Molte realtà stanno sviluppando automi o sistemi di assistenza per gli anziani
L’intelligenza artificiale, in attesa che possa arrivare a svolgere quasi ogni lavoro umano, e renderci disoccupati, viene studiata come sistema integrativo di cura. La solitudine degli anziani è un aspetto che sta a cuore a molte start-up che hanno concentrato lì le loro ricerche. Si parte dall’assunto che aumenteranno in modo esponenziale le persone che avranno bisogno di assistenza nella terza o quarta parte della loro vita. Per loro vengono realizzati automi assistenti per la terza età
E’ giusto pensare che gli anziani saranno soli?
C’è una corrente di pensiero che si interroga se sia corretto delegare ad automi o a sistemi di assistenza la cura dei nostri cari. La vecchiaia vista come un lungo declino, un abbandono di tutte le attività, dove è necessario che qualcuno si prenda cura di loro. Dove il contatto umano è talmente rarefatto che un automa possa prenderne efficacemente il posto. E’ corretto che sia una macchina per quanto ingentilita e resa il più possibile empatica, l’unico rapporto con l’esterno dei nostri nonni? Non sarebbe giusto ripensare le politiche assistenziali e coinvolgere i giovanissimi nella cura degli anziani soli? Sarà in grado una macchina di prendersi cura dei nostri vecchietti meglio di un assistente umano?
Mentre meditiamo su questa razionalizzazione
Mentre pensiamo a cosa è più giusto, l’industria elettronica e robotica compie esperimenti ed elabora nuovi prodotti. Possono essere dei semplici collaboratori vocali, oppure delle strutture che assumono connotati antropomorfi, a somiglianza umana. I robottini creati sia in Italia che in Giappone sono in grado di svolgere molte attività, sono vagamente simpatici, ma non interagiscono molto con le persone. Sviluppare una conversazione con loro è complicato. Impossibile sviluppare una conversazione anche coi robot-pet, che prendono la forma soprattutto di cani. Sembrano comprendere i comandi e le azioni dei loro padroni, reagiscono alle coccole senza avere le incombenze di un cane reale. Non mangiano, non devono uscire per pisciare, non perdono neppure il pelo. Sembrano giocattoli ma sono pensati come animale di compagnia per chi ha difficoltà motorie.
Quali sono i limiti?
Saranno in grado gli anziani di trovare conforto in questi robot o assistenti vocali o ne saranno spaventati? E’ la domanda che si fanno i costruttori di androidi. Non tutti gli anziani hanno le stesse esigenze, a qualcuno basta che gli si ricordi quando prendere le pillole, altri hanno l’esigenza di conversare o di sapere come sarà il tempo o chi sta vincendo il campionato. Qualcuno riuscirà ad individuarlo come una nuova entità nella propria vita, sarà un membro della nuova famiglia, ma quelli che non ne saranno in grado?
E’ ancora un’esperienza brevissima
Stiamo parlando di attrezzature che hanno una vita molto breve in esercizio, cosa accadrà a lungo termine. I nostri anziani vorranno sostituirli con prodotti che hanno subito un aggiornamento o lo vivranno come un’ulteriore perdita? Nessuno ha ancora avuto modo di testarli per un periodo sufficientemente lungo, quelle che facciamo sono solo previsioni. Anche in Giappone dove il mercato è più avanzato, dato il grande numero di anziani soli, nulla lascia comprendere l’eventuale evoluzione. L’A.I. sarà certamente utile nei casi di demenza, di depressione legata alla solitudine, ma sono ancora molti gli elementi da studiare. L’assistenza umana è sicuramente migliore, ma poiché ci sarà presto scarsità di mano d’opera, gli automi diventeranno indispensabili. Facile prevederne il successo anche con tutte le remore del caso. Automi assistenti per la terza età.


Gli anziani hanno bisogno di comfort, cure domestiche, automi che si occupino principalmente della loro nutrizione, pulizia, mobilità, check sanitario ecc. L’aspetto dell’isolamento sociale si supera con la risoluzione dei problemi quotidiani cui un anziano, limitato anche nella presenza di spirito, deve far fronte. Ci vuole l’automazione che assista l’anziano h24 associata, possibilmente, a periodici contatti umani anche attraverso la tecnologia della connettivita’