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Eliminare vecchie cellule per vivere senza malattie

Riuscire a sbarazzarsi delle cellule più vecchie potrebbe garantirci un invecchiamento molto più sano

È il progetto a cui stanno lavorando alcuni scienziati che tentano di creare farmaci in grado di effettuare una selezione delle cellule. L’invecchiamento è spesso la cronicizzazione di molte malattie che da sole non sarebbero pericolose o in grado di limitarci. Soprattutto il cervello è spesso vittima delle degenerazioni cellulari, che accelerano l’invecchiamento. È un mercato enorme quello che si apre, le persone invecchiano sempre più, e arrivano a farlo con una salute migliore rispetto ai loro avi. Eliminare vecchie cellule per vivere senza malattie

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Obiettivo immortalità?

L’obiettivo non è l’immortalità, anche se a qualcuno piacerebbe, ma arrivare alle ultime stagioni in uno stato di salute migliore. Invece di allungare la vita, il target è allungare la salute, regalare porzioni di vita sempre più ampie, libere da malattie. Le cellule più vecchie, arrivate ad un certo punto smettono di dividersi, ma non muoiono e non vengono espulse. Il loro ruolo, purtroppo, è quello di diventare l’ambiente tossico in cui possono svilupparsi malattie e infiammazioni. Le cellule cosiddette “senescenti” sono state collegate ad osteoporosi, diabete, ictus e altri impicci in cui spesso c’imbattiamo da anziani

Alzheimer e artrosi

Alzheimer e artrosi sono due dei malanni che colpiscono più spesso le comunità di anziani. La ricerca è rivolta in questi campi, e si spera di ottenere risultati. Ma è decisamente troppo presto per parlare di effettiva terapia. L’eliminazione delle cellule anziane non è ancora stata testata in modo rilevante, perciò dovremo attendere per conoscerne il potenziale, che non è rivolto solo alle terze e quarte generazioni, ma anche ai giovani che abbiano avuto problemi. Trattare anche le lesioni traumatiche o i postumi delle chemioterapie, apre uno scenario nuovo e assai interessante.

Eliminare vecchie cellule per vivere senza malattie

Riscontrate dopo circa 50 cicli

La senescenza delle cellule è stata notata dopo una cinquantina di cicli. Smettono di dividersi e assumono caratteristiche anomale. Gli scienziati hanno anche scoperto centinaia di geni che le cellule senescenti attivano. Lo fanno per arrestare il ciclo delle cellule, e bloccare i meccanismi naturali di autodistruzione. Le cellule senescenti non sono necessariamente un problema ma pare che restino in giro troppo a lungo. Il sistema immunitario negli anziani non riesce ad eliminarle tutte e la loro presenza può danneggiare i tessuti circostanti.

Come eliminare le cellule vecchie

Se le cellule troppo vecchie sono un problema, occorre trovare il metodo per rimuoverle. Da esperimenti di laboratorio effettuati su topi, l’eliminazione delle senescenti ha allungato la loro vita e l’ha resa più sana. Questo parziale successo ha destato l’attenzione di molte case farmaceutiche che hanno stanziato fondi per altre ricerche. La caccia ai farmaci in grado di eliminare le vecchie cellule ha preso molto vigore. Il prossimo passaggio sarà arrivare a test su pazienti umani. Molto interesse anche da parte delle aziende spaziali. In questo caso si tenta di evitare l’invecchiamento cellulare accelerato causato dall’esposizione prolungata alle radiazioni nello spazio.

Risultati ancora scarsi

Cresce l’eccitazione rispetto a queste ricerche, ma siamo ancora agli esordi. Qualche piccolo successo non consente di gridare al miracolo. Gli effetti collaterali sono una preoccupazione continua. Anche se il riferimento è su pazienti che hanno avuto necessità di cure intense. L’anti-senescenza non prevede trattamenti assidui per restare in salute. Trattamenti personalizzati, come vorrebbe la medicina del futuro, validi per soggetti che necessitano di medicinali giusti al momento giusto. Senza eccessi, per restare sani e agili, ed invecchiare dolcemente senza acciacchi debilitanti. Eliminare vecchie cellule per vivere senza malattie

Eliminare vecchie cellule per vivere senza malattie
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Le piante strillano se in pericolo

Se maltrattiamo una pianta o cerchiamo di tagliarla manda avvisi sonori.

Trattate bene le piante se non volete farle strillare. Se non date loro da bere al momento giusto o cercate di strappare un ramo loro piangeranno ed emetteranno suoni. Useranno frequenze in gamme che non sono utilizzabili per il nostro udito, ma altre piante o animali le udiranno. La leggenda del pollice verde forse si spiega così. Le piante trattate bene in qualche modo comunicano alle altre “qui si vive bene” quelle trattate male diranno “qui è un postaccio per noi”. Le piante strillano se in pericolo

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Urla rivolte anche agli animali

Noi umani non possiamo sentirle, ma probabilmente gli animali riescono ad avvertire quei suoni a 3-5 metri di distanza. Forse non sono grida di soccorso o di paura, potrebbero essere rumori di crescita o essere provocati dal vento, ma le piante quando sono stressate emettono rumori. Gli scienziati hanno volutamente trascurato e maltrattato piante di tabacco e pomodoro e le hanno microfonate. I sensori acustici, posti a una decina di centimetri dalle piante, hanno registrato i messaggi che le piante emettevano. Utilizzavano messaggi sonori diversi, a seconda del tipo di stress, quindi le piante sanno comunicare. Sanno differenziare i messaggi che vogliono mandare all’esterno.

Le piante strillano se in pericolo

Emettono rumori tutte

Tutte le piante emettono rumori, ma mentre le piante sane lo fanno circa una volta l’ora, le piante danneggiate o inaridite lo facevano tra 25 e 35 volte ogni ora. Sono dei piccoli clic e pop, non sono melodie o canti, assomigliano più ai suoni degli imballaggi pluriball quando ie facciano scoppiare. Probabilmente utilizzano le bolle d’aria intrappolate nella linfa per ottenere questi suoni. Questi segnali sonori se fossero captati dagli agricoltori potrebbero indirizzarli a regolare l’irrigazione, un elemento indispensabile nell’agricoltura moderna.

La scarsità di piogge

La scarsità delle precipitazioni rende necessario un uso sempre più personalizzato ed accorto delle risorse idriche. Ogni pianta potrebbe se riuscissimo a codificare i suoi messaggi acustici, ottenere il giusto fabbisogno, evitando sprechi. Un modo consapevole e sostenibile per un’agricoltura attenta al territorio e alle risorse disponibili. Risparmiare acqua per destinarla ad altri usi sempre più precisi è una sfida per modernizzare la produzione agricola e migliorare i consumi. Le piante strillano se in pericolo

Le piante strillano se in pericolo

Credits: Pixabay

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Un liquore particolarmente etico

Lo Chartreuse fanno solo i monaci francesi e a loro non interessa produrne altro

Proviamo a metterla così. Possedete un brevetto unico al mondo. Tutti chiedono il vostro prodotto e sono disposti a strapagarvi, se lo producete. Ma a voi non frega niente di guadagnare di più e mantenete lo stesso livello produttivo. Esistono due opzioni, o siete dei pazzi matricolati che soffrono di masochismo, o siete dei frati certosini dai principi etici. Un liquore particolarmente etico

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Seconda opzione

In questo caso parliamo della seconda opzione. I frati certosini che hanno la loro sede sulle Alpi francesi posseggono una ricetta esclusiva che custodiscono preziosamente. Per produrre lo Chartreuse servono 130 erbe selezionate, spezie, fiori e tanta pazienza. La lavorazione dura un anno intero e la produzione è contingentata. Pensate sia un vezzo perché loro hanno fatto voto di non curarsi del denaro e dedicarsi alla preghiera e alla contemplazione? Non è così

Mantenere i conventi

Il denaro ricavato dalla vendita del liquore serve a mantenere i conventi, i monaci ed a sostenere azioni di volontariato e assistenza. Perciò il denaro sarebbe graditissimo e utile ma c’è una questione etica di fondo. I monaci sono molto preoccupati che la raccolta delle erbe e fiori possa arrecare danni ambientali. Non vogliono che la produzione del liquore possa intaccare l’equilibrio ambientale.

Un cocktail riproposto

La richiesta è incrementata dopo che un cocktail sta avendo un grande successo. È la riproposizione del Last World, che è molto richiesto, ma la difficoltà di reperimento del liquore dei monaci sta creando imbarazzo. Recentemente i frati hanno inviato una mail ai fornitori, chiarendo che anche se la richiesta è molto forte non intendono aumentare la disponibilità del loro liquore verdognolo. I grossisti si sono messi le mani nei capelli, perché la domanda è tale che chiunque farebbe carte false pur di produrne di più. Ma i monaci sono irremovibili.

Un liquore particolarmente etico.

Compiti religiosi in primis

Non c’interessa guadagnare di più e ci distoglierebbe da quelli che sono i nostri compiti religiosi, quelli per cui siamo entrati in convento. Non c’interessano viaggi di lusso e comodità, preferiamo una vita spartana dedicata alle preghiere e alla meditazione solitaria. Teniamo più a mantenere intatto l’habitat che ci fornisce le erbe necessarie. Produciamo già un milione di bottiglie l’anno e non vogliamo superare quella soglia.

40 tonnellate di materie prime

Preleviamo 40 tonnellate di materiale e non vogliamo danneggiare il pianeta solo perché qualcuno pensa che dovremmo farlo ed avere maggiore disponibilità del liquore. A noi interessa maggiormente l’equilibrio della vita monastica, produrre maggiormente ci distoglierebbe dalle preghiere e dovremmo farci aiutare da personale esterno. Le nostre pianificazioni non riguardano il presente, ma le attività che si svolgeranno tra secoli. Amiamo le piante, le erbe e i fiori che raccogliamo vogliamo che possano essere a disposizione anche di chi verrà dopo di noi. Un liquore particolarmente etico.

Credits: Ralf-Roletschek, Pixabay

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A cena completamente nudi

Una tendenza di moda in alcune città USA che vorrebbe essere inclusiva

Alla base ci sarebbe una filosofia etica come quella della body positivity (accettazione del corpo) ma è diventato un vero business. Per ora solamente relegato in grandi città come New York e Los Angeles, ma forse destinato a diventare un movimento. A corollario delle cene molte piccole realtà che confinano con le attività di influencer. Organizzate da una modella e artista americana queste cene dedicate al nudismo sono apparse su molte riviste ed ovviamente sui social. Il menu offerto è di tipo vegano. A cena completamente nudi

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Superare l’imbarazzo

Charlie Ann Max parla di superamento dell’imbarazzo iniziale dovuto alla nudità. Comprendiamo che quando una filosofia travalica il proprio aspetto morale e diventa un affarone cadano molti imbarazzi. Le cene sono per sconosciuti con la funzione di conoscersi, mangiare, bere e comunicare senza abiti addosso. Il costo previsto per partecipare è di 88 dollari, meno di un ristorante stellato ma molto di più del classico ristorante sotto casa. Non sono ancora eventi continuativi, ma per partecipare è già necessario superare una pre-selezione.

Solo per donne

Pensati per sole donne, ora anche i maschi sono ammessi, però devono essere “presentati e garantiti” da persone che già hanno partecipato agli eventi. L’aspetto un po’ esoterico delle cene nude è garantito e amplificato dalla presenza di coordinatori che sono specializzati in arti “parallele”. Vengono praticate attività che potremmo definire alternative come meditazioni, respiro, bagni sonori, canti, lavoro sull’intonazione, disegno, ecc. Lo scopo sarebbe di elaborare una sintonia ed entrare in contatto con le proprie capacità interiori.

A cena completamente nudi

3 portate vegane

Le cena si compone di 3 portate basate sui vegetali che vengono coltivati direttamente da Charlie Max e collaboratori. Dopo aver cenato viene stimolata una discussione su temi che rimandato alla rinascita e all’ascolto e alla condivisione di pensiero. Tutto questo: naturismo, desiderio di rinascita, cibi vegani riporta ad esperienze datate alcuni secoli fa. Una filosofia molto in voga in Germania tra fine ‘800 e inizi ‘900, fatta di luoghi ameni, idilliaci, dove “nutrirsi” di bellezza e purezza che riprendi i temi dell’arcadia

Liberazione dagli abiti

L’aspetto di “liberazione” dalle pastoie sociali, simboleggiate dall’assenza di vestiti, ha un aspetto positivo. Resta però intatto quel retrogusto di operazione commerciale ed estetica che solleva molti dubbi. I temi che vengono discussi, sembrano volutamente estremizzati nella tipica formula acchiappa like tanto cara ai social media.

Solo curiosità

In una di queste serate la discussione verteva sulla pittura con le dita del proprio sangue mestruale. La Füde Dinner Experience dovrebbe essere uno spazio liberatorio dove il corpo smette di essere importante e si incentivano arte, e amore per se stessi. Riuscirà ad uscire dall’alveo della curiosità? Intanto Instagram continua a bloccare il profilo e a rigettare le immagini che vengono proposte, bollandole come pornografiche. A cena completamente nudi

Credits: Füde Dinner Experience

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Celebrare la giornata della Terra

Il pianeta blu, la Terra, ha ancora bisogno di molto supporto, e molte azioni.

Sono molte le azioni che si possono attuare ogni giorno per festeggiare il nostro pianeta. Il metodo più semplice è amare la Terra in ogni modo possibile e tenerla in considerazione con tutte le sue contraddizioni. Tutte le azioni che possono deturparlo e metterlo in crisi andrebbero evitate e c’è tanto lavoro da fare in quel senso. Però se manteniamo più saldo il contatto con la Terra possiamo conoscerla meglio e costruirne una relazione migliore. Celebrare la giornata della Terra

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La bellezza

Saper apprezzare la bellezza del nostro pianeta è un passo importante che ci riconcilia coi nostri bisogni interiori. La bellezza può essere ovunque, anche in un timido piscialetto che riesce ad uscire dal cemento di un marciapiede. Sta a noi riuscire a vederlo in quel modo e renderci conto della qualità del luogo in cui viviamo.  Oltre alla vista possiamo affidarci anche all’udito per godere dei suoni della natura, anche il luogo più urbanizzato è ricco di sonorità, di canti di uccelli a cui non facciamo tropo caso.

I birdwatcher

I birdwatcher potrebbero stupirvi mostrandovi tutte le specie che vivono nella vostra area, e che voi non riuscite a vedere. Uccelli che nidificano in posti che vi potrebbero lasciare a bocca aperta. Come i falchi o le poiane che hanno scelto le cime dei palazzi o gli splitter dei vostri condizionatori per metter su casa. Se avete familiarità con le telecamere, potete controllare chi vi ha visitato la scorsa notte. Oltre ai gatti del vicino, potreste immortalare volpi, moffette, ricci, nutrie o magari un daino. C’è una fauna cospicua là fuori che si muove, e che considera il vostro giardino un ottimo posto da esplorare o dove trovare cibo.

Celebrare la giornata della Terra

Osservare gli animali

Osservare gli animali non è solo per esclamare “Ma che carini!” Neppure per fare statistiche su chi ti vive accanto, ma può generare un sistema per accorgersi del proprio ecosistema che cambia. Ogni avvistamento, ogni canto d’uccello può dare un’idea di come si comportino, ritornino, fuggano o scompaiano gli animali nel nostro vicinato. Notizie utili a chi studia questi fenomeni ed utili per la salvaguardia del pianeta. La stessa cosa accade per i vegetali

Coltivare un orto

Far crescere piante, meglio se autoctone, originarie della nostra zona, nei giardini, nei parchi, nei balconi, regala altre informazioni. Inoltre permette di coltivare un orto che darà prodotti a metro zero, migliori per gusto e qualità. Senza uso di anticrittogramici, veleni o agenti chimici. Ortaggi, frutti o verdure che potresti scambiare coi vicini per evitare che i trasporti modifichino la nostra impronta carbonica. Ogni piccola azione è di aiuto per la sostenibilità del pianeta. Ognuno deve farsene carico.

Comunicare meglio

Il nostro impegno quotidiano è corretto che venga diffuso e condiviso. Se tutti conosceranno il nostro impegno, potrebbero essere stimolati ad imitarci. La comunità attenta a ciò che lo circonda può crescere e diventare più partecipe. Ognuno può portare il proprio mattoncino, ma deve saperlo, deve esserne convinto, deve essere coinvolto. Rendere il nostro quartiere, rione, villaggio, paese, città, regione importante, apre alla cooperazione. Rende visibile il futuro e le opzioni per le quali ci possiamo impegnare.

Celebrare la giornata della Terra

Sano, equo, innovativo

È la trilogia di valori su cui impegnarsi a fondo. Un pianeta più sano che sappia valorizzare l’esistente e ciò che può produrre. Dobbiamo nutrire 8 miliardi di persone e dobbiamo farlo nel modo più equo possibile, rispettando le esigenze, gli usi e le tradizioni delle comunità. Non possiamo stravolgere completamente il loro modo di vivere, ma dobbiamo cercare di integrarci maggiormente. Questo significa cedere qualcosa in alcuni casi, per raggiungere un unico risultato, salvare la Terra.

Nuovi leaders per un pianeta duraturo

Pensare ad un mondo duraturo, dove la logica del facile ritorno economico, passi in secondo piano, sembra utopico. Ma dovremo cominciare a ripensare alla nostra economia, ed al modo di intenderla. Dobbiamo creare nuovi leaders che sappiamo portarci verso queste mete. La difficoltà sarà creare le condizioni per una vita migliore, che non produca per consumi eccessivi. Ci salveremo solo se collaboreremo tutti assieme, non sarà semplice cambiare la mentalità e le pessime abitudini di molti, troppi terrestri. Ma la Terra che ci ospita da milioni di anni, se lo merita. Celebrare la giornata della Terra

Celebrare la giornata della Terra

Credits: Pixabay

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La sostenibilità attira clienti

Comunicare correttamente la propria capacità di essere sostenibili è sempre più importante

Per essere più attrattivi ai ristoratori non bastano le stelle o i menù strepitosi. L’attenzione dei consumatori si sta spostando, in modo sostanzioso, verso un mondo più equo ed attento. Il coinvolgimento verso un pianeta, che ha un equilibrio precario, prende forma. Aumenta l’attenzione verso i locali che utilizzano prodotti di stagione e che sanno comunicarli nei loro menù. La sostenibilità attira clienti.

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La ricetta danese

Il Noma di Copenaghen chiude perché i proprietari vogliono trovare nuove formule da proporre in cucina, ma il loro esempio ha fatto scuola. Rapporto col territorio, prodotti a km zero, Un menu ristretto con pochi piatti ma davvero sostenibili. Riduzione degli sprechi, attenzione a tutto ciò che non viene consumato immediatamente. Un interesse verso una green economy che sappia impiegare al meglio le proprie risorse.

Ristorazione intelligente

L’amore per gli agriturismi, a Pasqua l’ennesimo boom di tutti esauriti, è un dato di fatto. È una direzione da perseguire, ma è impensabile che tutti possano trasformarsi in quel senso. I ristoranti non possono tramutarsi in strutture agrituristiche, specialmente per le collocazioni all’interno delle città. Sono però favoriti se riescono a palesare che posseggono un orto dove coltivano le proprie verdure ed aromi. O se possono dimostrare di utilizzare materie prime da mercati equi e solidali.

La sostenibilità attira clienti

Italiani più attenti

Gli italiani sono più attenti al packaging, all’uso della plastica e dei materiali riciclabili, fanno scelte più sostenibili, e stanno attenti agli sprechi. Acquistano prodotti dai mercati contadini, di cui vogliono conoscere provenienza e dettagli. Un approccio diverso rispetto al solo prezzo ribassato dei discount. Una maturazione per il rispetto ambientale dove gli eccessi dei trasporti sono sempre meno compatibili con un mondo migliore. Anche la scelta di consumare meno carne rossa va inteso in quella direzione. Salvo il pianeta comprando meno ma meglio, è il nuovo mantra.

Attenzione al pianeta

Riciclo, riuso, separazione dei materiali da gettare sempre più elevata, fino a sfiorare il 100%. Attenzione a tutto ciò che può danneggiare l’ecosistema, come le raccolte degli oli esausti e quelli da frittura, raccolta delle batterie e dei RAEE (rifiuti elettronici). Maggiore attenzione al risparmio energetico individuale, e alle riorganizzazioni dei propri frigoriferi e dispense, per evitare di dimenticare qualche prodotto. Un aspetto che coinvolge maggiormente i giovanissimi (per cultura) e gli anziani (più abituati a consumi parchi ed oculati).

Operazione simpatia

I ristoratori che riescono a comunicare meglio le loro scelte ecologiche attuano una operazione simpatia che li aiuta ad avere maggiori chance di successo. La clientela tiene sempre più conto quanto arriva nel suo piatto. Alimenti da colture eque o locali vengono privilegiati Una cucina che sia appagante ma rispettosa, per riuscire ad immaginare un futuro migliore. Anche le doggy bag, per portare a casa gli avanzi, stanno diventando sempre più comuni, i clienti non si vergognano più di richiederle. Gli italiani plaudono a tutte le iniziative per recuperare il cibo avanzato, alle banche solidali, ai centri di raccolta per prodotti in scadenza. Un aspetto che nessuno dovrebbe dimenticare. La sostenibilità attira clienti.

La sostenibilità attira clienti
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I veri re di New York sono i topi

Ogni tentativo di ridurre il loro numero è stato inutile

Sono i topi a dominare la scena nella grande mela. Dopo la leggenda urbana dei coccodrilli albini nati nelle fogne della città, ora è il turno dei topi di essere sempre in prima pagina. Non passa giorno senza che qualcuno denunci la loro invadenza. Escono dagli scarichi dei bagni, cadono dal soffitto di vecchi palazzi o scorrazzano tra i piedi degli utilizzatori della metropolitana. Troppi è la parola che accompagna i loro quotidiani avvistamenti. I veri re di New York sono i topi.

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Il sindaco Eric Adams

Il sindaco Eric Adams ha deciso di dichiarare loro guerra ed ha eletto una italo-americana a “domatrice di topi”. La signora Kathleen Corradi ha dichiarato che intende essere la nuova sceriffo e che non darà loro tregua. Non sappiamo se si travestirà da pifferaio di Hamelin per incantarli con la sua musica fino a raggiungere il mare. Ma una cosa che la fiaba non racconta è che i topi sanno nuotare benissimo. Non crediamo che annegarli sia la soluzione praticabile.

Un approccio diverso

Ovviamente servirà un approccio diverso, sinora il sistema di catturarli, avvelenarli, ucciderli non ha dato risultati. Ogni volta il metodo ha dato risultati appena impercettibili, mentre la popolazione dei ratti ha continuato ad aumentare senza pietà. Servirà sicuramente un metodo scientifico appropriato per ripulire la città dalla loro presenza.

I veri re di New York sono i topi

Studiare nuove proposte

Il compito della signora Corradi, sarà di studiare ogni possibile nuova soluzione, che tenga conto delle conoscenze antiche ed attuali delle loro abitudini. I topi di fogna, rattus norvegicus il loro nome scientifico, nonostante il none vengono dalla Cina. Si sono diffusi in ogni parte del pianeta, tranne l’Antartico ed in una piccola isola hawaiana, divenuta celebre proprio per quella proprietà. Hanno cominciato a diffondersi ovunque grazie ai trasporti via mare. Sono saliti a bordo delle navi e si sono lasciati trasportare in ogni porto. Probabilmente a New York sono arrivati nel periodo della guerra con gli inglesi.

Avvelenati e sterilizzati

Avvelenati, gassati, soffocati, sterilizzati tutti interventi senza successo. Sono secoli che gli amministratori newyorchesi tentano di risolvere il problema. I topi sono intelligenti ed imparano velocemente, si adattano alle difficoltà e ai disagi. Comprendono come funzionano le trappole, e dopo poco tempo riescono ad evitarle, e diffondono questa conoscenza alle nuove generazioni. Probabilmente assieme alle blatte sono i candidati a prendere il sopravvento quando noi umani ci saremo estinti.

Pulizia e riordino

I ratti sono gli indicatori che i servizi igienico-sanitari, salute, edilizia, crisi degli alloggi non funzionano o hanno creato disparità sociale. La città ha bisogno di maggiore pulizia e riordino delle strutture pubbliche e private, per combattere questa invasione di roditori. La guerra alla loro sovrappopolazione rischia di diventare una guerra ai più poveri e fragili che vivono in condizioni disagiate. Se la campagna di pulizia per togliere habitat ai topi sarà utile anche agli umani, sarà un’ottima cosa.

I veri re di New York sono i topi

Più puliti del previsto

I ratti razzolano nello sporco per recuperare cibo, ma preferiscono le aree pulite. Purtroppo diffondono molte malattie, alcune assai pericolose come la peste bubbonica e la leptospirosi, anche per gli umani. Raggiungono la fertilità in appena 4 mesi, e questo li rende tra gli animali più prolifici che si conoscano. Ogni femmina può generare circa 50 cuccioli ogni anno. Moltiplicate il tutto per il numero dei presenti e comprenderete quanto il problema sia enorme.

Buona fortuna

Non resta che augurare buona fortuna alla signora Corradi, il lavoro non le mancherà. Le testate newyorchesi hanno salutato il suo incarico con una buona dose di ironia titolando: “C’è un nuovo sceriffo in città”. Nell’epoca della conquista del west, gli sceriffi riuscirono, spesso con le maniere forti, ad imporre che la legge venisse rispettata ed a catturare molti fuorilegge. Ora i fuorilegge hanno baffetti, naso a punta, pelo lungo e coda, riuscirà nell’impresa di metterli tutti in gabbia? I veri re di New York sono i topi.

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Cure mentali con funghi allucinogeni

Nello stato dell’Oregon i pazienti potranno usare funghi sotto il controllo dei supervisori

Gli specialisti gestiranno i viaggi allucinogeni dei pazienti con problemi di salute mentale. È la prima volta che accade, al momento al servizio saranno ammessi solo gli adulti. Il preparato è a base di psilocibina, una sostanza che si trova nei cosiddetti “funghi magici” e che faciliterà le esperienze allucinogene. I risultati ottenuti dalle sperimentazioni effettuate in precedenza, sono molto interessanti. I facilitatori certificati dallo stato guideranno i pazienti in viaggi allucinogeni, che possono aiutare a curare le condizioni di salute mentale. Cure mentali con funghi allucinogeni

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Molte soluzioni

Sono molte le situazioni di successo e di evoluzione positiva della cura per i problemi mentali e non solo, già riscontrati. La terapia ha avuto ottimi riscontri nel combattere le dipendenze da alcool e nel combattere le sindromi depressive. Non è ancora completamente chiaro in che modo la psilocibina intervenga, i medici ritengono che lavori sulle connessioni neurali. Il servizio è attivo dal 1° gennaio, ma ha ancora problemi strutturali per partire a pieno regime.

Coltivatori cercansi

Servono i coltivatori dei funghetti magici per poterli rendere disponibili. Coloro che vorranno attivarsi in quel senso, dovranno presentare domanda, per ottenere la licenza relativa. Dovranno dotarsi anche di laboratori che rispondano a precise esigenze. Inoltre mancano un numero sufficiente di facilitatori al consumo, che saranno formati nei prossimi mesi. Molti di loro sono soggetti già esperti del settore delle malattie mentali. Otterranno il loro permesso di esercitare come guida ai viaggi e potranno praticare.

Cure mentali con funghi allucinogeni

Accompagnatori di viaggio

I facilitatori dovranno accompagnare i pazienti attraverso le esperienze allucinogene. Sederanno con loro nella stessa stanza, e condivideranno un’esperienza molto intima ed intensa, cercando di guidarli attraverso gli stati di coscienza alterati. Le esperienze avranno durate variabili in rapporto alle sensibilità personali dei pazienti. Un “trip” allucinogeno può durare diverse ore, con molte variabili che intervengono a far mutare umore e sensazioni. A volte servirà anche un contatto umano, per questo serve una specializzazione ed una formazione ineccepibile.

Guidare con mano leggera

L’esperienza coi funghetti magici deve essere una guida molto leggera. Non sarò necessario dirigerla, ma sarà importante essere presenti in caso di necessità. L’uso di materiali allucinogeni è vincolato ad articoli di legge che ne limitano profondamente l’uso. Lo studio di questi materiali è iniziato alla fine degli anni 50 ed è proseguito nei ’60 mentre socialmente si sviluppavano beat generation e flower power. Recentemente le discipline legate alle malattie mentali hanno ripreso ad esplorare le esperienze con le sostanze cosiddette “illegali”. Il target è battere alcune dipendenze e la depressione, contro la quale ogni mezzo è permesso. Cure mentali con funghi allucinogeni

Cure mentali con funghi allucinogeni
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Siccità che non da tregua

Non è solo l’Italia ad avere problemi con le scarse precipitazioni

Gli stati occidentali USA utilizzano l’acqua del bacino di uno dei più famosi fiumi, il Colorado, per approvvigionarsi. Ma da alcuni anni le piogge latitano e l’intero bacino è in sofferenza. Non c’è abbastanza acqua per tutti, ma nessuno vuole rinunciare alla propria quota. È un’area molto vasta quella che comprende Arizona, California, Colorado, New Mexico, Nevada, Utah e Wyoming. Ben 7 stati a sottrarre acqua ad un solo fiume. Siccità che non da tregua

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Stati litigiosi

I 7 stati non riescono a trovare un accordo ed hanno fatto passare importanti scadenze per presentare un progetto decente. Ora il rischio è che intervenga direttamente il governo federale a chiudere i rubinetti. Se non verrà presentato un piano fattibile, rischieranno tutti di ricevere solo poche gocce nei prossimi mesi. La situazione è peggiorata dal fatto che entrambi gli invasi che regolano il flusso, vengono utilizzati per produrre energia elettrica. Se i laghi non raggiungono un livello minimo, e sono quasi a quel punto, le centrali dovranno essere fermate.

Un poco come noi

La situazione è allarmante perché assomiglia alla nostra realtà, il Po disperatamente in secca per tutto il periodo primaverile, fa tenere gravi conseguenze. Non solo per i prelievi necessari ad industria e agricoltura, ma per il rischio del cuneo salino. Se il livello non si innalza, le acque dell’Adriatico risaliranno il fiume e contamineranno molte delle colture. Il terreno sabbioso che sta alla fine del suo corso, facilità l’assorbimento delle acque salmastre, e nulla potrà essere coltivato.

Siccità che non da tregua

Una gestione collegiale

La speranza è che nessuna delle regioni che si affacciano sul fiume più grande della Valpadana voglia effettuare gli stessi prelievi delle stagioni scorse. La gestione dovrà essere collegiale per evitare che il cuneo salino superi gli attuali 30 km. Un coordinamento di tutte le attività che riguardano l’uso delle acque è necessario, anche se ovviamente è un palliativo. Tutte le attività che dovevano essere messe in ponte già un decennio fa, sono state posticipate e rinviate.

Correre a tappare le falle

Correre a tappare le falle, aggiustare le tubazioni per evitare perdite, creare i mini-invasi sono tutte operazioni che arrivano quasi fuori tempo massimo. I privati cittadini sono preoccupati per le loro docce estive, ma i consumi dei privati sono relativamente bassi, rispetto ai consumi industriali e agricoli. Urgono provvedimenti per ridurre quegli usi e per passare anche ad una agricoltura 4.0 attenta a non sprecare una sola goccia. I privati possono dare una mano evitando di lavare la macchina ogni settimana, evitando di riempire le loro piscine o annaffiando campi di golf, giardini e parchi. La parola d’ordine è risparmiare i consumi. Siccità che non da tregua.

Siccità che non da tregua

Credits: Pixabay

Benessere, Enogastronomia, Marketing

Birra fatta con la stampante molecolare

Una nuova tecnologia permette di “crearle” senza cottura

Una start-up olandese ha segnato un nuovo limite alla produzione della birra. Utilizza una tecnologia imprevista quella delle stampanti. La Bar.on di Anversa produce birra con una “stampante molecolare”. Bastano acqua del rubinetto e gli aromi contenuti nelle sue cartucce, per produrre bionde, rosse o stout a piacere. Servono solo pochi istanti per avere a disposizione la birra dei propri desideri. Birra fatta con la stampante molecolare

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Gusto ed alcool

Potete decidere quale gusto privilegiare e potete pure modificare la percentuale di alcool. Se preferite una birra “leggera” come le beverine Stella Artois, o “intense” come una Guinness potete modulare la stampante a vostro piacere. Potete scegliere quanto deve essere amara o quali retrogusti deve avere, fruttati o ambrati. Esiste anche la possibilità di realizzarle analcoliche.

Niente fermentazione

Con la stampante messa a punto dalla start-up non c’è la necessità di cuocere e far fermentare la birra. Ognuno può realizzare la bevanda preferita semplicemente decidendo in anticipo, quali canoni e sapori dovrà avere. Semplice come preparare un caffè con le attuali macchinette a cialde, basterà selezionare tra i tasti a disposizione, le varie combinazioni. Se la cosa prenderà piede sarà un altro elettrodomestico pronto all’uso, senza bisogno di andare al supermercato o in birreria a procurarsi le bottiglie o le lattine.

Realizzata con l’esperienza dei microbiologi

La birreria a domicilio è stata sviluppata dagli scienziati di microbiologia dell’Università Vib-Ku Leuven. Le cartucce usano composti chimici che vengono addizionati a normale acqua potabile. Una pratica semplice, alla portata di qualunque massaia, che ha anche implicazioni etiche ed elementi importanti di sostenibilità. Viene eliminata tutta la parte della maltazione, della cottura e soprattutto dell’imbottigliamento, etichettatura e trasporto. Soprattutto i trasporti di bottiglie, keg e lattine costituiscono una grande parte dell’impronta carbonica legata alla produzione e ai consumi della birra.

Testato tutto l’anno

La start-up la testerà per tutto il prossimo anno mentre sviluppa rapporti con le aziende in grado di produrre la stampante in grande quantità. Il progetto ha interessato molte aziende che hanno fiutato una buona possibilità di business. Al momento l’interesse è rivolto, più che ai consumatori finali al settore della ristorazione. Ogni bar/caffè/trattoria/ristorante/pizzeria, potrebbe mettere a disposizione una propria linea di birre a brand personalizzato. Al momento non ci sono notizie sul prezzo dell’attrezzatura, molto dipenderà dal numero dei pezzi messi in produzione.

Birra fatta con la stampante molecolare

Micro-birrifici in allerta

A patire l’eventuale concorrenza sarebbero i birrifici e i microbirrifici che della loro peculiarità di gusto, hanno fatto un punto di forza. Da alimento per degustatori e conoscitori, la stampante renderebbe un lavoro secolare, divulgato da monaci trappisti e mastri birrai una variabile trascurabile. Un mestiere che potrebbe venire svilito, rapidamente, se le reali possibilità di creare il proprio gusto personale prendesse corpo.

I locali non credono al cambiamento

I proprietari delle birrerie e dei pub non credono a questo cambiamento. Ritengono che la socialità che è l’elemento indiscutibile di attrazione per i loro clienti, non potrà essere intaccata. Ma sappiamo che eventi straordinari possono portare ad evoluzioni straordinarie. Anche il cinema sembrava godere di una forza sterminata, ma sono bastati due anni di pandemia per favorire in modo definitivo le compagnie di distribuzione di film in rete direttamente a casa. Il cinema fatica moltissimo a riprendere, potrebbe accadere la stessa cosa alle birrerie.

Restiamo alla finestra

Restiamo alla finestra per vedere come andrà a finire. Sarà in ogni caso necessario assaggiare queste birre stampate molecolarmente prima di poter dare un giudizio. Come molte delle innovazioni alimentari, probabilmente vedremo alzarsi qualche scudo protettivo, in attesa che il governo proibisca anche questo nu food. Birra fatta con la stampante molecolare

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