Si sono lanciati nell’impresa grossi gruppi industriali che hanno annusato l’enorme business
Da soggetto di sostenibilità alimentare destinata a togliere la carne della nostra tavola, si sta trasformando in qualcosa di diverso. Ci sarà richiesta di carne sul mercato mondiale nei prossimi decenni, e s’immagina che il modo migliore sia fornirne una sintetica. Un business enorme, che tiene conto delle difficoltà di produzione degli allevamenti tradizionali e le emissioni di gas serra. Il sentimento negativo che si è sviluppato nei confronti della carne vera, funziona come deterrente e come lievito per l’operazione. Ma è veramente in questo modo che funziona? Solo vantaggi e zero problemi? Non è proprio così. Carne sintetica affarone o truffa Leggi tutto: Carne sintetica affarone o truffa
Occidente in calo
I paesi occidentali, intesi come quelli economicamente più avanzati, stanno riducendo i consumi di carne. Rispondono ad esigenze etiche, che vanno nella direzione di ridurre il peso della nostra impronta carbonica sul pianeta Terra. Ma la domanda di proteine animali, che verrà dai paesi attualmente in fase di sviluppo, sarà molto alta. Alcuni gruppi industriali interessati al business della carne, hanno trovato una soluzione a questo aumento di richiesta. Produrre carne sintetica in vitro, una carne-non-carne prodotta con vegetali ogm, ormoni e lieviti, o con cellule di origine animale.
Occasione persa?
Poteva essere l’occasione per ridurre il consumo pro capite mondiale, minore quantità di carne allevata e migliore qualità. Ma invece hanno preferito puntare su grandi quantità, prodotte artificialmente, su una super-diffusione capillare, ammantandola di valori etici. L’obiettivo è produrne molta a basso costo, e a testarla saranno con ogni probabilità le catene fast food che operano sulla quantità, piuttosto che sulla qualità.
Veramente etico e sostenibile?
Chi ha investito in queste aziende punta sull’aspetto etico e sulla sostenibilità della carne sintetica. Ma ci sono molti distinguo da porre. La chiamano, per darsi una patina di alti valori morali, “no-kill”, perché non prevede macellazione. Però anche quella prodotta in vitro prevede di utilizzare cellule di origine animale per iniziare il processo. La sostenibilità è messa in discussione proprio per il reperimento delle materie prime, che sono super-processate. Contengono cellule moltiplicate in grandi vasche con aromatizzanti e addensanti. Inoltre le carni sintetiche non si differenziano dalle reali. Sono colorate per simulare le carni vere ed avere un aspetto, abbastanza simile a quelle macellate. Anche i sapori sono alterati artificialmente, sempre per poter dare l’illusione di cibarsi di carni vere. Questi processi sono ancora costosissimi, utilizzano molta energia ed acqua, e contribuiscono anch’essi alle emissioni di gas serra. Ancora da quantificare se in misura minore rispetto agli allevamenti tradizionali.
Evita gli allevamenti e i macelli
Eticamente è corretto parlare di diminuzione della violenza sugli animali, in quanto non sono macellati in massa. Ma le cellule che accendono il processo sono in ogni caso provenienti da animali che sono stati uccisi. Diminuiscono le eventuali vessazioni e costrizioni che avvengono negli allevamenti massivi. Ma sarebbe molto più etico e semplice, affidarsi a chi alleva in modo gentile e corretto. Se cessassimo completamente di allevare animali, rinunceremmo ad attività che si sono svolte e sviluppate per decine di migliaia di anni. Ci sono territori che hanno sviluppato tecniche e culture sull’arte dell’allevamento e della cura delle carni, che rischiano di sparire per sempre. Un impoverimento che non è solo economico, ma anche culturale. Serve ridurre, non eliminare.
Ridurre al minimo
La vera soluzione è ridurre progressivamente il consumo, affidandosi solo a produttori di aziende virtuose, limitando i prodotti di origine industriale. I prezzi lieviterebbero e questo creerebbe un discrimine per un consumo ridotto e consapevole. Invece di produrre carni in vitro da cellule animali, o utilizzare vegetali ogm, sarebbe corretto privilegiare la coltivazione di legumi e cereali biodinamici. La carne prodotta in vitro, al momento la trovate solo a Singapore, ma negli USA la carne sintetica di pollo è già sdoganata. Dichiarata non pericolosa per l’alimentazione umana, entrerà a far parte degli ingredienti disponibili per la ristorazione. Anche la UE dovrà prendere decisioni in proposito. Il punto che crea maggior attrito è la denominazione dei prodotti in vitro. Se anche la carne sintetica potrà utilizzare le definizioni di carne, s’ingenererà qualche fraintendimento.
Informazione ancora scarsissima
I consumatori hanno il diritto di conoscere con chiarezza cosa stanno acquistando e mangiando. Se troveranno nei frigoriferi o a banco, prodotti con definizioni come bistecca, hamburger o macinato, non sapranno distinguerli da quelli di vera carne. Occorrono canali separati o una campagna d’informazione veramente capillare. Le etichette dovranno svolgere un compito di grande evidenziazione e definizione del prodotto. Se da un lato si promuove la sostenibilità ambientale demonizzando la carne, ma si utilizzano ingredienti di origine animale e vegetali ogm, non si fa vera informazione. Anzi si tenta di confondere le acque e gabbare il consumatore. La prossima volta che entrate in un fast food delle celebri catene americane, assicuratevi di cosa sono fatte le cose che state per consumare. Carne sintetica affarone o truffa.
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