trivella. Gli esperti prevedono che il ghiaccio tenderà a diventare sempre più sottile nei prossimi anni e il periodo ghiacciato diminuirà di quasi 40 giorni. Le cittadine che si affacciano sul lago hanno fatto registrare temperature record a gennaio. Anche i pescatori più esperti esprimono forti dubbi sulla consistenza e resistenza del ghiaccio, soprattutto nell’area centrale, di solito la più pescosa. Dichiarano:“è folle rischiare la vita così

Cambia l’economia locale

Questo innalzamento delle temperature complica e sconvolge anche l’attività economica che ruota sulla pesca sportiva. I negozi di materiali per la pesca ed esche se la passano male. Tanto che uno di loro che noleggia le attrezzature ha deciso di chiudere per evitare altri problemi. Troppo rischioso anche per chi è espertissimo andare sul lago ghiacciato. Anche chi conosce il lago come le sue tasche, sa che le correnti che agiscono proprio al centro rischiano di farlo sembrare abbastanza solido, mentre in realtà è infido. Cadono nel lago ghiacciato e muoiono

Cadono nel lago ghiacciato e muoiono

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L’Italia stravince nei migliori formaggi del mondo.

“Best cheeses in the World” di TasteAtlas conferma la bontà dei formaggi Italiani. Nella TOP 10 non c’è gara con 8 posizioni su 10

Francesi molto arrabbiati ancora una volta con TasteAtlas, il website che raccoglie le opinioni dei suoi utenti e sforna classifiche sull’enogastronomia mondiale. Stavolta la classifica riguardava i formaggi e com’era già successo con le migliori cucine mondiali ci sono delle grandi sorprese. Forse non tante per noi italiani che siamo stati i veri dominatori della survey, ma piuttosto per i francesi relegati nella seconda parte della graduatoria. L’Italia stravince nei migliori formaggi del mondo

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Francesi snobbati

I formaggi francesi sono celebri e celebrati eppure nella classifica di TasteAtlas sono stai ignorati quasi completamente. Nessun formaggio d’oltralpe raffigura tra i primi 10. Per trovare un formaggio francese dobbiamo arrivare alla 13° posizione col Reblochon. 8 su 10 sono italiani, e questo ci riempie d’orgoglio anche se non ci fidiamo troppo di questa graduatoria che vede due nazioni non certo celebri per cultura casearia piazzare due formaggi al 5 e 8 posto.

Gli outsider

Gli outsider sono rispettivamente un formaggio messicano (Oaxaca) che si presenta come un gomitolo di pasta filata e ricorda la mozzarella. All’8° posto un formaggio portoghese (Quejio de Estrela), un pecorino molle, quasi liquido e cremoso al taglio. Prodotto da Pecore della razza Bordalera nel distretto di serra di Estrela. A completare lo smacco francese all’11° posto c’è un formaggio polacco (Bundz) un formaggio a fiocchi di latte di pecora. Mentre al 12° c’è il brasiliano (Canastra), che era stato dominatore della classifica 3 anni fa. Entrambi Bundz e Canasta fanno parte dei presidi Slow Food.

Gli italiani

Gli 8 italiani che sono in classifica sono: Parmigiano Reggiano, Gorgonzola piccante, Burrata, Grana Padano, stracchino di crescenza, Mozzarella di bufala campana, Pecorino Sardo e Pecorino Toscano. Ma anche altri formaggi sono stati quotati, in totale sono 13 su 25 quelli italiani in classifica. Già s’era accorto e lamentato Charles de Gaulle della difficoltà di governare un paese che conta 246 varietà di formaggi. Eppure l’Italia non è certo da meno, con 487 tipi di cui oltre 300 riconosciuti come DOP e IGP, probabilmente è ancora più ingovernabile. L’Italia stravince nei migliori formaggi del mondo

L’Italia stravince nei migliori formaggi del mondo.
L’Italia stravince nei migliori formaggi del mondo.

Credits: Parmigiano-Reggiano, Consorzio Mozzarella Campana DOP, Pixabay

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Gli Ittiti sconfitti dalla siccità

Una notizia che potrebbe stupire coloro che negano gli effetti del riscaldamento climatico.

Gli storici continuano a cercare le cause della scomparsa improvvisa degli Ittiti. Avevano un grande impero, florido, un popolo guerriero con un grande esercito, eppure attorno al 1200 a.C. scomparvero. Un declino rapidissimo senza apparenti ragioni. Nessuna grande sconfitta militare che faccia comprendere perché uno sfaldamento così importante accadde. Basava la propria ricchezza sulla coltivazione del grano e sulla sua commercializzazione. Erano agricoltori molto strutturati, i loro sistemi d’irrigazione erano avanguardistici. Si scontrarono anche con gli egiziani per cercare di controllare i commerci di tutto il Medio Oriente. Erano forti avevano una buona struttura militare e amministrativa e una ricca capitale, però svanirono improvvisamente. Gli Ittiti sconfitti dalla siccità.

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L’area sconvolta dall’attuale terremoto

L’impero degli Ittiti era installato nella regione anatolica e in Siria. Proprio la regione sconvolta dall’attuale terremoto. Questo porta ad immaginare che un grande evento abbia causato uno sconvolgimento tale, che abbia portato tutti a fuggire.  La capitale fu abbandonata e degli Ittiti si persero le tracce. Prese in considerazione molte opzioni, come terremoti, eruzioni vulcaniche, invasioni, pestilenze o crisi politiche. Ma nessuna può essere confermata.

Una nuova teoria che coinvolge il clima

Ora una nuova teoria individua nei cambiamenti climatici il ruolo principale. Per scoprirlo hanno esaminato degli alberi di ginepro che erano rimasti sepolti per quasi 3.000 anni. Dallo studio degli anelli sono risultati evidenti dei periodi di siccità molto forti proprio negli anni immediatamente precedenti alla grande fuga. Pare che per tre anni la siccità fosse disastrosa e questo abbia compromesso i raccolti. Una crisi idrica potrebbe aver danneggiato in modo irreversibile la loro economia.

Siccità in azione

Per una economia basata sull’agricoltura, tre anni consecutivi senza raccolto potrebbero essere stati sufficienti a creare le condizioni per un grande esodo. Fame, sete e crisi economica possono aver creato un enorme sconvolgimento sociale e finanziario. Tale da far saltare tutte le istituzioni, risolti forse con rivolte interne e fuga generale verso altre aree. Carestie, rivolte, malattie avrebbero minato la società Ittita facendola precipitare. La situazione finanziaria è possibile che si sia assommata ai problemi dei raccolti mancanti e abbia agito da acceleratore.

Stipendi bloccati e crisi senza fine

Nessun raccolto, nessuna tassa da poter esigere, ovvero nessun danaro per mantenere un imponente esercito, la vera colonna vertebrale dell’Impero. Facile immaginare una escalation imponente ed irrefrenabile, se l’esercito non fosse regolarmente salariato. La siccità e gli sconvolgimenti climatici hanno una potenza enorme. Un esempio di ciò che potrebbe accadere in un futuro molto prossimo. Solo i negazionisti possono dormire sonni tranquilli, mentre si preparano eventi che nessuno potrà controllare. È tardi, ma non è tardissimo per intervenire in modo saggio e costruttivo. Gli Ittiti sconfitti dalla siccità.

Gli Ittiti sconfitti dalla siccità
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M’illumino di meno possiamo farlo tutti

L’iniziativa parte da un programma radiofonico ed è una giornata nazionale

Caterpillar il programma di Rai Radio 2 compie 19 anni. L’obiettivo della Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili, promuove moltissime attività. Ognuna è volta a risparmiare energia con lo spegnimento di molte lampadine, anche solo per pochi minuti oppure a produrne in modo alternativo. La sostenibilità diventa così ancora più evidente ed entra in molti aspetti della nostra vita. M’illumino di meno possiamo farlo tutti.

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Particolarmente gradita

Questa giornata di Risparmio Energetico, arriva in un momento in cui i costi energetici sono alle stelle, per i noti problemi internazionali legati alle smanie putiniane. È quindi particolarmente gradita se riesce a farci risparmiare qualche euro. Molto importante è tutta la campagna informativa che mira a promuovere consumi consapevoli e a promuovere le azioni personali. Minimizzare l’impatto che ognuno di noi arreca al pianeta è il vero fine a cui Caterpillar mira.

Diventata Decreto Legge

Nata dalla verve scherzosa dei conduttori radiofonici “M’illumino di meno” è diventata Giornata Nazionale grazie ad un Decreto Legge (17/2022). In occasione del protocollo di Kyoto, nel 2005, venne chiesto agli ascoltatori di spegnere tutte le luci che non fossero indispensabili. Il successo fu enorme e creò un precedente che viene rinfocolato ogni anno il 16 febbraio. I radioascoltatori raccontano ciò che organizzano per risparmiare e ridurre l’impatto. Un ventaglio di attività che ha coinvolto molte comunità e municipi in tutto il paese.

M'illumino di meno possiamo farlo tutti

Una società consapevole

Sono innumerevoli le azioni che i cittadini e le comunità possono svolgere per divenire collettivamente un paese più consapevole. La sostenibilità diventa protagonista per un giorno, ma soprattutto le generazioni più giovani prendono questo impegno con molta attenzione. Puntano ad un futuro che sia in grado di sostenere la nostra impronta energetica e che permetta stili di vita meno aggressivi. Gli esempi di azioni possibili tende all’infinito, dal semplice spegnimento delle luci, al piantare piante ed alberi, al muoversi in bicicletta più possibile, alle cene a lume di candela, al passare al fotovoltaico o all’eolico. Anche il riciclo e le regole d’oro dell’antispreco fanno parte delle azioni corrette che possiamo mettere in atto.

Vivere e sopravvivere

M’illumino di Meno pone l’accento sul bisogno di sopravvivere, impone scelte e prese di coscienza. Caterpillar lo fa in modo scherzoso ed evita di parlare di apocalisse, ma in questo modo raccoglie l’attenzione di molte persone. La dimostrazione che ognuno nel suo piccolo può portare un mattoncino importante. Ovviamente se le azioni sono condivise da una comunità, assumono rilevanza ancora maggiore. Investire in conoscenza per produrre energie rinnovabili e sostenibili incontra l’esigenza del pianeta, che abbiamo spremuto troppo. È tempo di farlo rifiatare e di pensare a nuovi stili di vita meno energivori e meno invasivi. M’illumino di meno possiamo farlo tutti.

M'illumino di meno possiamo farlo tutti

Credits: m’illumino di meno, Pixabay,

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Un grande gufo reale fugge dallo zoo

È successo a New York, il gufo reale è diventato una celebrità, ma è in pericolo

Non si vedevano tanti appassionati di birdwatching al Central Park da decenni. La colpa è del nuovo ospite che si è rifugiato tra i rami dei suoi alberi. È un gufo reale euroasiatico fuggito dallo zoo. Probabilmente non è una fuga di sua volontà, ma provocata da qualche ecologista d’assalto che ha aperto la sua gabbia, tagliando la rete. I tentativi di catturarlo di nuovo sinora sono andati a vuoto. È stata tentata anche la cattura con “esca” viva, coi topolini con cui era stato nutrito sinora mentre era in cattività, ma Flaco non si è fatto catturare. La trappola che avrebbe dovuto imbrigliarlo alle zampe non ha funzionato. Un grande gufo reale fugge dallo zoo

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Una libertà pericolosa

Molti si sono rallegrati per la sua libertà improvvisa, ma non hanno tenuto conto degli enormi rischi che una città come New York rappresenta. Sinora Flaco aveva ricevuto pasti regolari nella sua area recintata, e non aveva mai avuto l’esigenza di cacciare in spazi aperti. Proprio la possibilità di ottenere pasti facili in città, è il principale rischio in cui può imbattersi. New York subisce la crisi di tutte le grandi città, un’invasione di roditori, di piccole e grandi dimensioni. I proprietari delle case carcano di sbarazzarsene soprattutto utilizzando veleni. Se Flaco mangerà topi avvelenati, a sua volta rischierà di morire.

Altri casi di fughe finite male

Si sono verificati altri casi di rapaci in fuga, e tutti con esiti negativi. Qualcuno s’è scontrato con mezzi di trasporto, altri sono deceduti per avvelenamento da pesticidi usati dai derattizzatori. Gli inservienti dello zoo, hanno l’imposizione di non comunicare con la stampa, ma è trapelato che stanno investigando H24 per riuscire a recuperarlo prima che sia troppo tardi. Sono già una dozzina di giorni che Flaco è “uscito” dal suo ricovero e lo zoo è in fibrillazione. Gli operatori sono stanchissimi perché la ricerca continua giorno e notte e sono preoccupatissimi. Ogni giorno il rischio aumenta.

Sempre al Central park

Flaco si è mosso pochissimo dall’area dello zoo. Al momento sembra gradire l’area del Central Park, anche se ha fatto qualche volo fino alla 5th Avenue, è sempre tornato lì. È anche andato a visitare gli amici nelle voliere dello zoo, probabilmente riconosce quel luogo come “casa”. Gli appassionati di birdwatching nel frattempo hanno approfittato dell’insperata possibilità di un fantastico safari fotografico. I siti Instagram e twitter si sono rapidamente riempiti delle immagini più belle del maestoso gufo. Flaco è adulto ed ha un’apertura alare di 180 cm, brillanti occhi arancione e i regolari ciuffi sulle orecchie.

Un grande gufo reale fugge dallo zoo
courtesy of BirdCentralPark

Una vera attrazione

È diventato l’attrazione del parco, sono moltissime le persone che, in religioso silenzio, hanno seguito i suoi posizionamenti e le sue evoluzioni in volo. Migliaia di foto lo hanno immortalato, e tante persone lo hanno ammirato tramite i loro binocoli, per ore ed ore. I gufi reali sono dotati di vista ed udito molto sensibili, che sfruttano per attaccare le loro prede. Il loro volo è silenzioso e soprattutto di notte, sono letali per qualunque piccolo mammifero, roditore, rettile o pesce.

Atti vandalici frequenti

Lo zoo di Central Park ha già subito attacchi vandalici e questo preoccupa molto, poiché gli attacchi hanno quasi sempre avuto effetti nefasti. Anche altri zoo nordamericani hanno subito effrazioni e vandalizzazioni che si sono concluse nel modo peggiore. Gli animali liberati sono morti per la loro incapacità di vivere da soli nella natura. Non hanno ricevuto un’educazione tale da permettergli di nutrirsi e cacciare da soli. Inoltre non conoscono i loro nemici naturali e i pericoli che corrono, rischiando incontri in cui soccombono o diventano prede. La speranza è che Flaco possa essere attratto da qualcuna delle trappole con cibo che i ranger hanno preparato, prima che sia troppo tardi. Un grande gufo reale fugge dallo zoo

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A San Valentino abbraccia una vacca.

Sembra un atto folle invece il “Cow Hug Day” è una realtà che relega l’India all’oscurantismo

L’estrema destra politica e religiosa indù sta modificando in modo in cui il governo nazionalista tratta i propri cittadini. Il timore paventato è che la cultura occidentale minacci le tradizioni indiane. Il tutto passa anche per negare la festa di San Valentino, trasformandola da una festa per le persone che si amano, in una dichiarazione d’amore per le vacche. Il governo indiano chiede ai cittadini di trascorrere il 14 febbraio abbracciati ad una mucca. A San Valentino abbraccia una vacca.

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Abbraccia la mucca

Il dipartimento per il benessere degli animali, gestito dal governo del paese, ha annunciato che il 14 febbraio dovrà essere dedicato alle celebrazioni delle tradizioni indiane. A questo scopo ha inventato la festa di “Abbraccia una mucca”. Le tradizioni vediche sono in crisi e quasi sull’orlo dell’estinzione, a causa del progresso della cultura occidentale. Nell’induismo, le mucche sono venerate come sacre e talvolta associate agli istinti materni e indicate come testimoni di fertilità. La maggior parte degli stati indiani, ha vietato la macellazione del bestiame. 

Spina dorsale culturale

Il governo descrive il bestiame come “la spina dorsale della cultura indiana“. Abbracciare una mucca il 14 febbraio porterà “ricchezza emotiva e aumenterà la felicità individuale e collettiva”. Questo tentativo di riqualificare San Valentino è cominciato con l’ascesa dei nazionalisti indù, che poggiano le loro convinzioni sulla fede. L’attuale governo guidato dal primo ministro Narendra Modi, cerca di portare avanti questo programma. Negli ultimi decenni, i giovani indiani festeggiano San Valentino, che però ha la grave “colpa” di essere nato come festa cristiana. Gli indù sono quasi l’80% della popolazione indiana, il 14% sono musulmani, mentre il restante 6% è diviso tra cristiani, sikh, buddisti e giainisti.

A San Valentino abbraccia una vacca

Giovani interessati a festeggiare

Come gli occidentali, i giovani indiani amano festeggiare San Valentino in ritrovi, parchi e ristoranti. Si scambiano regali, fiori, biglietti augurali e tutte le tenerezze che per noi occidentali sono tipiche. Queste feste sono osteggiate e ci sono tentativi per renderle sgradevoli o impossibili. La festa è aumentata di popolarità ed al contempo è aumentato anche il rancore degli indù più devoti. Anche in India le più colpevolizzate sono le donne. Anello debole della comunità indiana. Vengono colpevolizzate perché a parere degli integralisti la festa incoraggia promiscuità e comportamenti volgari.  

Vigilantes della destra

Gruppi di vigilantes di estrema destra hanno vandalizzato negozi di souvenir, bruciato cartoline e fiori e preso di mira coppie che si tenevano per mano. Dopo la riduzione di libertà in Iran ora anche l’India sposta il proprio asse verso l’estrema destra e mette le donne nel mirino come target per le proprie mire dittatoriali. Questi vigili del benessere della tradizione sono diventati molto violenti e attaccano chi vuole festeggiare in “maniera occidentale”

Vigili delle vacche

Negli ultimi anni si è assistito anche a un aumento dei cosiddetti “vigili delle vacche” in tutta l’India. Attaccano membri di gruppi minoritari, non indù, che commerciano il bestiame. In tre anni avrebbero ucciso almeno 44 persone, 36 di loro erano musulmani, che non seguono i dettami del veda per cui le vacche sono intoccabili. Anche se sembra folle, la giornata dedicata ad abbracciare le mucche ora ha una motivazione ufficiale. Sarà un ulteriore facile appiglio per gli induisti estremisti per compiere altre efferatezze nei confronti delle minoranze. Questa ratificazione varrà come pezza d’appoggio per i gruppi religiosi e politici che vogliono fare dell’India un paese non democratico. A San Valentino abbraccia una vacca.

A San Valentino abbraccia una vacca

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Eventi

Ovunque e comunque Buon San Valentino

Festeggiate il bisogno e la capacità d’amare

Ovunque e comunque Buon San Valentino a tutti. Festeggiate con chi vi pare,e festeggiate il bisogno d’amare. Fidanzati , mogli, mariti, amanti, figli, mamme, nonne, zie. Ma anche cani gatti e chiunque per qualche motivo vi sta a cuore. Qualcuno che vi fa sentire bene, e potreste essere anche voi stessi.

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La caffeina salva dalla calvizie

Continua a sorprendere ciò che la caffeina può fare. Dopo l’inversione di tendenza sulla pressione ora salva anche i capelli

Una delle cose che risultano tra le più temute ed odiose dalla popolazione mondiale, soprattutto maschile, è la perdita di capelli. L’onore del cranio, anche se molti han tentato di mascherarlo con una esagerata percentuale di testosterone, affligge molte persone. Eppure pare che esista una soluzione inattesa ai loro problemi. Non risiede in spericolate formule chimiche ricevute nel letto di morte da stregoni amazzonici, radici e pozioni da frutti esotici e sconosciuti. Nemmeno in sofisticati posticci, sempre riconoscibili come tali, da incollare al cranio. O in costosi, complitati e lunghi trapianti, ma nel superpotere contenuto nelle tazzine di caffè. La caffeina salva dalla calvizie

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Uno studio dirompente

Uno studio appena pubblicato, regala un nuovo approccio al problema dei bulbi piliferi che si essiccano. Il recesso della piccola foresta che ci portiamo in capo, potrebbe smettere di essere una preoccupazione, che fa temere di trovare capelli sul cuscino ogni mattina. Le imprecazioni contro la malasorte, e la probabile nuova geografia che regolerà la nostra calvizie, sarebbe sul punto di essere sconfitta. L’alopecia ora ha un nuovo nemico, ed è la caffeina.

Caffeina supereroe

Le migliaia di cure brevettate per sconfiggere l’alopecia androgenetica, un fattore che passa dai genitori ai figli, possono essere rinchiuse in un cassetto. Ne sono colpite anche le donne, anche se sono i maschi ad esserne colpiti in maggior percentuale (da qui la denominazione androgenetica). Lo studio recente dimostra che la caffeina ha un enorme potenziale in grado di sconfiggerla. Grazie ad un alcaloide contenuto nell’infuso più amato dagli italiani, che penetra e si fissa nella cute. Arresta con la sua azione l’arretramento dei bulbi capillari, e li rinforza. C’è la possibilità di una nuova vita sul nostro soffitto, giusto un centimetro sopra al nostro cervello.

Resistenza e rallentamento

I risultati ottenuti da questi test, hanno mostrato una maggiore resistenza dei capelli alle azioni che li coinvolgono, e un forte rallentamento della recessione. In alcuni casi si è avuta una riattivazione di bulbi, in aree che sembravano compromesse. Il caffè continua a stupire per tutte le sue prerogative, ed inoltre è anche piacevole da consumare. Una terapia che confrontata con iniezioni, pillole o altre azioni invasive, è tra le più amabili che esistano. Si attendono tutte le conferme del caso, ma già immaginiamo che qualcuno cercherà di utilizzare la caffeina come impacchi contro la calvizie, per accelerare i progressi. La caffeina salva dalla calvizie

La caffeina salva dalla calvizie

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