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Pasta world day il 25 ottobre

Il più celebrato e diffuso cibo amato dagli italiani, continua a diffondersi in tutto il mondo

Non mancherà nella dieta di moltissimi italiani un piatto di pasta il 25 ottobre.  Anche perché è una giornata speciale, quella in cui il piatto  più diffuso della tradizione mediterranea ha la sua celebrazione. E’ un simbolo del nostro paese e delle nostre tradizioni culinarie, così seguite ed imitate in moltissimi altri paesi. Il Pasta World Day ha la possibilità di essere un mezzo di comunicazione, direttamente con le pance di tutto il mondo. Pasta world day il 25 ottobre

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Italianità nel mondo

La pasta rappresenta l’italianità nel mondo. Meglio del Colosseo o la Torre di Pisa o il Canal Grande di Venezia. Chiunque mangia pasta probabilmente dedica per qualche istante un pensiero al nostro paese. Non saremo gli inventori della pasta, ma sicuramente siamo coloro che l’hanno saputa interpretare meglio e renderla un alimento così importante e gradito.

Versioni spurie in giro per il mondo

Ovunque troverete qualche ristoratore che vi offrirà la sua versione più o meno accurata della carbonara, gricia, cacio e pepe, lasagne, amatriciana, o spaghetti aglio olio e peperoncino. Piatti abbastanza semplici da preparare e che chiunque potrebbe imparare a cucinare seguendo semplici ricette. Questo è il segreto che ha consentito una diffusione così capillare, da HongKong alle grandi città europee ed americane, passando per località minuscole purché  attrezzate di uno scolapasta.

world pasta day

Incontrare i gusti del paese

Come è facile comprendere ogni paese ha dato le sue interpretazioni anche per venire incontro alla reperibilità delle materie prime ed incontrare il gusto dei commensali. Le ricette si sono arricchite di ingredienti che agli italiani possono sembrare folli, ma che ai consumatori piacciono. Ogni ristoratore o cuoco rivendica il diritto di poter aggiungere e modificare la pasta con una versione custom, che è spesso una reinterpretazione.

Classiche o reinventate

Ci sono paesi come l’Inghilterra dove trionfano le ricette più vicina all’originale e semplici. Lo spaghetto al sugo è il preferito, il più vicino possibile alla tradizione italiana, ma con scivoloni verso il ketchup e salse pronte che non sono proprio eccellenti. Il mercato UK attrae anche molte delle nostre salse pronte come il pesto o le creme di funghi ed ovviamente la salsa al pomodoro. Piace molto anche l’amatriciana.

Consumi in aumento anche col servizio di consegna a domicilio

I consumi mondiali di pasta aumentano, favoriti anche dalle compagnie di consegna a domicilio che poggiamo molto del loro business sulla facile porzionalità e trasportabilità di penne, mezze pene, fusilli, farfalle, ziti, spaghetti e quant’altro. La pasta ha anche creato delle curiose “aberrazioni” con piatti noti all’estero ed inesistenti in Italia. Come le celebri spaghetti con le polpette, o Lingue Alfredo, create negli Usa e diffuse un poco ovunque. I turisti si stupiscono sempre quando le ordinano, ed i camerieri spiegano questa realtà, e li dirottano verso le più italiane tagliatelle al ragù.

world pasta day

I francesi amano variare sul tema

Ai francesi piacciono paste un poco più lavorate ed articolate, del resto la loro cucina li ha abituati a ricette pesanti e molto concettuali. Amano le paste fresche con creme arricchite di tartufi, funghi, parmigiano, con le uova, con la pancetta croccante, e varie spezie ed erbe aromatiche. Immancabili i piatti con formaggi vari, di cui si sentono depositari nel globo terracqueo. Devono aggiungere qualcosa o si sentono incompleti anche nel momento di fare una pasta. Ma si arrendono davanti ad una carbonara, il più possibile tradizionale. 

Belgio e Medio Oriente

Anche in Belgio le cose non mutano granché rispetto ai francesi, ma c’è una forte tendenza alla pasta con frutti di mare. In medio oriente a causa delle restrizioni alimentari verso il maiale, le ricette mutano con moltissimo pollo che sostituire le salse a base suina. Anche le Linguine Alfredo vengono preparate con pollo arrostito e macinato. Ovviamente la bolognese ha un ragù molto più roseo e le lasagne sono quasi vegetariane. Nei paesi orientali amano le salse che contengono panna, ma scordatevi di ordinare le classiche penne salmone, vodka e panna in un paese musulmano,  se non volete beccarvi un bel rifiuto. Pasta world day il 25 ottobre

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Il 24 ottobre è il Mortadella Day

Il fragrantissimo salume simbolo di Bologna e dell’Emilia Romagna celebra il proprio giorno

Martedì 24 ottobre è il giorno in rosa, infatti si festeggia l’XI edizione del Mortadella Day. Il salume già noto ai Romani prende il nome dal mirto, le cui bacche erano usate per impreziosire l’insaccato. Da quelle bacche venne il nome “mirtella” ed infine mortadella. Ha una data di nascita ufficiale ed è un esempio di come i disciplinari alimentari esistano da secoli. Nel 1661 il Cardinal Farnese emise un Bando per regolare in modo preciso, la preparazione dell’insaccato. Il 24 ottobre è il Mortadella Day

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Disciplinare che ricalca quello odierno

Il disciplinare con alcune piccole variazioni, è ancora attuale ed ora si avvale della dicitura Mortadella Bologna IGP. Saranno molti ed articolati, gli eventi che caratterizzeranno la giornata, da show cooking ad arte di strada passando per il tema della sostenibilità. Uno dei temi di questa edizione del mortadella day.

Sarà una festa in tutte le case

Ovviamente la festa proseguirà in ognuna delle case e località dove il salume rosa verrà consumato. In un tributo al suo profumo e gusto inconfondibili. Un vero simbolo della ristorazione e del cibo di strada. Alzi la mano chi non ha mai sentito aumentare la propria salivazione davanti ad una michetta, una pinza, una focaccia ripiena di profumatissima mortadella appena tagliata.

Il 24 ottobre è il Mortadella Day

Festa anche a Roma

Anche Roma vuole contribuire a questo tributo e lo farà in una sede appropriata nel Mercato centrale di Roma. Luogo popolare per eccellenza, perché la mortadella possiede questo fascino di essere gustosissima ed abbordabile per le tasche di tutti. Da secoli è il salume ideale per colazioni o spuntini energetici, cari a chi lavora ed ha bisogno di ricaricare un poco le energie. 

14 botteghe artigiane

Ci saranno 14 botteghe artigiane all’interno del Mercato che proporranno per tutto il giorno le loro ricette originali a base di Mortadella Bologna IGP.  La versatilità dell’insaccato rosa permetterà di accedere a molte ricette ed idee interessanti, sull’uso della Mortadella in cucina. Per chi vorrà approfondire, anche da distanza, il consorzio di tutela ha previsto molte attività sul canale Instagram dedicato. A voi il piacere di entrare nel mondo della mortadella IGP, e farvi travolgere dai suoi aromi. Il 24 ottobre è il Mortadella Day

Il 24 ottobre è il Mortadella Day

Credits: Pixabay, Consorzio tutela Mortadella di Bologna IGP

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Ritoccato il record del peperoncino più piccante

Nato da alcuni incroci il nuovo piccantissimo Pepper X è stato brevettato.

Se pensavate di aver toccato il vostro record personale ed esserne usciti vivi, ora avete un’altro duello a cui sottoporvi. Vincerà la vostra “calabresità” e l’amore per la piccantezza o perirete? Pepper X è tre volte più piccante del Carolina Reaper (il mietitore della Carolina). A cimentarsi nella produzione di questo “mostro” di piccantezza Ed Currie, l’orticoltore che già aveva coltivato il Carolina Reaper. Ritoccato il record del peperoncino più piccante

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3 volte più piccante del vecchio record

Decretato il nuovo record anche dal Guinness dei Primati, dove si sono accontentati delle rilevazioni strumentali senza osare assaggiarlo. Il Currie ha raccontato la sua esperienza descrivendola in modo terrificante. Subito dopo averlo assaggiato ha percepito un’ondata di calore molto intensa ed immediata come se avesse ingoiato un tizzone ardente.

Almeno tre ore di agonia

L’effetto è durato oltre tre ore. Racconta di aver passato oltre un’ora steso su una lastra di marmo sotto una pioggia battente, gemendo ed implorando varie divinità perché facessero diminuire l’intensità di quel bruciore. Dopo sono arrivati i crampi, intensi e dolorosissimi quasi peggiori del bruciore.

Misurata in Scoville

La piccantezza si misura in gradi Scoville e riguarda la percentuale di capsaicina contenuta nei peperoncini. Un tempo si misurava diluendo progressivamente con sciroppo di zucchero e facendolo assaggiare ad alcuni volontari, per determinare il punto in cui non era più percepito. Un mestiere davvero invidiabile non trovate? Ora sono venuti in aiuto metodi di misurazione scientificamente più precisi che non coinvolgono i cavi orali.

Ritoccato il record del peperoncino più piccante

Come funziona la capsaicina?

Invia al nostro cervello un messaggio di pericolo che manda un segnale di dolore. Funziona come se avessimo toccato una superficie rovente e il nostro corpo cerca di raffreddarsi facendoci sudare ed aumentare la respirazione. Inoltre le particelle di capsaicina arrivano al naso che cercherà di espellerle facendoci scorrere muco, un evento che i più temerari conoscono bene con le tipiche gocce al naso degli incalliti “peperonicisti”. 

Ci han provato solo in 5

Sono solo 5 le persone che hanno osato mangiare un intero Pepper X, sono tutti vivi ma giurano che l’esperienza non è stata una passeggiata. Ed Currie dopo aver inventato il Carolina Reaper nel 2013 ora vuole godere dei frutti del proprio lavoro. Sono moltissimi i prodotti che vantano la presenza del Reaper tra i loro ingredienti, ma che non hanno versato nessuna royalty al suo inventore. 

Non in commercio liberamente

10.000 o forse più le aziende che hanno guadagnato dalle sue coltivazioni senza citare il creatore. Ora Currie vuole fare le cose per bene e proteggere il frutto del suo lavoro. Stavolta per avere il Pepper X bisognerà pagare per avere la licenza di coltivazione. Ritoccato il record del peperoncino più piccante

Ritoccato il record del peperoncino più piccante

Pics: Pixabay

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La Zucca più grande del mondo

Cresciuta negli Usa la zucca gigante che però non ha battuto il record mondiale di peso.

L’ha allevata un insegnante di orticoltura, che coltiva zucche per passione familiare nel suo orto. Ha raggiunto il formidabile peso di 2.749 libbre (1.196 chili) ed ha una forma un poco curiosa, come una forma di formaggio che si sia in parte fusa.  Ha modificato la forma col tempo mentre cresceva, come se fosse figlia di un seme fatato. La Zucca più grande del mondo

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Record italiano ancora intatto

Il record appartiene ancora ad una zucca italiana di 1.225 chili coltivata in Toscana nel 2021. Travis Gienger non è solo un appassionato, è decisamente un vincente nel campo delle zucche. Non demorde e vuole riportare il record negli Usa e forse ci riuscirà.

Un perfetto pallone da basket le ha regalato il nome

Negli ultimi 4 anni ha vinto tre volte con la zucca più pesante ma stavolta ha sbaragliato tutti ed ha ritoccato verso l’alto il record mondiale del settore. La zucca ha preso ispirazione dal mondo del basket poiché la forma originale, dopo un paio di settimane dalla nascita, era perfettamente tonda come un pallone da pallacanestro e per questo era stata chiamata “Michael Jordan”.

Una festa apposita per assegnare il titolo

Il contest si è svolto in California ad Half Moon Bay ed alla pesatura ha superato di quasi 100 chili la vincitrice dello scorso anno, sempre allevata da Gienger. Quella dell’anno scorso è stata trasformata in una enorme Jack O’lantern (zucca di Halloween), anche in quel caso stabilendo un nuovo record.

La Zucca più grande del mondo

Una passione intergenerazionale

Gienger coltiva le sue zucche da quando era adolescente seguendo le orme del padre un grande appassionato di orticoltura. Dice di non possedere segreti per ottenere simili risultati, ma di utilizzare concimi biologici di alta qualità. Il seme originario è famoso per produrre zucche di grandi dimensioni, il resto lo ha fatto il terreno e le cure che gli ha dedicato. 

Il freddo Minnesota

Unica curiosità il giardino è situato in Minnesota, uno stato che è spesso sconvolto da tempeste di neve e che hanno dei climi peggiori degli Stati Uniti. Subisce i rigori invernali legati al “blizzard” i venti del nord che arrivano dal Canada che non vengono interrotti da nessun rilievo, quella è infatti una zona molto pianeggiante. Nonostante il clima imperfetto “Michael Jordan” è cresciuto benissimo.

Nuovi semi per l’anno prossimo

Gienger non è ancora soddisfatto e vuole piantare nuovi semi per battere se stesso. si rammarica di aver perduto un esemplare che aveva un potenziale ancora maggiore. Era arrivata già a 2200 libbre e cresceva di 20 chili al giorno prima che la pianta si spezzasse. Sembra va destinata a raggiungere un peso ancor maggiore della vincitrice di quest’anno. Punta ad una zucca di 3.000 libbre per il prossimo anno

Milioni di tortelli o pumpkin pie?

Cosa accadrà della zucca? verrà trasformata in pumpkin pie (le torte di zucca molto gradite durante il Thanksgiving) o verrà utilizzata per qualche milione di tortelli di zucca? Oppure il signor Gienger ripeterà l’esperienza dell’anno scorso svuotandola per ottenere una gigantesca lanterna (ottenendo un altro record nel Guinness dei primati?)

30.000 dollari ed una giacca

Il titolo ha fruttato al suo coltivatore un premio di $ 30.000, oltre a un anello e una giacca celebrativa, per contrassegnare il vincitore. Le zucche resteranno esposte per una settimana nel luogo del contest, l’Art and Pumpkin Festival di Half Moon Bay, prima di tornare nei loro orti. La Zucca più grande del mondo

La Zucca più grande del mondo

Pics: Pixabay, Olab&Partners

Benessere, Enogastronomia

Amatissime patate

Del tubero non si butta quasi nulla, solo la buccia e non in tutti i casi

Amate deliziose patate, sono uno degli alimenti preferiti dagli italiani. Versatili e divertenti, bollite, arrosto, fritte, a fiammifero a bastoncino o ondulate o a tocchetti, sanno accompagnare moltissimi piatti. Inoltre sono un divertente intermezzo, un modo per risolvere una fame improvvisa o un accompagnamento ludico. Amatissime patate

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Le patatine e i bambini

Le patatine ad esempio sono spesso una gradevole pausa mentre si attendono altre portate o come accompagnamento, sono le regine dei contorni nei fastfood. I bambini non ne sono mai sazi ed accompagnate a maionese e ketchup sono l’alimento più desiderato. Finiscono anche sulla pizza per non farsi mancare nemmeno quell’opzione.

Economiche, conservabili ed easy

Sono economiche facili da trattare, conservare e cuocere. Chiunque può organizzare un’insalata di patate o friggerne rapidamente una confezione già pronta, in abbondante olio o nella friggitrice ad aria. Sono gustose, nutrienti e possono completare un menù in pochi minuti. La loro versatilità le rende gradite anche per la facilità di conservazione. Il pericolo di doverle gettare perché dimenticate in un cassetto, e davvero raro.

Amatissime patate

Potatos Forever!

Approfittando della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, istituita e promossa dalla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), ha preso vita la campagna Potatoes Forever! L’obiettivo che si pone è di informare i consumatori sui metodi di produzione e la sua sostenibilità. L’impatto ambientale è un elemento che i consumatori tengono sempre più in considerazione, le patate vanno decisamente nella riduzione di questo impatto.

Le amiamo e le consumiamo spesso

Non è una sorpresa quindi che gli italiani amino le patate e le consumino molto spesso, superate solo da pochi caposaldi della nostra cucina come pasta, carne e verdure. Le patate sono anche un prodotto di punta del settore agricolo italiano, con 1.3 milioni di tonnellate nella stagione scorsa.  

Più gradite quelle italiane e certificate

Il rapporto qualità/prezzo è indubbiamente uno dei fattori del successo dei tuberi di patata. A guidare la scelta negli acquisti anche il prodotto di origine italiana e la grande fiducia nel gusto delle patate nazionali. I consumatori italiani gradiscono le certificazioni che garantiscono la qualità ed ovviamente i prezzi favorevoli, specie in un momenti di inflazione troppo galoppante.

Ne compriamo sempre in eccesso

La facilità di conservarle contribuisce all’acquisto di quantità superiori a quelle di un solo pasto. Infatti la loro durata come beni consumabili può arrivare a mesi se mantenute in luoghi freschi e al buio. Anche nel caso che germogliassero basta togliere i germogli per renderle immediatamente pronte all’uso.

Utilizzate completamente, anche gli scarti

Come dicevamo delle patate non si butta quasi nulla, le bucce finiscono nell’umido e quindi diventano compost, ma anche tutte quelle inadatte alla vendita perché di dimensioni non corrette, finiscono nella filiera degli allevamenti come alimento per il bestiame. Possono anche essere destinate all’industria della trasformazione, o divenire elemento per la produzione di biogas. Amatissime patate

Amatissime patate

Credits:Pixabay

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Svuotare l’etichetta è il nuovo trend

Le indicazioni del mercato parlano chiaro, il bisogno d’informazioni modifica le abitudini d’acquisto

Dopo una lunga stagione di indicazioni “senza” con grande evidenza ai prodotti alimentari preparati con “zero” o scarso utilizzo dello zucchero, del sale, dell’olio di palma, dell’abbattimento del numero delle calorie, siamo passati ad uno step successivo. I consumatori sono più attenti a ciò  che mettono nel carrello, leggono le etichette e scelgono i prodotti che contengono solo le indicazioni obbligatorie per legge ma che non siano troppo lunghe. Svuotare letichetta è il nuovo trend

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Elenchi molto più brevi

Gli elenchi infiniti di antiossidanti, coloranti e quelli che fanno riferimento a troppo complicate processazioni non sono graditi. L’esigenza di maggiore naturalezza e attenzione a salute e benessere, porta a selezionare le etichette più brevi e pulite. Una etichetta svuotata di orpelli, e lunghe liste, fa immaginare un prodotto semplificato che punta al sapore originale.

Più naturali possibili

L’idea è che un elenco di pochi ingredienti porti a prodotti più vicini ai processi tradizionali di produzione, a sapori più naturali, semplici e più vicini a quelli originali. Una ricerca di gusti che siano il più possibile simili a quelli tradizionali, forse una ricerca di esperienze provenienti dal passato ma che potremmo sintetizzare in bisogno di sicurezza alimentare.

Svuotare l’etichetta è il nuovo trend

L’alta qualità ci avvantaggia

I prodotti italiani in questo senso sono in vantaggio rispetto a quelli internazionali. La ricerca del gusto è ben presente nella nostra tradizione. L’alta qualità è parte costitutiva delle materie prime che arrivano nelle nostre cucine. Siamo pronti ad accogliere innovazioni ma sempre con un piede saldamente fisso alle tradizioni, ai sapori divulgati da nonne e bisnonne.

Solleticare il valore del benessere

In questo senso il bisogno di tornare ad alimenti che ci assicurino il benessere porta ad evitare le etichette che sembrano l’elenco telefonico. Troppi ingredienti mettono in allarme, causano preoccupazione per la propria salute. Il benessere che governa il nostro corpo, si costruisce in ogni pasto, ogni giorno, come ben sa chi è attento a linea e salute in generale.

Etichette sempre più leggere

Le etichette pulite “clean labels” diventano così un biglietto da visita per le aziende che vogliono presentarsi al pubblico in modo trasparente. La riduzione delle voci in etichetta è diventata un must, una esigenza che i consumatori hanno reso esplicita nelle ultime stagioni. Tanto da costringere a ripensare molte delle retro etichette per farle apparire sempre più “leggere

Eliminare è vincente

Le informazioni in rete o in tv che drammatizzano le processazioni eccessive, hanno contribuito in modo particolare a questo snellimento. Le aziende che hanno saputo eliminare molti dei passaggi per ottenere un prodotto più vicino o esattamente uguale alle ricette originali si sono avvantaggiate. La semplificazione è un elemento vincente per attrarre i consumatori più attenti informati e consapevoli. Svuotare letichetta è il nuovo trend

Credits: Pixabay

Benessere, Enogastronomia, Marketing

La Coca-Cola la fa l’intelligenza artificiale

Se ne parla già da un po’ ma pochissimi l’hanno assaggiata

Si chiama Coca-Cola Y3000 e dovrà soppiantare la classica bevanda frizzante. E’ un tentativo di dare una nuova ricetta ed una nuova veste alla bevanda più nota in tutto il mondo. La società di Atlanta cerca di rinnovare per restare al passo coi tempi ed anzi anticiparli. Per cercare di essere attrattivi hanno utilizzato l’Intelligenza Artificiale e le informazioni ottenuta dalla clientela. La Coca-Cola la fa l’intelligenza artificiale

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Immaginate la bevanda del futuro

Hanno chiesto ai bevitori della Coca Cola cosa si aspettassero dal futuro e che cosa avrebbero voluto trovare nelle loro bottiglie e lattine. Il chatbot ha elaborato tutte queste informazioni, che sono state tante e molto circostanziate, per inventare una nuova ricetta, un mix di sapori inusuale ma accattivante.

Nuova grafica, nuova veste e colori

L’Intelligenza artificiale non si è limitata solo al contenuto, ma elaborato anche la nuova vesta grafica. Ne è risultato un contenitore decisamente diverso dal classico rosso Coca-Cola ed anche il logo è mutato. Per annunciare la nuova versione nei giorni scorsi la Coca-Cola ha realizzato un video che è circolato sui social.

Un nome che rimanda al 3.000

Riconoscibile sin dalla lattina passata dal classico colore rosso brillante ad un lilla metallizzato, il font è chiaro, lineare e pixellato. Il logo è stato rivisitato, con una immagine che ricorda una serie di onde. Il nome scelto è Coca-Cola Y3000 Zero Sugar e già nella sottolineature viene indicata come una bibita dal sapore futurista.

Emozioni, desideri e gusti

Per raccogliere le informazioni necessarie, per formulare il corretto algoritmo, ha chiesto ai partecipanti di esprimere le loro visioni del futuro. Ha elaborato le loro emozioni, le aspirazioni, l’immaginario dei colori desiderati ed anche il gusto che vorrebbero trovare. L’impressione immediata è di trovarsi di fronte ad un drink energetico.

Quando la vedremo a scaffale?

L’uscita non è ancora stata resa nota, ma dovrebbe essere imminente. La multinazionale texana intende metterla in commercio negli Stati Uniti, Canada, Cina,  Europa ed Africa in una edizione limitata di lancio. Vuole evitare di ripetere l’errore fatto nell’occasione della New Coke, quando dovette ritirare le nuove bottiglie e lattine perché non gradite dal pubblico. Un inserimento graduale sembra il modo corretto per sondare il mercato.

Gusto di? 

I pochi che l’hanno assaggiata hanno dato una miriade di risposte diverse. Segno che la nuova ricetta è un mix inusuale che raccoglie molte informazioni e le assembla in una configurazione inattesa. Si va dal gusto di chewing-gum, allo zenzero, alla banana, ma nessuno di questi gusti ha soddisfatto completamente i degustatori. Nessuno ha indicato la Coca-Cola 3000 come migliore della tradizionale

Un altro tentativo fallito?

Solo il tempo dirà se Coca-Cola è riuscita nell’intento di attirare la clientela tradizionale o nuovi consumatori. Sinora qualsiasi tentativo di modernizzazione ha funzionate solo nella veste grafica e nel formato dei contenitori, ma non nel contenuto. Ce la farà la 3000 a vincere sul fascino della “vecchia usuale bevanda”? 

Novità o effetto nostalgia? Chi vincerà?

Per aggiungere pepe al progetto, e spingere sul pedale del futuro e futuribile hanno aggiunto alle lattine un QR code. Questo consente di raggiungere contenuti futuristici e immaginifici. Forse l’entusiasmo di chi spera in futuro a colori solleciterà a consumare il nuovo prodotto.

La Coca-Cola la fa l’intelligenza artificiale

Credits: courtesy Coca-Cola

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A caccia dei nonni

Una riscoperta o un usato sicuro?

E’ un fenomeno evidente quello dell’utilizzo dei nonni e delle nonne nell’advertising. Il rapporto tra nonni e nipoti viene sempre più sottolineato. Segue e evidenzia una situazione sempre più diffusa, in cui i nonni sono gli educatori che si sostituiscono sempre più spesso ai genitori, troppo oberati dai ritmi del lavoro. Sono loro che accompagnano e riprendono i nipotini a scuola o alle attività supplementari, nuoto, palestra, danza, calcio, ecc. A caccia dei nonni

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Uno scambio di saperi tecnologici ed esperienze

Avviene anche una sorta di scambio che consente ai più anziani di cercare di stare al passo con le tecnologie e l’utilizzo di computer e smartphones. Mentre i nonni dispensano saperi, esperienze di vita e saggezza, e pazientemente attendono che le lezioni siano finite, i nipoti illustrano i passaggi con cui utilizzare i devices, ormai indispensabili per moltissime attività. 

L’effetto cucina

Ma c’è un aspetto da non trascurare affatto, l’effetto cucina. I nipoti si appropriano e divorano i manicaretti confezionati dalle nonne e col crescere dell’età, scoprono le ricette che fanno parte della cultura alimentare tradizionale italiana ed internazionale. I nonni oltre a dispensare affetto e consentire le scappatelle che sono invise ai genitori, hanno anche la funzione di dispensatori di regali e paghette

A caccia dei nonni

Il conto a cui poter attingere

Un aspetto non secondario per rinsaldare un rapporto che parte dall’infanzia e viene rinfocolato anche con la crescita, fino a cospicui aiuti negli studi e nel metter su casa indipendente. I nonni sono un importante aiuto per raggiungere l’indipendenza anche morale e sentimentale. Sanno consigliare e danno sempre una spalla su cui accoccolarsi e sentirsi protetti e compresi.

Prima voce il gioco

E’ la parte ludica quella che mantiene vivace il rapporto nonni /nipoti. Inizia coi giochi condivisi che aumentano di livello e di difficoltà man mano che si cresce. Si passa dal colorare assieme o ingaggiare sfide con la playstation o altre console elettroniche. La prima voce che i nipoti citano parlando dei nonni è la loro disponibilità a giocare e a passare tempo assieme, passeggiate, parco giochi, attività sportive, videogames, ecc… 

A caccia dei nonni

Seconda voce il cibo

La seconda voce che citano, e non è certo una sorpresa, riguarda il cibo, i pranzi, le specialità delle feste, i dolci, e tutte le bontà con cui i nonni coccolano i nipotini, anche se hanno già 40 anni. Il buon cibo consumato assieme è un ricordo indelebile, quello su cui poggiano molte delle memorie più gratificanti che riguardano la famiglia ed i nonni in particolare.

Gli insegnamenti che restano

Storie, racconti, avventure, esperienze accumulate sono quelle che restano e sono ricordi che non scolorano. Sono gli insegnamenti che i nonni hanno saputo trasmettere alle generazioni più giovani e che sono ammorbidite dal salto generazionale. Non dover forzatamente svolgere il ruolo educativo dei genitori, alleggerisce i rapporti e rende più disponibili i nipoti ad aprirsi per quanto riguarda i sentimenti. Un vecchio adagio dice che “per far innamorare una persona devi passare dal suo stomaco”, e probabilmente è proprio il rapporto costruito a tavola con ottimo cibo a rendere saldo il rapporto nonni/nipoti. A caccia dei nonni

A caccia dei nonni

Credits:Pixabay

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Una cantina con fontane di vino

Scoperta in una villa romana vicino alla via Appia una organizzatissima cantina lussuosa.

Una costruzione che fa pensare ad una attività commerciale e ludica legata alla vendemmia e al suo festeggiamento, è stata scoperta vicino a Roma. L’anno chiamata Villa dei Quintili, dal nome della gens che l’avrebbe costruita. Erano una famiglia ricca che aveva importanti ruoli di potere, servirono infatti come consoli romani attorno al 150 D.C. Una cantina con fontane di vino

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Espropriati da Commodo

Le loro fortune s’interruppero bruscamente quando l’efferato imperatore Commodo decise di eliminarli fisicamente e d’impossessarsi delle loro proprietà. Era una villa che poteva definirsi una mini città dotata di servizi essenziali e di molte comodità come un centro termale ed un teatro. Probabilmente era un luogo di delizie e di rappresentanza.

Un lusso esagerato per una cantina

Molta curiosità ha riservato il ritrovamento di una cantina che potremmo definire lussuosissima lastricata di marmi e ceramiche, con tre vasche per la pigiatura. Il luogo è talmente bello e curato, per essere una cantina, da far pensare ad un luogo destinato ad uno spettacolo rituale in onore della vendemmia. Forse fu lo stesso Commodo ad ordinare che fossero costruite in modo da rappresentare la sua ricchezza.

Pavimenti e condotte in marmo 

La scelta dei pavimenti in uno scivolosissimo marmo rosso, s’immagina vada in quella direzione, più una cantina dimostrativa che veramente produttiva. Dalle vasche di pigiatura il mosto sgorgava attraverso canali di marmo verso l’esterno dove confluiva in grandi tini dove poteva fermentare. Una festa per gli enologi e gli invitati del tempo che potevano servirsi direttamente da quelle canalizzazioni, in cui i Romani erano maestri come dimostrano i loro acquedotti.

Una cantina con fontane di vino

Sale per banchetti

La Villa Quintili era dotata di svariate sale per i convivi e banchetti, questo fa immaginare che fosse una località destinata ad essere un luogo di divertimenti. La ricchezza dei pavimenti con intarsi di svariati marmi supporta questa teoria. La curiosità riguarda piuttosto il fatto che, in loco, non si ricordino vigneti di particolare valore e che la cantina fosse una dimostrazione di ricchezza anziché una efficiente azienda vitivinicola.

Vino costoso ed esportato ovunque

Il vino era molto costoso e chi lo commerciava possedeva sicuramente buone rendite. Probabilmente i proprietari delle vigne festeggiavano copiosamente l’inizio della stagione della vendemmia che riempiva i loro tini e donava nuova consistenza ai loro capitali. i vini laziali e campani erano celebri e venduti in tutto il bacino del Mediterraneo grazie alla grande flotta commerciale e all’ottima rete stradale che i Romani avevano saputo costruire.

Cultura enoica 

La cultura enoica che seguiva le rotte commerciali romane aveva influenzato molte delle società e delle popolazioni con cui interagiva. Il vino era allo stesso tempo rituale laico e religioso. Non poteva mancare nei banchetti e nei doni agli dei. Molto vino è stato utilizzato nei secoli con scopi medicamentosi, accrescendone così l’importanza e la ricchezza morale, togliendo in parte la patina negativa legata all’ebbrezza. Una cantina con fontane di vino

Una cantina con fontane di vino
Una cantina con fontane di vino

Credits: Pixabay, unknown

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Come salvare il cioccolato più ambito del mondo

Piante di cacao creduto perduto per quasi un secolo è stato ritrovato in una sperduta valle del Perù

Nelle foreste pluviali dellEcuador, cresceva un cacao dal sapore sorprendentemente buono. Morbido, setoso e dal ricchissimo di sapore, era e usiamo il passato, il preferito di alcuni cioccolatieri disposti a pagare prezzi da capogiro per averlo.Era il celebrato Nacional coltivato già da oltre 5.00 anni. Come salvare il cioccolato più ambito del mondo

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il vero cioccolato da intenditori

Il Cioccolato con la C maiuscola, veniva coltivato in diverse aree interne dell’Ecuador.  Gli europei crearono nuove piantagioni più vicine alla costa, circa un secolo dopo che Cristoforo Colombo aveva “riscoperto” le Americhe. Non possiamo fare congetture su dove e come la malattia si propagò, ma queste splendide piante di cacao, vennero colpite dal marciume gelido, che le fece morire tutte. Un vero disastro ecologico e gastronomico.

Una fama meritata

Grazie al sapore intenso questa varietà di cacao divenne velocemente famosa. Potremmo dire che l’economia del paese venne sospinta quasi solo dal Nacional, grazie all’esplosione di richiesta proveniente dall’Europa. Amburgo era il porto in cui si svilupparono quasi tutti i commerci relativi al cioccolato tra 800 e inizio ‘900, e il Nacional era il più gradito. 

Un secolo fa la scomparsa

Nel 1919 sembrava che tutte le piante fossero scomparse e il raccolto fosse quasi azzerato. Una leggenda voleva che alcune piante si fossero salvate in una valle sperduta nel Perù. Una ricerca a tappeto degna di Indiana Jones, ha coinvolto migliaia di piante per rintracciare quell’Eldorado. La ricerca ha dato frutti ed ha appurato che la piccola valle esiste veramente. 

Come salvare il cioccolato più ambito del mondo

Cacao Nacional salvo in Perù

A sorpresa, alcune piantagioni di cacao in Perù, non furono colpite così duramente, e alcune piante del Nacional si erano salvate. Questa valle molto isolata è riuscita mantenere in vita, e sani, alcuni degli alberi originali. Esaminando il DNA delle piante più secolari hanno trovato che erano le pro-pro-nipoti delle piantagioni millenarie. Grazie al ritrovamenti di queste piante è iniziato un percorso di recupero di quel cacao prelibato. 

Rimboschire l’Ecuador anche col cacao

Un’associazione ambientalista si era già posta l’obiettivo di ripopolare le zone ecuadoriane divenute incolte. Ora però il progetto si è integrato con quella rinascita, e la collaborazione tra ecologi e coltivatori s’è fatta più forte. Hanno coinvolto una quarantina di famiglie di contadini, per il rimboschimento delle piantine nate dalle vecchie piante di cacao ritrovate. L’obiettivo è contemporaneamente di riattivare il business del cacao e di ripristinare le foreste ecuadoriane

Terreni nuovamente lavorati e curati

I terreni incolti o lasciati al degrado, vengono nuovamente lavorati nella speranza che presto la foresta riprenda i suoi spazi. Il fatto che abbiano resistito alla malattia fa pensare che possano essere diventate immuni e quindi più forti e resistenti. Per facilitare il reintegro delle piante, hanno dato vita a vivai per le piantine che crescono dalle fave originale ed altre piantine vengono ibridate grazie ad innesti

Come salvare il cioccolato più ambito del mondo

Contributi ai contadini

Le famiglie che coltivano Nacional ricevono un contributo per le spese che dovranno sostenere, e per i mancati introiti per gli anni in cui dovranno attendere che comincino a dare frutti. Il Nacional ha una crescita lenta e non fruttifica molto, rispetto ad altre piante di cacao. Ma l’attesa sarà sicuramente remunerata in modo soddisfacente. Per questo le fave di Nacional sono pagate almeno il triplo delle altre. La vendita è garantita e questo aiuta i coltivatori in progetti a lungo termine. 

Proteggere e conservare

La sostenibilità del progetto si sposa con le esigenze di proteggere e conservare l’ecosistema. Il Nacional gradisce i terreni ombreggiati, perciò le piantagioni crescono con altri alberi di alto fusto in grado di produrre ombra e dare cibo e riparo anche alla fauna locale. 

Barrette da vendere in oreficeria 

Le barrette di Nacional (ora rarissime) possono arrivare a costare quasi 500 dollari. Non sareste curiosi anche voi di assaggiare questa delizia? Come salvare il cioccolato più ambito del mondo

Come salvare il cioccolato più ambito del mondo

Credits:Pixabay