L’ennesimo tentativo di regolare i voti
Sul fatto che le giurie popolari e quelle degli esperti al Festiva di Sanremo non convergano mai, siamo tutti d’accordo. Ora ci metton becco anche coloro che dovrebbero occuparsi di cose molto più serie. Chi ne gode sicuramente è l’organizzazione del festival che gode di una enorme grancassa pubblicitaria.
La polemica attizza l’attenzione. Anche chi solitamente fa solo spallucce davanti a tutto quello che accade nella rassegna sanremese, prende posizione. La sola giuria popolare è stata utilizzata per molti anni e ci ha inflitto vincitori perlomeno curiosi. Meteore come i Jalisse o Povia o improbabili podi come quelli di Emanuele Filiberto. Cose che sarebbe bene non dimenticare quando gridiamo “torniamo al solo voto da casa“.

Giurie, non ne azzeccano mai una
Ci sono stati anni di giurie pescate a caso nelle varie sedi Rai e non funzionarono granché bene. Erano i festival dei Villa – Morandi, coi fan come nuovi guelfi e ghibellini a darsi battaglia. Poi vennero quelle scelte tra i consumatori di musica (acquirenti), ed anche queste non fecero onore agli artisti proposti. Arrivò poi la grande crisi degli anni ’70 ed ’80, col festival che non veniva nemmeno coperto dalle riprese RAI.
La soluzione con gli esperti sembra la più efficace. Potremmo usare la stessa definizione della democrazia di Winston Churchill. Il peggior governo governo possibile, tranne tutti gli altri. Tocca accontentarsi, la perfezione non esiste. Sanremo è una competizione pressoché unica, dove le canzoni devono essere inedite, in quasi tutti gli altri contest i brani sono già noti o diffusi. Questo impone un ascolto attento ed una lenta “digestione” delle canzoni, prima di emettere giudizi.

Anche Eurovision ha i suoi problemi
Anche in altri contest le votazioni sono affidate ai voti popolari, prendete ad esempio l’Eurovision, ma solo nella prima parte. La finale vede la presenza di esperti provenienti da ogni nazione partecipante. Ogni anno si ripete la litania degli esperti che votano per i paesi confinanti, o coi quali vantano affinità culturali, storiche o linguistiche. Talvolta è vero.
Eppure non è sempre così, due anni fa vinse il Portogallo, unica nazione ad esprimersi in portoghese. L’anno scorso ha vinto Israele, nazione che non vanta amicizie politiche entusiaste, in tutta Europa. Gli esperti hanno dalla loro una certa esperienza e scafatezza, raramente votano d’impulso. Premiano chi ha quel quid e quel pezzo in grado di sopravvivere,, anche dopo due mesi dalla pubblicazione.
Vincere non è sempre positivo
Vincere a Sanremo se non sei già una star (vedi i Pooh), non porta fortuna. Si consolino i secondi, terzi, ecc. ma anche i 24.mi. Ricordare cos’è accaduto a Vasco e Zucchero, snobbati dalle giurie ma trionfatori delle classifiche di vendita. Ciò che veramente importa è essere su quel palco, e lasciare un segno. Se il pezzo è buono diventerà una hit, qualunque sia la posizione raggiunta al festival. E basta con la polemica sui voti popolari o d’esperti a Sanremo. Tanto conta solo la musica.


