Abitare, Benessere, Eventi

Spegnere le luci potrebbe salvare milioni di uccelli

Sono tantissimi i volatili che si schiantano contro gli edifici

Sono sempre state le stelle e la luna a guidare le migrazioni e i voli notturni degli uccelli. La luce delle stelle però viene “coperta” dalle luci artificiali che noi umani utilizziamo a profusione. I migratori, già stanchi per le lunghe ore di volo, vengono abbacinate dalla troppa luminosità e perdono riferimenti. Finiscono per schiantarsi su case palazzi soprattutto se con pareti in vetro che possono sembrare trasparenti. Spegnere le luci potrebbe salvare milioni di uccelli

Leggi tutto: Spegnere le luci potrebbe salvare milioni di uccelli

Oscurità necessaria

Mantenere un buon grado di oscurità è l’unico metodo per impedire queste ecatombi. Per evitare di avere altri pennuti sulla coscienza, dovremmo attenuare la luminosità che è ormai convenzionale. Se vi siete mai soffermati a guardare quelle belle mappe luminose prese dallo spazio, avrete constatato quanto intensa è l’illuminazione di molte aree. Se si escludono le zone montane tutto il nostro territorio è una grande chiazza gialla.

Bioritmi sconvolti

La luce ha mutato anche il modo in cui gli animali ed anche gli umani hanno utilizzato i bioritmi legati all’alternanza luce-buio. Con le luci artificiali, il limite che separa le due fasi si è fatto labile. Una finta sera che non è più graduale verso il buio, ma che prosegue per tutta la durata della notte. Molte di queste luci non sarebbero necessarie e spesso sono rivolte anche verso l’alto, confondendo le idee dei volatili. Riverberate dai vetri dei palazzi e delle abitazioni, sconvolgono le conoscenze ataviche dei migratori che perdono punti di riferimento.

Moltissimi incidenti al mattino

È quando le sicurezze dei volatili vengono a mancare e che accadono molte collisioni. Molte migrazioni si svolgono di notte, quando le temperature sono più fresche ed è più agevole volare senza predatori. Le stelle se la notte è serena, sono facili da seguire ma nel momento in cui albeggia, le stelle scompaiono e le luci delle città diventano attrattive. L’improvviso cambiamento dei riferimenti causa lo stordimento dei volatili e li fa schiantare sui palazzi. Ogni mattina centinaia di uccelli vengono raccolti sui marciapiedi dove hanno terminato il loro viaggio. Vengono calcolate perdite per circa un miliardo di uccelli ogni anno.

Spegnere le luci potrebbe salvare milioni di uccelli

Invece di riposare

Quando arriva il momento che dovrebbe essere dedicato al riposo, a rifocillarsi prima di ripartire per la tappa seguente, succedono i guai. Gli uccelli già stanchi e distratti, dopo tante ore di volo, sono attratti dalle luci e compromettono per sempre il loro viaggio. Sono tanti, troppi, i tonfi che si sentono contro i muri e le vetrate cittadine. Ci sono gruppi di volontari che all’alba vanno ad ispezionare i marciapiedi cittadini, nella speranza di rintracciare uccelli che siano solo feriti o intontiti. Purtroppo sono rarissimi i migranti che possono essere salvati, mentre sono moltissimi i deceduti.

Lights Out

Un’iniziativa chiamata Lights Out cerca di sensibilizzare le amministrazioni comunali ed i privati invitandoli a spegnere o ridurre tutte le luci che non sono necessarie. L’impatto ecologico è enorme, col semplice oscuramento delle luci non indispensabili, si possono evitare moltissime collisioni. La campagna oltre a sollecitare l’abbassamento delle luci fornisce anche delle mappe relative alle migrazioni. Conoscendo in anticipo i periodi di sorvolo, possono attivare una particolare cura per evitare d’illuminare inutilmente i palazzi.

Sensibilizzazione anche dei costruttori

Tutti i costruttori di palazzi nuovi o restaurati, sono invitati ad utilizzare vetri adatti a non disorientare gli uccelli. L’inquinamento luminoso in questo modo viene ridotto ai minimi e le migrazioni possono proseguire senza vittime. Coinvolgere chiunque usufruisce delle luci artificiali diventa il modo corretto per continuare a godere della gioia del canto degli uccelli e sognare di poterli imitare nelle loro evoluzioni nel cielo. Spegnere le luci potrebbe salvare milioni di uccelli

Abitare, Benessere, Eventi

Covid arrivato dai cani procione?

Emerge la teoria che il virus che causò il Covid-19 si diffuse per le contaminazioni tra umani ed animali

Contrariamente a quanto molti pensano, la contaminazione cha ha portato all’epidemia di Covid-19, non sarebbe causata da una fuga da un laboratorio. Non ci sono ancora elementi sufficienti per sostenerlo. Pare invece che la migrazione del virus sia avvenuta tramite contatti con animali infetti. Sinora erano stati accusati i pangolini e i pipistrelli, ma forse non sono loro i responsabili. I dati raccolti recentemente parlano di infezione avvenuta tramite i cani procione. Covid arrivato dai cani procione?

Leggi tutto: Covid arrivato dai cani procione?

Presenti al mercato di Wuhan

Anch’essi erano presenti al mercato di Wuhan, il luogo dove tutto ha avuto inizio. I campioni prelevati dal mercato all’ingrosso di prodotti ittici di Huanan, in Cina, contenevano sia il virus SARS-CoV-2 che materiale genetico di cani procione. Non è ancora una prova vera, ma offre uno scenario diverso rispetto a quello sinora studiato. La loro presenza non basta ad una identificazione certa, ma il fatto che fossero presenti un’area molto ristretta fa sorgere più di un dubbio.

Procioni infetti

Affermare in modo definitivo che i cani procioni infetti sono alla base dell’epidemia è azzardato. Necessita approfondimenti. Ora il report verrà analizzato dagli scienziati della OMS per valutarne fondatezza e veridicità. Quello che possiamo dire sin d’ora è che la possibilità del passaggio del virus da animali a uomini è molto più concreto. Una probabilità assai gradita agli scienziati e alle autorità cinesi, messi sotto pressione come possibili “untori”. Tutti i dati raccolti dei DNA degli animali presenti al mercato di Wuhan sono già stati condivisi con gli altri scienziati impegnati nella ricerca.

Altre possibilità

Dopo aver scartato molte altre possibilità gli analisti sono arrivati ad escludere molte variabili, quella dei cani procioni sembra la più plausibile. Forse l’unica che abbia ancora senso studiare. Ovviamente molti altri ricercatori sollevano dubbi sulla qualità di questo lavoro e attendono che la OMS si esprima. I dati non sembrano esaustivi, e il timore è che gli studiosi cinesi cerchino di allontanare ogni tipo di ombra sul loro operato.

Lentezza nel condividere

Pero la Cina non ha mostrato l’apertura che un simile evento imponeva. Non tutte le informazioni sono arrivate immediatamente e rese disponibili alla comunità scientifica, che continua a mantenere forti dubbi. Il gigante cinese ha dapprima cercato di nascondere e confondere e questo ha creato molta cattiva stampa e molto senso di inappagamento in chi stava lottando per bloccare il SARS. Il dubbio che qualcosa di meglio e più rapido potesse essere fatto permane. Covid arrivato dai cani procione?

Credits: Pixabay

Abitare, Eventi, Marketing

Un tatuaggio di Rembrandt

Un museo di Amsterdam propone un modo innovativo di amare l’arte

Siete fan di Rembrandt e vorreste possedere una sua opera? Nulla di più facile, basta prenotarsi per una visita al “Poor Man’s Rembrandt Project“, per poter avere la possibilità di un tatuaggio davvero speciale. Saranno 4 i tatuatori a disposizione per realizzare sulla vostra pelle un tatuaggio ispirato alle opere del celebre pittore olandese. Un tatuaggio di Rembrandt

Leggi tutto: Un tatuaggio di Rembrandt

Un successo enorme

Appesa s’è diffusa la notizia c’è stata una corsa a prenotarsi. Per una settimana uno studio di tatuatori si trasferirà all’interno del museo, ma le prenotazioni sono talmente tante che il rischio è di non poter accedere. I disegni tra cui scegliere sono celebri ritratti o soggetti presenti nelle opere di Rembrandt. Sono eseguiti con la tecnica della “punta secca” un metodo caro all’artista che incideva direttamente sulle lastre di stampa con un ago. Lo stesso metodo con cui gli aghi dei tatuatori inseriscono l’inchiostro nella cute.

Voglia di rinnovamento

I curatori del museo vogliono tentare un’azione di avvicinamento ai più giovani con questo escamotage. Vogliono raggiungere un nuovo pubblico e fidelizzarlo. I tatuaggi che sono così alla moda tra i più giovani, possono veicolare anche le opere d’arte e diventare uno stimolo a conoscere ancor meglio l’artista in oggetto. Il costo è molto limitato, tra i 100 e i 250 euro, a seconda della complessità del disegno. È possibile avere anche solo l’autografo di Rembrandt o il logo del museo.

Il vero studio

Il museo è negli spazi che furono la vera casa-atelier-studio dell’artista e questo rende il luogo in qualche modo speciale e d’ispirazione. Il passaggio delle opere dalle mura del museo alla pelle dei visitatori è un esempio di come l’arte possa essere veicolata in modo differente. Chi ama i tatuaggi li colleziona sul proprio corpo, proprio come si fa con le opere d’arte. Ma le opere di Rembrandt sono poche e molto costose, è più semplice averne alcune sottopelle.

Tatuatori fan

I quattro tatuatori sono grandi fan del pittore e della sua tecnica pittorica ed incisoria. La sua capacità con pochi tratti di dare personalità ai soggetti è ritenuta unica. Per questo, hanno accettato la proposta del museo, di trasferirsi dal loro studio per lavorare. L’atmosfera stessa della casa probabilmente aiuterà ad entrare in contatto con l’autore e renderà i tatuaggi veri capolavori. Un tatuaggio di Rembrandt

Credits: Poor man’s rembrandt

Abitare, Benessere, Eventi

Omofobia Bifobia Transfobia

Giornata mondiale contro i pregiudizi

Omofobia definisce l’intolleranza, l’odio e la paura nei confronti delle persone non eterosessuali. Il suffisso fobia indica il limite personale e i timori nell’affrontare una situazione, ed è spesso causato da un pregiudizio. Nessuno nasce omo-bi-trans-fobo, è l’ambiente culturale o familiare a costruire queste difficoltà che sfociano in disagio, paura, disgusto, rabbia e che possono portare a reazioni violente. Omofobia Bifobia Transfobia

Leggi tutto: Omofobia Bifobia Transfobia

Educazione e luogo

Molto dipende dal tipo di educazione, dalla vicinanza alla Chiesa e dal luogo in cui si cresce. L’ingerenza determinante della cultura cattolicaimpone” parametri sessuali che influenzano anche la politica e rendono difficile raggiungere gli stessi diritti. La difficoltà per approvare il decreto Zan, ne è una prova tangibile. La morale cattolica è volta all’accoglienza ma solo se gli omosessuali, i bi e trans rinnegano la loro personalità e gusti sessuali. Posizioni insostenibili per raggiungere la parità.

Violenza e azioni intimidatorie

Solo nell’ultimo anno in Italia si sono superati i 160 casi di atti violenti o discriminatori nei confronti di omo, bi e transessuali. La nostra nazione è una delle più omofobe, nelle classifiche internazionali veniamo inseriti al 22° posto in UE, e al 34° a livello mondiale. Posizioni decisamente di rincalzo, indegne di una società civile e moderna, come ci crediamo di essere. Anche sul posto di lavoro sono molte le persone che vengono discriminate per la loro sessualità.

Messaggi ambigui

I media più o meno consapevolmente, trasmettono messaggi che possono aumentare il livello di omofobia. La censura che annulla o rende poco visibili le scene di sesso omosessuale, senza nudi e compresi innocenti baci, è un mezzo per aumentare la discriminazione. Ne ha fatto le spese anche la pubblicità, quasi solo gli spot che giungono da paesi più aperti non vengono censurati. La mancanza di modelli omosessuali positivi crea una condizione di difficoltà per i più giovani. L’incidenza percentuale di suicidi tra gli adolescenti che si scoprono gay è molto alta, soprattutto se crescono in ambienti con forte valenza cattolica.

omofobia-bifobia-transfobia

Accuse ingiustificate

Viene concessa troppo spesso un’accusa che non è supportata dai fatti. Gli omosessuali vengono equiparati ai pedofili, uno stigma durissimo da abbattere, che però non corrisponde alla realtà. I pedofili sono al 95% eterosessuali, e sono proprio molti dei religiosi pronti a schierarsi con anatemi ad avere il problema più vistoso. I casi dichiarati in seminari e collegi religiosi sono la maggioranza di quelli rilevati.

Pessima la situazione scolastica col nuovo governo

Col nuovo governo si è immediatamente notata una decisa inversione di marcia nei confronti dell’educazione scolastica. Il problema viene semplicemente annullato e dimenticato. La usuale comunicazione a tutte le scuole per una particolare attenzione alla giornata mondiale contro l’omo-bi-transfobia non è stata inviata. I ministri Roccella e Valditara accusano l’opposizione di fare cagnara per aumentare la divisione. Mentre le posizioni retrograde di associazioni reazionarie respingono ogni tipo di intervento nelle scuole etichettandole come “inutili eventi gender nelle aule”.

Posizioni di retroguardia

Sono posizioni di chi si arrocca in un mondo fantastico, dove nessun messaggio possa giungere ai “loro” figli e traviarli. È ancora la paura del cambiamento a rendere, alcune persone vincolate a principi, spesso religiosi, ostili a tutto ciò che possa essere legato al mondo LGBT. Questi timori e chiusure mentali, sfociano in sentimenti omofobici, che rendono molto complicate le vite di omo-bi-trans. Buona giornata mondiale contro l’omo-bi-trans-fobia a tutti, il paese ha bisogno di migliorare i rapporti tra società civile ed autorità. Le recenti immagini di un carabiniere che ha sposato il suo compagno in alta uniforme, hanno scatenato una serie di messaggi negativi e violenti che si possono comprendere solo come frutto di timori e paure. Sono questi messaggi a dare la vera misura di quanto l’Italia sia omofoba. Omofobia Bifobia Transfobia

omofobia-bifobia-transfobia
Eventi, Marketing

L’importanza del colore nella comunicazione

Il colore è un elemento fondamentale nella comunicazione visiva e può avere un grande impatto sulla percezione delle persone. 

La scelta dei colori può fare la differenza tra l’efficacia di una campagna pubblicitaria o decretarne il fallimento. Lo studio della psicologia del colore è stato sviluppato da diversi studiosi nel corso degli anni, tra cui Max Lüscher e Kandinskij. Secondo Lüscher, il colore può influire sulla percezione e sull’atteggiamento delle persone nei confronti di un prodotto o di un’azienda. Sosteneva che ogni colore ha un proprio significato e può evocare emozioni e associazioni diverse nella mente dei potenziali clienti. L’importanza del colore nella comunicazione

Leggi tutto: L’importanza del colore nella comunicazione

Rosso, blu o verde

Ad esempio, il rosso è spesso associato all’urgenza e all’azione, il blu viene spesso utilizzato per trasmettere tranquillità e fiducia. Mentre il verde può essere utilizzato per comunicare l’idea di naturalezza o di eco-sostenibilità. Anche Kandinskij, pittore e teorico dell’arte, ha sottolineato l’importanza del colore nella comunicazione visiva. Egli sosteneva che il colore può influire sull’umore e sulla percezione delle persone e che ciascun colore ha una propria energia e significato simbolico.

Cromoterapia ed armocromia

Esiste persino una pratica nella medicina alternativa che utilizza i colori per il benessere fisico, emotivo e spirituale dell’individuo, la cromoterapia. Si basa sulla teoria che ogni colore ha una frequenza specifica che può influire sulla nostra energia, il nostro umore e il nostro benessere generale, aiutandoci a rilassarci o a stimolare la nostra energia. Abilita reazioni con le frequenze abbinate ai colori, crea empatie e associazioni che sono insite nel nostro subconscio. Una pratica che ha un grande seguito e che sta ottenendo risultati rilevanti. In questi giorni è alla ribalta un termine per molti inusuale come armocromia, ovvero l’armonizzazione dei colori.

Quale scelta per raggiungere il target

Scegliere il giusto colore è importante, soprattutto se abbiamo una strategia di marketing, ci aiuta:

Quando vogliamo veicolare un messaggio – Se stiamo creando l’identità del nostro brand – Qualora il nostro obiettivo sia far compiere una specifica azione ai nostri utenti.

I brand di maggiore successo e gli esperti di settore conoscono perfettamente il potere dei colori. Dovresti farlo anche tu se vuoi che la tua comunicazione sia efficace. Nello studio “Impatto dei colori nel Marketing”, i ricercatori hanno scoperto che circa il 90% dell’opinione che sviluppiamo su un prodotto la prima volta che lo vediamo è basata solo sul colore.

Un esempio chiarificatore

Prendiamo in esame un’azienda che tutti conosciamo, analizziamo il pack del marchio Barilla. La pasta Barilla con il suo iconico blu, si riconosce a chilometri di distanza. Lo scopo di essere riconosciuta è assolutamente riuscito, ma dietro a questa scelta c’è davvero tanto da dire. Il blu è uno dei colori meno invitanti in termini di appetito (perché in natura non sono presenti molti alimenti di questo colore). Nella grafica delle confezioni è ampiamente utilizzato in quanto piacevole e rassicurante, dona una sensazione di freschezza, pulizia e genuinità. Inoltre è molto elegante e sobrio, ma la scelta di Barilla, inizialmente fu fatta per ben altri motivi.

Restare nella tradizione

I negozianti, quando ancora la pasta veniva venduta sfusa, usavano una carta per alimenti azzurra per avvolgerla. Mantenendo questo colore, la massaia che nel dopoguerra acquistava pasta confezionata, aveva l’impressione di compiere un gesto simile a quello fatto alcuni anni prima. La novità del pacchetto non diventava un elemento destabilizzante. L’azienda si rese subito conto di quanto il pack poteva influenzare le abitudini d’acquisto della gente. 

Precursori dell’immagine coordinata

Barilla creò anche un fascicolo sull’educazione alla scatola (1956) un antesignano del manuale dell’immagine coordinata. La scelta del colore non è assolutamente scontata: la riconoscibilità di questo brand è indiscussa. Fiducia e affidabilità, unita alla possibilità di avere una dispensa ordinata, con i pacchi di cartone. Il muro Barilla al supermercato funziona benissimo, anche se il design è lontano da quello di Rummo o di Felicetti. Strategie differenti e, probabilmente, anche diverso target

L’importanza del colore nella comunicazione

Un esempio del nostro lavoro

Un lavoro fatto per un nostro cliente, Cibi Mundi / Capra Mundi, la sua richiesta iniziale era di avere un logo versatile adatto a comunicare la bontà dei loro formaggi di capra, quanto dei loro prodotti coltivati e delle conserve da loro ottenute. Tre categorie di prodotto che comunicano in modo diverso. Al cui interno hanno sottocategorie che variano da prodotti freschi o lavorati, da frutta a verdura. Come rappresentare tutto questo con un unico colore? Impossibile! Soprattutto se vogliamo che ogni sottocategoria sia ben rappresentata.

Zoccoli multicolor

In questo caso la forma che ho realizzato per il logo è stata d’aiuto. La stessa forma di base, le impronte di zoccoli di capra, ma che con le foglie verdi si trasformano in un frutto o ortaggio stilizzato. Serviva un colore base per il nome, adatto ad entrambi. Ho scelto un marrone per richiamare la terra, la ruralità, la materialità e la semplicità, colore adatto a tanti abbinamenti. Il logo base, usato nella comunicazione del marchio, ha i due frutti colorati di arancione, colore scelto perché è positivo. Un colore vicino ai giovani, come lo sono i due proprietari, e trasmette un messaggio molto fresco e moderno.

Un colore adatto ad ogni prodotto

L’arancione non può rappresentare tutta la categoria, serviva un colore adatto per ogni singolo prodotto. Rosso per la passata di pomodoro, verde del cavolo verza per i crauti al naturale, viola per la confettura di prugne, ecc. Ogni logo con il colore rappresenta il prodotto contenuto all’interno del vasetto, rimarcato dalla grafica con la foto del prodotto fresco in etichetta.

Gli errori da evitare

In conclusione, ora che capito l’importanza del colore, vediamo quali sono gli errori da evitare: Usare troppi colori. Una composizione con una varietà eccessiva di tinte cromatiche può creare confusione. Si rischia di non trasmettere il corretto significato del messaggio. Se l’obiettivo è rappresentare inclusività, informalità, apertura e diversità, la scelta del multicolor è adatta, in quanto viene collegata anche a quella della bandiera della pace. Solitamente i brand che la usano vogliono dimostrarsi aperti, multietnici ed inclusivi comunicando un forte messaggio etico oltre che professionale.

Sbagliare accostamento cromatico. Alcuni colori non possono essere proprio accostati tra loro, se non con alcuni accorgimenti grafici. Ad esempio, le scritte fucsia o rosse su fondo verde o blu creano un effetto psichedelico.

Sbagliare la scelta dei colori. Ogni colore esprime un significato ben preciso. Pertanto quando andiamo a creare un messaggio, un logo o un packaging di un prodotto, dobbiamo tenere bene a mente il valore simbolico che un colore trasmette.

Non tenere in considerazione il target. La percezione del colore cambia in base alla nostra cultura e alla somma delle nostre esperienze, quindi il significato non può essere universale. Ad esempio il significato del colore rosso per chi ha una cultura cristiana è sacrificio, passione, amore, in Cina è il colore delle spose e in Sud Africa è il colore del lutto.

Volete un consiglio? Non sottovalutate mai i dettagli, assieme al colore spesso sono quelli che fanno la differenza. L’importanza del colore nella comunicazione

Abitare, Eventi

Robot dei vigili del fuoco di New York

Ha ispezionato un parcheggio crollato e dato informazioni importanti

Non gode di una positiva campagna di stampa il cane robot impiegato dai Vigili del fuoco della grande mela. Ma ora le cose stanno cambiando nell’opinione pubblica. Il timore che l’utilizzo di robot potesse portare ad una disumanizzazione dei servizi di polizia, sollevava molte perplessità. Il recente impiego in una ispezione ha mutato la percezione nei loro confronti. Robot dei vigili del fuoco di New York

Leggi tutto: Robot dei vigili del fuoco di New York

Crollo in un parcheggio

Un parcheggio è crollato su stesso, una persona è morta e altre 5 sono rimaste ferite. I vigili sono riusciti ad entrare e a recuperare i feriti ed il cadavere. Ma la struttura, dichiarata inagibile e pericolante, non ha permesso di continuare l’ispezione, per controllare che vi fossero altre vittime o feriti. I vigili sono stati allontanati ed al loro posto è stato inviato un cane robot.

Un lavoro encomiabile

Il cane robot ha svolto un lavoro encomiabile, ispezionando tutta la struttura ed inviando informazioni ed immagini agli agenti all’esterno. Questo ha permesso di constatare che non c’erano altre persone intrappolate, senza mettere a rischio l’integrità del corpo dei vigili. Un risparmio in garanzia dell’integrità delle vite umane, che ora fa pendere l’opinione pubblica verso il loro impiego.

Sindaco pronto a spendere

Il sindaco della città ha annunciato che intende integrare il reparto di robot impiegati nella salute e nella sicurezza pubblica. Ora quei cani robotici sono diventati importanti e la loro abilità di muoversi in qualunque tipo di terreno li rende molto graditi e simpatici. Si possono salvare vite due volte, quelle delle vittime di incidenti, crolli o calamità, e quelle dei vigili o dei poliziotti impiegati nello stesso scenario.

Cani robot nelle centrali nucleari

I cani robot sono diventati celebri sia per l’utilizzo in chiave di controllo turistico a Pompei, che per l’uso ispettivo in centrali nucleari. Soprannominato DigiDog era stato acquistato 3 anni fa dalla polizia locale, ma era stato impiegato pochissimo, perché i cittadini lo trovavano oppressivo. Non volevano avere a che fare con un oggetto inanimato e preferivano relazionarsi con agenti in carne ed ossa. Con il nuovo utilizzo ora è stato sdoganato, la sua utilità ne ha facilitato la “riabilitazione”.

Militarizzazione della polizia

Il timore dei cittadini che la polizia stiano seguendo una progressiva militarizzazione aveva bloccato il DigiDog. Troppi eventi negativi che hanno portato al Black Lives Matter, hanno spostato l’attenzione del pubblico, verso il pericolo che la polizia potesse utilizzarlo in modo inadeguato. Dotato di telecamere, microfoni e parzialmente armato, il cane robot poteva diventare un mezzo di offesa e questo non piaceva ai newyorchesi. Il salvataggio delle persone coinvolte nel crollo del parcheggio, ha mutato il panorama anche se il suo aspetto intimorisce ancora molte persone.

Tecnologia spaventa

La tecnologia spaventa ancora molto, questa opportunità di utilizzarla in chiave positiva forse convincerà anche i più restii. L’evento del parcheggio s’è dimostrato molto opportuno per chi caldeggia l’utilizzo della robotica. I cittadini promettono di continuare a controllare che non ci siano abusi da parte di chi lo comanda. Che vengano utilizzati per difendere e proteggere e non per offendere o creare altre separazioni tra i cittadini. Robot dei vigili del fuoco di New York

Credits: vigili del fuoco di New York

Abitare, Eventi

Il cellulare compie 50 anni

Tutto è cambiato da quando esiste ed evolverà in modi sorprendenti

È cominciato con una semplice chiamata “Hey Marty” la storia della telefonia mobile e portatile. Il primo cellulare il Motorola DynaTAC, ha trasformato il modo in cui comunichiamo e restiamo in contatto col resto del mondo. Una rivoluzione industriale che ha portato quasi alla scomparsa della telefonia collegata coi fili. Oggi ci sono molti più cellulari che persone sulla Terra, con una evidente cattiva distribuzione rispetto alle aree economiche. Ma questo è un problema di difficile soluzione. Il cellulare compie 50 anni

Leggi tutto: Il cellulare compie 50 anni

 Un oggetto fantascientifico

Per chi già c’era nel 1973 il cellulare era un vero oggetto fantascientifico. Era un oggetto di culto che compariva solo nei film di spionaggio, nascosto nelle scarpe o altrove. Per alcuni anni circolo il famoso mattone, il telefono con un corpo di quasi 1 chilo che veniva utilizzato nei film hollywoodiani, come simbolo di estremo potere.  I telefoni per auto esistevano già ma dato il loro peso, circa 40 chili, non potevano essere considerati come cellulari. Dovevano essere installati nel bagagliaio delle vetture e collegati con fili a microfono e cuffia che erano nell’abitacolo. Per ottenere la licenza per montarli nelle vetture, occorreva avere buona reputazione, perciò erano molto limitati.

Mezzo secolo fa

Sembrano passati eoni, ed invece, era appena 50 anni fa. In realtà il cellulare aveva avuto dei precursori già durante le seconda guerra mondiale, ma il vero passo avanti avvenne con la nascita dei transistor, che fecero ridurre le dimensioni e potenziarono i segnali radio. Si passava dal mattone a qualcosa di trasportabile agevolmente, un oggetto tascabile. Anche i tempi di ricarica passavano da 10 ad un paio di ore soltanto. L’interesse crebbe e già nel 1990 gli utenti negli USA superarono il milione, nonostante il prezzo fosse proibitivo, era di 3.500 dollari nel 1983.

Il cellulare compie 50 anni

18 miliardi in 2 anni

Le proiezioni future parlano di 18 miliardi di dispositivi in uso nel 2025. Avremo a disposizione quasi due cellulari a testa, con le ovvie sperequazioni del caso. La fantascienza ha fornito molti suggerimenti agli ingegneri, in Motorola ammettono che l’dea del flip phone (ripiegabile) è arrivata dalle serie “Star Treck”. Sempre da un romanzo di fantascienza venne l’idea per un orologio-telefono, diventato poi i-phone. La letteratura fantastica è piena di idee che sono state sviluppate in anni recenti, e molte coinvolgono il modo di comunicare. I diversi sistemi per restare in contatto hanno stimolato nuove scoperte e nuovi tentativi.

Liberi come l’aria

Il concetto di libertà di comunicare senza vincoli consente di essere raggiungibili ovunque vi sia un segnale radio. È l’essenza della telefonia mobile, potersi dotare di strumenti che ci liberano dalle briglie del filo. Liberi anche di avere tra le mani un oggetto bello, di moda, colorato come piace a noi, glitterato o serio che sia. Sono arrivati in poco tempo le collaborazioni con stilisti che hanno saputo rivestire i piccoli devices in modi originali. Armani Versace e Prada tra i primi a cimentarsi nell’opera di “vestizione”. Un ulteriore passo avanti, da mezzo di comunicazione ad accessorio moda, uno strumento per evidenziare il proprio ceto e la propria appartenenza.

Suonerie e cover

Il mercato delle suonerie e delle cover modificate ad arte ha contribuito in modo formidabile alle personalizzazioni. L’accessoristica, i caricatori, le cuffiette, i bracci estensibili per fare selfie, divennero dei must have.  Le “fastidiose” suonerie, in grado di interrompere qualsiasi momento intimo, hanno portato a nuove sindromi. Il disturbo arrecato dall’uso dei cellulari ovunque, è tale che sono state scritte regole e netiquette, ma nessuna funziona veramente. A tutti noi è capitato il tizio/a che sbraita nel proprio cellulare informazioni personali, che non interessano, ma che siamo costretti ad ascoltare. Unica soluzione sarebbe strangolarlo/a ma pare che ci potrebbero essere conseguenze penali.  In alcuni locali sono comparsi cartelli che dissuadono ad utilizzare i cellulari ed invitano a conversare tradizionalmente.

Sindrome del sono necessario

Una nuova sindrome è comparsa. Quella del “sono necessario”, non posso spegnere il telefono, devo essere reperibile, e devo consultarlo spesso. Una sorte di malia che ci ha stregato, ed ha ridotto la nostra attenzione nella vita sociale. A soffrirne in modo particolare i più giovani, che non mollano il loro piccolo scettro, nemmeno mentre sono a tavola. I social media hanno dato il colpo di grazia alla nostra capacità di interagire con le persone in carne ed ossa. Preferiamo spostare la nostra attenzione verso avatar, chat o gruppi whatsapp, invece di conversare con chi abbiamo di fronte.

Il cellulare compie 50 anni



Il futuro del cellulare? I funghi

Come evolverà? La risposta che pare più credibile è “Sistemi di comunicazione basati sui funghi“. La rete di comunicazione dei funghi è già studiata da molti anni, e ci sono esempi di telecomunicazioni basate su di loro, già in uso. I miceli si comportano come i nostri neuroni, riescono a fornire prestazioni che assomigliano al modo in cui le nostre memorie e abitudini, vengono codificate nel cervello. Le nuove schede madri saranno costituite con funghi. Un aspetto non secondario sarà che potranno essere biodegradabili, e ridurranno in modo significativo i milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, che produciamo ogni anno. Il cellulare compie 50 anni

Credits: Pixabay

Benessere, Enogastronomia, Eventi

Giornata mondiale della lentezza

Elogio della riscoperta della banalità

Il tempo che dedichiamo a noi stessi, non è sufficiente, ci facciamo trascinare dai ritmi della vita e del lavoro. Questo causa stress e cattive abitudini. Anche dopo aver testato lo smart working a casa ed aver migliorato la programmazione dei nostri tempi, non abbiamo compreso il valore della lentezza. Che non è solo dormire più a lungo, ma un modo per vivere ogni giorno diversamente. Imparare a dare importanza ai particolari ed alle situazioni che ci coinvolgono. Giornata mondiale della lentezza

Leggi tutto: Giornata mondiale della lentezza

Una riscoperta di valori

La lentezza è una riscoperta dei valori sui quali abbiamo per troppo tempo glissato, tutto quello che non abbiamo potuto osservare con la necessaria calma. Le occasioni che ci sono passate accanto e che, per troppa fretta, e per compiacere i ritmi che ci vengono imposti, non abbiamo colto. È la riscoperta della banalità, delle cose che ci accrescono intimamente e che ci rendono consapevoli di ciò che ci circonda.

Frenesia e ritmi troppo elevati

Una vita troppo frenetica regola le nostre funzioni e ne piega le esigenze. I ritmi di sonno, veglia, lavoro, pranzo, cena, supermercato, divano, sono scanditi in modo poco funzionale ai nostri bisogni. Riprendere possesso delle nostre funzioni con un miglior rapporto velocità-lentezza è vitale per un’armonica capacità di gustare la vita.

Tutto nuovo, anzi nuovissimo

Le abitudini ad usufruire di tutto ciò che è nuovo, modernissimo, up-to-date, ci crea la convinzione di essere inadeguati. Troppo lenti per rincorrere ogni nuovo prodotto, ogni nuova moda, nuovo gusto, nuovo device tecnologico. Una situazione indotta da chi deve tentare di farci sentire arretrati e spingerci a correre di più per ottenere quei risultati e quei beni di cui spesso non abbiamo nessun bisogno. Nei nostri cassetti invecchiano oggetti che solo un anno fa sembravano il must, il meglio a cui aspirare per sentirsi realizzati. Quanta fatica ed impegno ci sono costati ed ora già li abbiamo dimenticati.

Com’è nata la giornata della lentezza

Il rischio è di vivere in modo superficiale, quasi automatico, utilizzando le risposte più ovvie ai problemi che incontriamo. Dobbiamo tornare al 2009, per comprendere come è nata questa iniziativa. I fondatori del Movimento Slow Food, con la loro promozione dei prodotti alimentari tipici, locali e della cultura gastronomica tradizionale, hanno dato inizio al tutto. Il loro esempio di pratiche sostenibili a sostegno dell’integrità dei prodotti alimentari, ha fatto ripensare a molti degli standard recenti. La lentezza è diventata un elemento cardine della rivalutazione della qualità, non solo agricola, del modo di intendere la vita.

Giornata mondiale della lentezza

Nasce una filosofia diversa

Dalla tavola, il concetto è traslato ad ogni aspetto della vita, uno stimolo ad apprezzare maggiormente le singole attività che compiamo. La lentezza è diventata una componente sociale ed educativa, saper apprezzare appieno, senza fretta, è il risultato a cui tendere. Da allora le manifestazioni si sono moltiplicate ed hanno coinvolto il ruolo della cultura, della conservazione dell’ambiente. Tutti questi aspetti hanno dato vita ad una sorta di filosofia dove salute e benessere sono diventati i cardini su cui poggiare le nostre abilità ed abitudini.

Maggiore attenzione a sé

L’obiettivo della Giornata Mondiale della Lentezza è quello di aiutare a ripensare il modo di vivere con maggiore attenzione a sé stessi e con la consapevolezza di contribuire a migliorare anche la vita degli altri. Interrompere l’incessante corsa che ci obbliga a regole coercitive, è il primo passo da compiere. Per onorare questo elogio del vivere con maggior calma e rispetto, vengono attivate moltissime attività, che pongono la lentezza al centro. Lo scorrere lento è un privilegio ed un diritto di cui dobbiamo impossessarci.

Attività e meditazione

Camminate lente, letture, meditazioni, attività di cucina o artigianali in cui il concetto di tempo venga dilatato e faccia parte dell’attività stessa. Non è più il tempo di tutto subito e di corsa. La lentezza svolge anche un valore educativo, soprattutto ai più giovani non viene concesso di annoiarsi, le loro giornate vengono riempite di troppe incombenze. Questo li abitua ad essere dei giovani e degli adulti frenetici che devono trovare stimoli costantemente. In fondo, saper gustare in modo adeguato quanto ci circonda è un modo di leggere in chiave sostenibile il celebre “Carpe Diem”. Giornata mondiale della lentezza

Giornata mondiale della lentezza

credits: Pixabay

Abitare, Eventi

Picasso nei campi

Una curiosa installazione del grande artista spagnolo

Cercate Picasso ma invece di trovarlo al Beauburg di Parigi lo trovate nascosto tra i campi. Lo ha realizzato l’artista campestre Dario Gambarin nei pressi di Verona. Per realizzare la sua installazione ha utilizzato un campo intero. Per vederlo nella sua interezza serve un drone o un aereo. Un’esperienza abbastanza rara che ha colpito la fantasia di molte persone interessate all’arte. Picasso nei campi

Leggi tutto: Picasso nei campi

50 anniversario

L’occasione per realizzare il suo “dipinto” è stato il 50° anniversario della morte di Picasso. Non si è servito di pennelli o spatole, ma ha utilizzato il suo trattore. Ha tracciato su carta la riproduzione di un celebre autoritratto dell’artista spagnolo, lo ha memorizzato e poi s’è messo alla guida. Una vera impresa perché mancano riferimenti e ha dovuto utilizzare solo la sua memoria per “fissarlo” al suolo.

Ritratti nei campi

Ha realizzato altri ritratti sui suoi campi, soprattutto di soggetti politici internazionali. La sua tavolozza di colori è data da ciò che coltiva, le stoppie del granturco, il grano o la soia. Deve decidere in anticipo e pianificare le coltivazioni che vorrà portare a termine per averli a disposizione. Dopo il disegno, arrivano la semina e il raccolto a fissare linee e colori.

Opere effimere da gustare dall’alto

Sono opere e ritratti destinati a decadere rapidamente, bastano vento, pioggia e l’azione del sole a modificare le sue opere. Gambarin è molto legato alle opere di Picasso che ritiene essere un maestro da cui si può sempre imparare. Le sue opere in effetti spaziano per quasi un secolo con una grande varietà di segni e stili, una piccola enciclopedia del ‘900 artistico. Picasso nei campi

Credits: Gambarin, wikipedia

Abitare, Eventi

Leggende sulle eclissi

L’improvviso oscuramento del cielo è spesso legato ad oscuri presagi

I nostri antenati sono sempre rimasti molto colpiti dai fenomeni naturali. Li legavano ad eventi a volte positivi, ma molto più spesso negativi e cercavano di leggerne le conseguenze. Bastavano due fulmini e si temeva la collera di Giove, figurarsi lo spegnersi del sole. Le eclissi solari hanno affascinato molti astronomi, che avevano compreso come fossero i movimenti celesti a provocarli. In Cina già riuscivano a calcolarle 4.000 anni fa. Non avevano gli strumenti attuali ma si sforzavano di calcolare quando eventi così macroscopici avrebbero avuto luogo. Leggende sulle eclissi

Leggi tutto: Leggende sulle eclissi

Presagi di disgrazie

Il popolo, che non aveva i mezzi per comprendere come accadevano, li immaginava come presagi di disgrazie. Agli eventi venivano associate catastrofi, morti di re e potenti, carestie e annate agricole pessime. Alluvioni, terremoti, nubifragi, tempeste, tutto veniva rapportato alle pessime relazioni con le divinità, di cui le eclissi erano sicuramente un segno di disapprovazione delle loro azioni. Su questo le religioni hanno investito parecchio, a partire dalle processioni per far piovere o smettere, o per fermare i barbari o le pestilenze.

Sensazioni di disturbo

Le sensazioni che le accompagnano sono disturbanti per molte persone. L’impressione è che qualcosa stia reagendo in modo molto strano, che il cielo ci possa cadere sulla testa (Asterix docet). Gli animali fuggono a rifugiarsi nelle tane, gli uccelli rientrano velocemente nei nidi, con la sensazione che un pericolo sia imminente. Le galline corrono al riparo nel pollaio chiocciando in modo innaturale come se fossero attaccate da un rapace. Dopo pochi istanti tutto diventa silenzioso. Il tempo sembra sospeso, ed i pensieri si avventurano in aree spaventose, protette e inesplorate. L’aria si raffresca, come se una mano gelida passasse sul mondo, e questo aiuta a pensare ad un sortilegio.

Tutto stravolto

Tutto sembra possibile, ma nel modo sbagliato. Segni che le menti semplici dei nostri antenati hanno elaborato in sensazioni negative o spaventose. Tanto spaventose da essere in grado di fermare pure gli eserciti, che rinunciavano a combattere in caso di eclissi. In molte culture le persone per scacciare i demoni, le streghe o le mostruose creature divoratrici del sole e della luce, facevano rumore, sbattendo pentole e padelle, correndo nelle campagne. Oppure sbattendo le armi sugli scudi e sugli elmi. Le streghe potevano approfittare del momento magico delle eclissi per pronunciare incantesimi. Per impedire che la luna potesse udire le loro parole, e rendere valido il sortilegio, fare strepito era l’unica soluzione possibile. Il rumore in realtà è la reazione al silenzio incombente e alla paura della morte.

Leggende sulle eclissi

Draghi, giaguari e pipistrelli

I nostri progenitori pensavano che qualcosa o qualcuno intervenisse fisicamente a provocare l’eclisse. Le leggende raccontano di un drago (Cina) che volato fino in cielo potesse divorare il sole. Oppure una rana gigante (Vietnam) compiva un gran balzo e divorava entrambi gli astri. I Vichinghi pensavano che il sole fosse inseguito ogni giorno da un gigantesco lupo, che ogni tanto riusciva ad azzannarlo. L’eclisse era proprio il morso del lupo. Le credenze religiose invitavano i fedeli a pregare e fare sacrifici, perché era sicuramente un segno della collera degli dei, o dell’inizio dell’apocalisse.

La fine dell’umanità

In alcune tribù sudamericane a provocarle era due figure mitiche: un Pipistrello Gigante e il Giaguaro Celeste. Entrambi avevano il potere di mordere o rosicchiare il Sole e sua sorella la Luna. La loro azione provocava le eclissi e portava grandi cambiamenti che potevano coincidere con le scelte delle comunità. Alcune tribù sono tuttora convinte che la fine dell’umanità sia vicina e questa lotta del Pipistrello Gigante e del Giaguaro Celeste, porterà alla distruzione di tutte le stelle e i pianeti. In alcuni rari casi per cercare di allontanare le eclissi venivano compiuti sacrifici per placare le collere divine, che potevano essere anche umani.

Stregoni, maghi e sortilegi

La letteratura fantasy si nutre di eventi naturali estremi. Ma non c’è bisogno di scomodare Tolkien per momenti legati alla magia e alla stregoneria. In alcune culture si immagina che sia l’intervento di uno stregone molto potente, in grado di dominare il corso degli astri a far avvenire le eclissi. Indubbiamente il segnale di un potere spaventoso, legato alla magia nera, che faceva leva sul senso di impotenza degli umani. Infine, due esempi dalla cultura rabbinica ebraica, dove si fa coincidere la cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden con una eclisse, così come la crocefissione di Gesù.

Cultura e tradizioni popolari

Ci sono molte credenze popolari di cui si perdono le tracce nella notte dei tempi. Bisogna correre a sbarrare porte e finestre per evitare che gli spiriti notturni, liberati ingiustamente durante il giorno, possano entrare nelle case. Si deve porre particolare attenzione a proteggere le donne in gravidanza, le più sensibili agli eventi magici. Ancora oggi in India i bambini nati col labbro leporino vengono indicati come coloro che sono nati durante un’eclisse. Pare che anche Colombo abbia sfruttato a proprio vantaggio una eclisse, minacciando gli abitanti della Giamaica, riluttanti a fornirgli vettovagliamenti, di oscurare la luna. Ovviamente l’evento, di cui era a conoscenza, spaventò i nativi che offrirono i loro servizi e le derrate richieste. Leggende sulle eclissi

Leggende sulle eclissi

Credits: Pixabay