Abitare, Eventi

Robot dei vigili del fuoco di New York

Ha ispezionato un parcheggio crollato e dato informazioni importanti

Non gode di una positiva campagna di stampa il cane robot impiegato dai Vigili del fuoco della grande mela. Ma ora le cose stanno cambiando nell’opinione pubblica. Il timore che l’utilizzo di robot potesse portare ad una disumanizzazione dei servizi di polizia, sollevava molte perplessità. Il recente impiego in una ispezione ha mutato la percezione nei loro confronti. Robot dei vigili del fuoco di New York

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Crollo in un parcheggio

Un parcheggio è crollato su stesso, una persona è morta e altre 5 sono rimaste ferite. I vigili sono riusciti ad entrare e a recuperare i feriti ed il cadavere. Ma la struttura, dichiarata inagibile e pericolante, non ha permesso di continuare l’ispezione, per controllare che vi fossero altre vittime o feriti. I vigili sono stati allontanati ed al loro posto è stato inviato un cane robot.

Un lavoro encomiabile

Il cane robot ha svolto un lavoro encomiabile, ispezionando tutta la struttura ed inviando informazioni ed immagini agli agenti all’esterno. Questo ha permesso di constatare che non c’erano altre persone intrappolate, senza mettere a rischio l’integrità del corpo dei vigili. Un risparmio in garanzia dell’integrità delle vite umane, che ora fa pendere l’opinione pubblica verso il loro impiego.

Sindaco pronto a spendere

Il sindaco della città ha annunciato che intende integrare il reparto di robot impiegati nella salute e nella sicurezza pubblica. Ora quei cani robotici sono diventati importanti e la loro abilità di muoversi in qualunque tipo di terreno li rende molto graditi e simpatici. Si possono salvare vite due volte, quelle delle vittime di incidenti, crolli o calamità, e quelle dei vigili o dei poliziotti impiegati nello stesso scenario.

Cani robot nelle centrali nucleari

I cani robot sono diventati celebri sia per l’utilizzo in chiave di controllo turistico a Pompei, che per l’uso ispettivo in centrali nucleari. Soprannominato DigiDog era stato acquistato 3 anni fa dalla polizia locale, ma era stato impiegato pochissimo, perché i cittadini lo trovavano oppressivo. Non volevano avere a che fare con un oggetto inanimato e preferivano relazionarsi con agenti in carne ed ossa. Con il nuovo utilizzo ora è stato sdoganato, la sua utilità ne ha facilitato la “riabilitazione”.

Militarizzazione della polizia

Il timore dei cittadini che la polizia stiano seguendo una progressiva militarizzazione aveva bloccato il DigiDog. Troppi eventi negativi che hanno portato al Black Lives Matter, hanno spostato l’attenzione del pubblico, verso il pericolo che la polizia potesse utilizzarlo in modo inadeguato. Dotato di telecamere, microfoni e parzialmente armato, il cane robot poteva diventare un mezzo di offesa e questo non piaceva ai newyorchesi. Il salvataggio delle persone coinvolte nel crollo del parcheggio, ha mutato il panorama anche se il suo aspetto intimorisce ancora molte persone.

Tecnologia spaventa

La tecnologia spaventa ancora molto, questa opportunità di utilizzarla in chiave positiva forse convincerà anche i più restii. L’evento del parcheggio s’è dimostrato molto opportuno per chi caldeggia l’utilizzo della robotica. I cittadini promettono di continuare a controllare che non ci siano abusi da parte di chi lo comanda. Che vengano utilizzati per difendere e proteggere e non per offendere o creare altre separazioni tra i cittadini. Robot dei vigili del fuoco di New York

Credits: vigili del fuoco di New York

Benessere, Enogastronomia

Più spezie e meno sale.

Tra salute e piacere di rinnovare il gusto

C’è una propensione degli italiani a diminuire drasticamente l’uso del sale. Il timore della ritenzione idrica e dell’aumento di peso è uno degli aspetti che fanno la fortuna delle spezie e delle erbe aromatiche. Aggiungere sapore senza usare il sale è diventata un’esigenza molto sentita, perciò i distributori di vasetti o bustine di spezie vengono consultate sempre più volentieri. Più spezie e meno sale

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Trasmissioni di cucina

Al successo delle spezie hanno sicuramente contribuito le trasmissioni dedicate alla cucina trasmesse in tv. Molti cuochi ed influencer suggeriscono di aggiungere ingredienti che possano esaltare profumi e gusti dei propri piatti. I consumatori amano tentare nuove ricette con ingredienti che possano creare un gusto adatto alla propria personalità. La curiosità aiuta a sperimentare ed a mescolare ingredienti e spezie provenienti da paesi e culture lontane.

L’amore per la cucina etnica

La scoperta della cucina etnica contribuisce alla diffusione di aromi che possano ripetere anche a casa, i sapori gustati nei ristoranti etnici e fusion. È la rivincita delle spezie africane ed asiatiche come il cardamomo, la lemongrass, curry (nelle sue varianti), curcuma, cumino, ma anche della paprika. Molto utilizzati nelle cucine asiatiche, con in testa la cucina thailandese, la malese, la vietnamita e l’indonesiana. Ma già molto presenti nei paesi che hanno la cultura dell’inclusione e del melting pot. Sono in grande aumento dove l’etnicità è un valore molto richiesto, o la cucina è frutto di una mescolanza di esperienze da altri continenti. Questo avviene ad esempio nel sud degli stati uniti. La Louisiana in quel senso ha anticipato di almeno un secolo l’uso di fragranze esotiche.

Più spezie e meno sale

Tradizionale mediterranea

Le erbe aromatiche più usate sono quelle tradizionali mediterranee, dove dominano rosmarino, basilico, peperoncino e prezzemolo. Quest’ultimo come vuole il detto popolare, va davvero dappertutto. Anche maggiorana, dragoncello, origano, zafferano e pepe nero fanno parte del gotha delle più utilizzate. Anzi il pepe nero che per secoli ha costituito un’unità di misura e di ricchezza per chi la commerciava, è saldamente al primo posto delle spezie più utilizzate. Molte delle scoperte e delle rotte navali sono nate per poter recuperare le spezie che in Europa non esistevano. Servivano soprattutto a “nascondere” le cattive regole di conservazione delle carni.

Consumi in aumento

Il fascino per cibi speziati e più salutari è decisamente in aumento e a tirare le fila di questo successo sono i più giovani. Mentre le persone anziane tendono a confermare le loro ricette storiche, senza nessuna variante, i più giovani (under 50) sono stimolati a provare. Nuovi sapori, profumi e fragranze che sappiano regalare nuova vita alle portate usuali. Basta un pizzico di questo o quello, per modificare il proprio menu ed arricchirlo di emozioni. Ad esempio un risotto può essere “aggiustato” di sapore in mille modi diversi, sempre nuovo rispetto alla tradizione.

Spezie ed aromi

Spezie e aromi piacciono a tutti, i gusti degli italiani cambiano, anche grazie ad alcuni ingredienti recentemente introdotti. La salvaguardia della cucina italiana tradizionale, viene erosa da questo ventaglio di possibilità. Se non ha attecchito la pizza all’ananas, non significa che altri gusti ritenuti “folli” non possano farsi largo. Venti anni fa una pizza alla nutella o con le patatine fritte, sarebbe passata come un sacrilegio, ora viene proposta in molti luoghi specie ai bambini. Sono le donne ad essere più curiose di sperimentare le spezie, seguite dai single. Forse perché sono alla ricerca di una cucina più salutare ma che abbia più carattere. Più spezie e meno sale

Più spezie e meno sale

Credits: Pixabay

Abitare, Eventi

Il cellulare compie 50 anni

Tutto è cambiato da quando esiste ed evolverà in modi sorprendenti

È cominciato con una semplice chiamata “Hey Marty” la storia della telefonia mobile e portatile. Il primo cellulare il Motorola DynaTAC, ha trasformato il modo in cui comunichiamo e restiamo in contatto col resto del mondo. Una rivoluzione industriale che ha portato quasi alla scomparsa della telefonia collegata coi fili. Oggi ci sono molti più cellulari che persone sulla Terra, con una evidente cattiva distribuzione rispetto alle aree economiche. Ma questo è un problema di difficile soluzione. Il cellulare compie 50 anni

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 Un oggetto fantascientifico

Per chi già c’era nel 1973 il cellulare era un vero oggetto fantascientifico. Era un oggetto di culto che compariva solo nei film di spionaggio, nascosto nelle scarpe o altrove. Per alcuni anni circolo il famoso mattone, il telefono con un corpo di quasi 1 chilo che veniva utilizzato nei film hollywoodiani, come simbolo di estremo potere.  I telefoni per auto esistevano già ma dato il loro peso, circa 40 chili, non potevano essere considerati come cellulari. Dovevano essere installati nel bagagliaio delle vetture e collegati con fili a microfono e cuffia che erano nell’abitacolo. Per ottenere la licenza per montarli nelle vetture, occorreva avere buona reputazione, perciò erano molto limitati.

Mezzo secolo fa

Sembrano passati eoni, ed invece, era appena 50 anni fa. In realtà il cellulare aveva avuto dei precursori già durante le seconda guerra mondiale, ma il vero passo avanti avvenne con la nascita dei transistor, che fecero ridurre le dimensioni e potenziarono i segnali radio. Si passava dal mattone a qualcosa di trasportabile agevolmente, un oggetto tascabile. Anche i tempi di ricarica passavano da 10 ad un paio di ore soltanto. L’interesse crebbe e già nel 1990 gli utenti negli USA superarono il milione, nonostante il prezzo fosse proibitivo, era di 3.500 dollari nel 1983.

Il cellulare compie 50 anni

18 miliardi in 2 anni

Le proiezioni future parlano di 18 miliardi di dispositivi in uso nel 2025. Avremo a disposizione quasi due cellulari a testa, con le ovvie sperequazioni del caso. La fantascienza ha fornito molti suggerimenti agli ingegneri, in Motorola ammettono che l’dea del flip phone (ripiegabile) è arrivata dalle serie “Star Treck”. Sempre da un romanzo di fantascienza venne l’idea per un orologio-telefono, diventato poi i-phone. La letteratura fantastica è piena di idee che sono state sviluppate in anni recenti, e molte coinvolgono il modo di comunicare. I diversi sistemi per restare in contatto hanno stimolato nuove scoperte e nuovi tentativi.

Liberi come l’aria

Il concetto di libertà di comunicare senza vincoli consente di essere raggiungibili ovunque vi sia un segnale radio. È l’essenza della telefonia mobile, potersi dotare di strumenti che ci liberano dalle briglie del filo. Liberi anche di avere tra le mani un oggetto bello, di moda, colorato come piace a noi, glitterato o serio che sia. Sono arrivati in poco tempo le collaborazioni con stilisti che hanno saputo rivestire i piccoli devices in modi originali. Armani Versace e Prada tra i primi a cimentarsi nell’opera di “vestizione”. Un ulteriore passo avanti, da mezzo di comunicazione ad accessorio moda, uno strumento per evidenziare il proprio ceto e la propria appartenenza.

Suonerie e cover

Il mercato delle suonerie e delle cover modificate ad arte ha contribuito in modo formidabile alle personalizzazioni. L’accessoristica, i caricatori, le cuffiette, i bracci estensibili per fare selfie, divennero dei must have.  Le “fastidiose” suonerie, in grado di interrompere qualsiasi momento intimo, hanno portato a nuove sindromi. Il disturbo arrecato dall’uso dei cellulari ovunque, è tale che sono state scritte regole e netiquette, ma nessuna funziona veramente. A tutti noi è capitato il tizio/a che sbraita nel proprio cellulare informazioni personali, che non interessano, ma che siamo costretti ad ascoltare. Unica soluzione sarebbe strangolarlo/a ma pare che ci potrebbero essere conseguenze penali.  In alcuni locali sono comparsi cartelli che dissuadono ad utilizzare i cellulari ed invitano a conversare tradizionalmente.

Sindrome del sono necessario

Una nuova sindrome è comparsa. Quella del “sono necessario”, non posso spegnere il telefono, devo essere reperibile, e devo consultarlo spesso. Una sorte di malia che ci ha stregato, ed ha ridotto la nostra attenzione nella vita sociale. A soffrirne in modo particolare i più giovani, che non mollano il loro piccolo scettro, nemmeno mentre sono a tavola. I social media hanno dato il colpo di grazia alla nostra capacità di interagire con le persone in carne ed ossa. Preferiamo spostare la nostra attenzione verso avatar, chat o gruppi whatsapp, invece di conversare con chi abbiamo di fronte.

Il cellulare compie 50 anni



Il futuro del cellulare? I funghi

Come evolverà? La risposta che pare più credibile è “Sistemi di comunicazione basati sui funghi“. La rete di comunicazione dei funghi è già studiata da molti anni, e ci sono esempi di telecomunicazioni basate su di loro, già in uso. I miceli si comportano come i nostri neuroni, riescono a fornire prestazioni che assomigliano al modo in cui le nostre memorie e abitudini, vengono codificate nel cervello. Le nuove schede madri saranno costituite con funghi. Un aspetto non secondario sarà che potranno essere biodegradabili, e ridurranno in modo significativo i milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, che produciamo ogni anno. Il cellulare compie 50 anni

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Benessere, Enogastronomia, Eventi

Giornata mondiale della lentezza

Elogio della riscoperta della banalità

Il tempo che dedichiamo a noi stessi, non è sufficiente, ci facciamo trascinare dai ritmi della vita e del lavoro. Questo causa stress e cattive abitudini. Anche dopo aver testato lo smart working a casa ed aver migliorato la programmazione dei nostri tempi, non abbiamo compreso il valore della lentezza. Che non è solo dormire più a lungo, ma un modo per vivere ogni giorno diversamente. Imparare a dare importanza ai particolari ed alle situazioni che ci coinvolgono. Giornata mondiale della lentezza

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Una riscoperta di valori

La lentezza è una riscoperta dei valori sui quali abbiamo per troppo tempo glissato, tutto quello che non abbiamo potuto osservare con la necessaria calma. Le occasioni che ci sono passate accanto e che, per troppa fretta, e per compiacere i ritmi che ci vengono imposti, non abbiamo colto. È la riscoperta della banalità, delle cose che ci accrescono intimamente e che ci rendono consapevoli di ciò che ci circonda.

Frenesia e ritmi troppo elevati

Una vita troppo frenetica regola le nostre funzioni e ne piega le esigenze. I ritmi di sonno, veglia, lavoro, pranzo, cena, supermercato, divano, sono scanditi in modo poco funzionale ai nostri bisogni. Riprendere possesso delle nostre funzioni con un miglior rapporto velocità-lentezza è vitale per un’armonica capacità di gustare la vita.

Tutto nuovo, anzi nuovissimo

Le abitudini ad usufruire di tutto ciò che è nuovo, modernissimo, up-to-date, ci crea la convinzione di essere inadeguati. Troppo lenti per rincorrere ogni nuovo prodotto, ogni nuova moda, nuovo gusto, nuovo device tecnologico. Una situazione indotta da chi deve tentare di farci sentire arretrati e spingerci a correre di più per ottenere quei risultati e quei beni di cui spesso non abbiamo nessun bisogno. Nei nostri cassetti invecchiano oggetti che solo un anno fa sembravano il must, il meglio a cui aspirare per sentirsi realizzati. Quanta fatica ed impegno ci sono costati ed ora già li abbiamo dimenticati.

Com’è nata la giornata della lentezza

Il rischio è di vivere in modo superficiale, quasi automatico, utilizzando le risposte più ovvie ai problemi che incontriamo. Dobbiamo tornare al 2009, per comprendere come è nata questa iniziativa. I fondatori del Movimento Slow Food, con la loro promozione dei prodotti alimentari tipici, locali e della cultura gastronomica tradizionale, hanno dato inizio al tutto. Il loro esempio di pratiche sostenibili a sostegno dell’integrità dei prodotti alimentari, ha fatto ripensare a molti degli standard recenti. La lentezza è diventata un elemento cardine della rivalutazione della qualità, non solo agricola, del modo di intendere la vita.

Giornata mondiale della lentezza

Nasce una filosofia diversa

Dalla tavola, il concetto è traslato ad ogni aspetto della vita, uno stimolo ad apprezzare maggiormente le singole attività che compiamo. La lentezza è diventata una componente sociale ed educativa, saper apprezzare appieno, senza fretta, è il risultato a cui tendere. Da allora le manifestazioni si sono moltiplicate ed hanno coinvolto il ruolo della cultura, della conservazione dell’ambiente. Tutti questi aspetti hanno dato vita ad una sorta di filosofia dove salute e benessere sono diventati i cardini su cui poggiare le nostre abilità ed abitudini.

Maggiore attenzione a sé

L’obiettivo della Giornata Mondiale della Lentezza è quello di aiutare a ripensare il modo di vivere con maggiore attenzione a sé stessi e con la consapevolezza di contribuire a migliorare anche la vita degli altri. Interrompere l’incessante corsa che ci obbliga a regole coercitive, è il primo passo da compiere. Per onorare questo elogio del vivere con maggior calma e rispetto, vengono attivate moltissime attività, che pongono la lentezza al centro. Lo scorrere lento è un privilegio ed un diritto di cui dobbiamo impossessarci.

Attività e meditazione

Camminate lente, letture, meditazioni, attività di cucina o artigianali in cui il concetto di tempo venga dilatato e faccia parte dell’attività stessa. Non è più il tempo di tutto subito e di corsa. La lentezza svolge anche un valore educativo, soprattutto ai più giovani non viene concesso di annoiarsi, le loro giornate vengono riempite di troppe incombenze. Questo li abitua ad essere dei giovani e degli adulti frenetici che devono trovare stimoli costantemente. In fondo, saper gustare in modo adeguato quanto ci circonda è un modo di leggere in chiave sostenibile il celebre “Carpe Diem”. Giornata mondiale della lentezza

Giornata mondiale della lentezza

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Abitare, Enogastronomia, Viaggi

Questi polli sono neri fino al cuore

Una mutazione genetica ha fatto diventare completamente neri questi rari polli

Nome scientifico di questa razza è Ayam Cemani. Originario dell’Indonesia, ha molti altri nomi alcuni davvero pittoreschi. In Toscana sarebbe l’idolo dei produttori di Chianti dove il consorzio del gallo nero è decisamente di casa. Il suo essere completamente “dark” lo fa amare molto dai seguaci del gotico, ed ha anche il pomposo nome di Pollo signore di Sith, Qualcuno si è sbilanciato pure in terminologie motoristiche e lo ha rinominato la “Lamborghini dei polli”. Questi polli sono neri fino al cuore

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Una pigmentazione rarissima

La sua particolarità non è solamente legata all’aspetto esteriore, piumaggio molto bello e lucente, ma anche al suo interno. Il pollo Cenami è nero dappertutto, piume, becco, ossa, occhi, artigli, muscoli ed interiora. Anche il suo cuore e persino la lingua sono neri. È molto probabilmente la creatura vivente con la pigmentatura più intensa che si conosca, e deve la sua insolita colorazione ad una mutazione genetica. Se lo cucinerete vi accorgerete che anche il suo petto non è bianco, sembra essere stato trattato col nero di seppia.

Le uova no e la pelliccia

Le uova di questa razza sono l’eccezione, hanno qualche leggera sfumatura ma sono decisamente uova che potreste confondere con le altre. Il sangue, invece, resta invariabilmente rosso. Esistono altri animali completamente neri, ma sempre con particolari di altre pigmentazioni. I merli hanno il becco giallo, altri uccelli hanno occhi colorati e lingue rosa. Esistono quattro varianti di polli neri, oltre a quella indonesiana, una svedese, e due vietnamite. Una di queste, la Silkie, ha anche un piumaggio particolare, morbidissimo, che sembra più una pelliccia rispetto alle usuali penne

Polli da collezione

La relativa rarità di questi polli, ha fatto la loro fortuna. Sono diventati pollame da collezione, da esposizione e sono venduti a cifre molto alte. La loro diffusione come uccelli da esposizione, come rarità, ha permesso la loro diffusione. La iper-pigmentazione che li porta ad essere completamente neri, è una caratteristica che non passa inosservata. Mentre nel resto del mondo vengono allevati per “divertimento”, in Indonesia sono quasi sacri.

2.000 euro a coppia

Il mercato delle rarità porta a far salire i prezzi per le varietà meno diffuse, e il pollo nero non fa eccezione. La valutazione attuale è stimata in 2.000 euro per una coppia in grado di riprodursi. C’è anche un risvolto che potremmo definire spiritico o magico, legato al suo successo. I polli neri in Indonesia sono considerati dei portafortuna, dotati di potere magico. Non vengono mangiati, ma allevati ed accuditi, e solo in rari casi vengono uccisi. Vengono coinvolti in rituali che comprendono l’uso del loro sangue, ritenuto dotato di particolari poteri curativi. Gli spiriti che governano il mondo sembrano gradire in modo particolare le carni ed il sangue del pollo nero. Credono che mettere a loro disposizione qualcosa di gradito, li predisponga all’ascolto delle necessità degli umani. Questi polli sono neri fino al cuore

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Eliminare vecchie cellule per vivere senza malattie

Riuscire a sbarazzarsi delle cellule più vecchie potrebbe garantirci un invecchiamento molto più sano

È il progetto a cui stanno lavorando alcuni scienziati che tentano di creare farmaci in grado di effettuare una selezione delle cellule. L’invecchiamento è spesso la cronicizzazione di molte malattie che da sole non sarebbero pericolose o in grado di limitarci. Soprattutto il cervello è spesso vittima delle degenerazioni cellulari, che accelerano l’invecchiamento. È un mercato enorme quello che si apre, le persone invecchiano sempre più, e arrivano a farlo con una salute migliore rispetto ai loro avi. Eliminare vecchie cellule per vivere senza malattie

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Obiettivo immortalità?

L’obiettivo non è l’immortalità, anche se a qualcuno piacerebbe, ma arrivare alle ultime stagioni in uno stato di salute migliore. Invece di allungare la vita, il target è allungare la salute, regalare porzioni di vita sempre più ampie, libere da malattie. Le cellule più vecchie, arrivate ad un certo punto smettono di dividersi, ma non muoiono e non vengono espulse. Il loro ruolo, purtroppo, è quello di diventare l’ambiente tossico in cui possono svilupparsi malattie e infiammazioni. Le cellule cosiddette “senescenti” sono state collegate ad osteoporosi, diabete, ictus e altri impicci in cui spesso c’imbattiamo da anziani

Alzheimer e artrosi

Alzheimer e artrosi sono due dei malanni che colpiscono più spesso le comunità di anziani. La ricerca è rivolta in questi campi, e si spera di ottenere risultati. Ma è decisamente troppo presto per parlare di effettiva terapia. L’eliminazione delle cellule anziane non è ancora stata testata in modo rilevante, perciò dovremo attendere per conoscerne il potenziale, che non è rivolto solo alle terze e quarte generazioni, ma anche ai giovani che abbiano avuto problemi. Trattare anche le lesioni traumatiche o i postumi delle chemioterapie, apre uno scenario nuovo e assai interessante.

Eliminare vecchie cellule per vivere senza malattie

Riscontrate dopo circa 50 cicli

La senescenza delle cellule è stata notata dopo una cinquantina di cicli. Smettono di dividersi e assumono caratteristiche anomale. Gli scienziati hanno anche scoperto centinaia di geni che le cellule senescenti attivano. Lo fanno per arrestare il ciclo delle cellule, e bloccare i meccanismi naturali di autodistruzione. Le cellule senescenti non sono necessariamente un problema ma pare che restino in giro troppo a lungo. Il sistema immunitario negli anziani non riesce ad eliminarle tutte e la loro presenza può danneggiare i tessuti circostanti.

Come eliminare le cellule vecchie

Se le cellule troppo vecchie sono un problema, occorre trovare il metodo per rimuoverle. Da esperimenti di laboratorio effettuati su topi, l’eliminazione delle senescenti ha allungato la loro vita e l’ha resa più sana. Questo parziale successo ha destato l’attenzione di molte case farmaceutiche che hanno stanziato fondi per altre ricerche. La caccia ai farmaci in grado di eliminare le vecchie cellule ha preso molto vigore. Il prossimo passaggio sarà arrivare a test su pazienti umani. Molto interesse anche da parte delle aziende spaziali. In questo caso si tenta di evitare l’invecchiamento cellulare accelerato causato dall’esposizione prolungata alle radiazioni nello spazio.

Risultati ancora scarsi

Cresce l’eccitazione rispetto a queste ricerche, ma siamo ancora agli esordi. Qualche piccolo successo non consente di gridare al miracolo. Gli effetti collaterali sono una preoccupazione continua. Anche se il riferimento è su pazienti che hanno avuto necessità di cure intense. L’anti-senescenza non prevede trattamenti assidui per restare in salute. Trattamenti personalizzati, come vorrebbe la medicina del futuro, validi per soggetti che necessitano di medicinali giusti al momento giusto. Senza eccessi, per restare sani e agili, ed invecchiare dolcemente senza acciacchi debilitanti. Eliminare vecchie cellule per vivere senza malattie

Eliminare vecchie cellule per vivere senza malattie
Abitare, Benessere

Le piante strillano se in pericolo

Se maltrattiamo una pianta o cerchiamo di tagliarla manda avvisi sonori.

Trattate bene le piante se non volete farle strillare. Se non date loro da bere al momento giusto o cercate di strappare un ramo loro piangeranno ed emetteranno suoni. Useranno frequenze in gamme che non sono utilizzabili per il nostro udito, ma altre piante o animali le udiranno. La leggenda del pollice verde forse si spiega così. Le piante trattate bene in qualche modo comunicano alle altre “qui si vive bene” quelle trattate male diranno “qui è un postaccio per noi”. Le piante strillano se in pericolo

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Urla rivolte anche agli animali

Noi umani non possiamo sentirle, ma probabilmente gli animali riescono ad avvertire quei suoni a 3-5 metri di distanza. Forse non sono grida di soccorso o di paura, potrebbero essere rumori di crescita o essere provocati dal vento, ma le piante quando sono stressate emettono rumori. Gli scienziati hanno volutamente trascurato e maltrattato piante di tabacco e pomodoro e le hanno microfonate. I sensori acustici, posti a una decina di centimetri dalle piante, hanno registrato i messaggi che le piante emettevano. Utilizzavano messaggi sonori diversi, a seconda del tipo di stress, quindi le piante sanno comunicare. Sanno differenziare i messaggi che vogliono mandare all’esterno.

Le piante strillano se in pericolo

Emettono rumori tutte

Tutte le piante emettono rumori, ma mentre le piante sane lo fanno circa una volta l’ora, le piante danneggiate o inaridite lo facevano tra 25 e 35 volte ogni ora. Sono dei piccoli clic e pop, non sono melodie o canti, assomigliano più ai suoni degli imballaggi pluriball quando ie facciano scoppiare. Probabilmente utilizzano le bolle d’aria intrappolate nella linfa per ottenere questi suoni. Questi segnali sonori se fossero captati dagli agricoltori potrebbero indirizzarli a regolare l’irrigazione, un elemento indispensabile nell’agricoltura moderna.

La scarsità di piogge

La scarsità delle precipitazioni rende necessario un uso sempre più personalizzato ed accorto delle risorse idriche. Ogni pianta potrebbe se riuscissimo a codificare i suoi messaggi acustici, ottenere il giusto fabbisogno, evitando sprechi. Un modo consapevole e sostenibile per un’agricoltura attenta al territorio e alle risorse disponibili. Risparmiare acqua per destinarla ad altri usi sempre più precisi è una sfida per modernizzare la produzione agricola e migliorare i consumi. Le piante strillano se in pericolo

Le piante strillano se in pericolo

Credits: Pixabay

Abitare, Eventi

Picasso nei campi

Una curiosa installazione del grande artista spagnolo

Cercate Picasso ma invece di trovarlo al Beauburg di Parigi lo trovate nascosto tra i campi. Lo ha realizzato l’artista campestre Dario Gambarin nei pressi di Verona. Per realizzare la sua installazione ha utilizzato un campo intero. Per vederlo nella sua interezza serve un drone o un aereo. Un’esperienza abbastanza rara che ha colpito la fantasia di molte persone interessate all’arte. Picasso nei campi

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50 anniversario

L’occasione per realizzare il suo “dipinto” è stato il 50° anniversario della morte di Picasso. Non si è servito di pennelli o spatole, ma ha utilizzato il suo trattore. Ha tracciato su carta la riproduzione di un celebre autoritratto dell’artista spagnolo, lo ha memorizzato e poi s’è messo alla guida. Una vera impresa perché mancano riferimenti e ha dovuto utilizzare solo la sua memoria per “fissarlo” al suolo.

Ritratti nei campi

Ha realizzato altri ritratti sui suoi campi, soprattutto di soggetti politici internazionali. La sua tavolozza di colori è data da ciò che coltiva, le stoppie del granturco, il grano o la soia. Deve decidere in anticipo e pianificare le coltivazioni che vorrà portare a termine per averli a disposizione. Dopo il disegno, arrivano la semina e il raccolto a fissare linee e colori.

Opere effimere da gustare dall’alto

Sono opere e ritratti destinati a decadere rapidamente, bastano vento, pioggia e l’azione del sole a modificare le sue opere. Gambarin è molto legato alle opere di Picasso che ritiene essere un maestro da cui si può sempre imparare. Le sue opere in effetti spaziano per quasi un secolo con una grande varietà di segni e stili, una piccola enciclopedia del ‘900 artistico. Picasso nei campi

Credits: Gambarin, wikipedia

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Un liquore particolarmente etico

Lo Chartreuse fanno solo i monaci francesi e a loro non interessa produrne altro

Proviamo a metterla così. Possedete un brevetto unico al mondo. Tutti chiedono il vostro prodotto e sono disposti a strapagarvi, se lo producete. Ma a voi non frega niente di guadagnare di più e mantenete lo stesso livello produttivo. Esistono due opzioni, o siete dei pazzi matricolati che soffrono di masochismo, o siete dei frati certosini dai principi etici. Un liquore particolarmente etico

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Seconda opzione

In questo caso parliamo della seconda opzione. I frati certosini che hanno la loro sede sulle Alpi francesi posseggono una ricetta esclusiva che custodiscono preziosamente. Per produrre lo Chartreuse servono 130 erbe selezionate, spezie, fiori e tanta pazienza. La lavorazione dura un anno intero e la produzione è contingentata. Pensate sia un vezzo perché loro hanno fatto voto di non curarsi del denaro e dedicarsi alla preghiera e alla contemplazione? Non è così

Mantenere i conventi

Il denaro ricavato dalla vendita del liquore serve a mantenere i conventi, i monaci ed a sostenere azioni di volontariato e assistenza. Perciò il denaro sarebbe graditissimo e utile ma c’è una questione etica di fondo. I monaci sono molto preoccupati che la raccolta delle erbe e fiori possa arrecare danni ambientali. Non vogliono che la produzione del liquore possa intaccare l’equilibrio ambientale.

Un cocktail riproposto

La richiesta è incrementata dopo che un cocktail sta avendo un grande successo. È la riproposizione del Last World, che è molto richiesto, ma la difficoltà di reperimento del liquore dei monaci sta creando imbarazzo. Recentemente i frati hanno inviato una mail ai fornitori, chiarendo che anche se la richiesta è molto forte non intendono aumentare la disponibilità del loro liquore verdognolo. I grossisti si sono messi le mani nei capelli, perché la domanda è tale che chiunque farebbe carte false pur di produrne di più. Ma i monaci sono irremovibili.

Un liquore particolarmente etico.

Compiti religiosi in primis

Non c’interessa guadagnare di più e ci distoglierebbe da quelli che sono i nostri compiti religiosi, quelli per cui siamo entrati in convento. Non c’interessano viaggi di lusso e comodità, preferiamo una vita spartana dedicata alle preghiere e alla meditazione solitaria. Teniamo più a mantenere intatto l’habitat che ci fornisce le erbe necessarie. Produciamo già un milione di bottiglie l’anno e non vogliamo superare quella soglia.

40 tonnellate di materie prime

Preleviamo 40 tonnellate di materiale e non vogliamo danneggiare il pianeta solo perché qualcuno pensa che dovremmo farlo ed avere maggiore disponibilità del liquore. A noi interessa maggiormente l’equilibrio della vita monastica, produrre maggiormente ci distoglierebbe dalle preghiere e dovremmo farci aiutare da personale esterno. Le nostre pianificazioni non riguardano il presente, ma le attività che si svolgeranno tra secoli. Amiamo le piante, le erbe e i fiori che raccogliamo vogliamo che possano essere a disposizione anche di chi verrà dopo di noi. Un liquore particolarmente etico.

Credits: Ralf-Roletschek, Pixabay

Abitare, Eventi

Leggende sulle eclissi

L’improvviso oscuramento del cielo è spesso legato ad oscuri presagi

I nostri antenati sono sempre rimasti molto colpiti dai fenomeni naturali. Li legavano ad eventi a volte positivi, ma molto più spesso negativi e cercavano di leggerne le conseguenze. Bastavano due fulmini e si temeva la collera di Giove, figurarsi lo spegnersi del sole. Le eclissi solari hanno affascinato molti astronomi, che avevano compreso come fossero i movimenti celesti a provocarli. In Cina già riuscivano a calcolarle 4.000 anni fa. Non avevano gli strumenti attuali ma si sforzavano di calcolare quando eventi così macroscopici avrebbero avuto luogo. Leggende sulle eclissi

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Presagi di disgrazie

Il popolo, che non aveva i mezzi per comprendere come accadevano, li immaginava come presagi di disgrazie. Agli eventi venivano associate catastrofi, morti di re e potenti, carestie e annate agricole pessime. Alluvioni, terremoti, nubifragi, tempeste, tutto veniva rapportato alle pessime relazioni con le divinità, di cui le eclissi erano sicuramente un segno di disapprovazione delle loro azioni. Su questo le religioni hanno investito parecchio, a partire dalle processioni per far piovere o smettere, o per fermare i barbari o le pestilenze.

Sensazioni di disturbo

Le sensazioni che le accompagnano sono disturbanti per molte persone. L’impressione è che qualcosa stia reagendo in modo molto strano, che il cielo ci possa cadere sulla testa (Asterix docet). Gli animali fuggono a rifugiarsi nelle tane, gli uccelli rientrano velocemente nei nidi, con la sensazione che un pericolo sia imminente. Le galline corrono al riparo nel pollaio chiocciando in modo innaturale come se fossero attaccate da un rapace. Dopo pochi istanti tutto diventa silenzioso. Il tempo sembra sospeso, ed i pensieri si avventurano in aree spaventose, protette e inesplorate. L’aria si raffresca, come se una mano gelida passasse sul mondo, e questo aiuta a pensare ad un sortilegio.

Tutto stravolto

Tutto sembra possibile, ma nel modo sbagliato. Segni che le menti semplici dei nostri antenati hanno elaborato in sensazioni negative o spaventose. Tanto spaventose da essere in grado di fermare pure gli eserciti, che rinunciavano a combattere in caso di eclissi. In molte culture le persone per scacciare i demoni, le streghe o le mostruose creature divoratrici del sole e della luce, facevano rumore, sbattendo pentole e padelle, correndo nelle campagne. Oppure sbattendo le armi sugli scudi e sugli elmi. Le streghe potevano approfittare del momento magico delle eclissi per pronunciare incantesimi. Per impedire che la luna potesse udire le loro parole, e rendere valido il sortilegio, fare strepito era l’unica soluzione possibile. Il rumore in realtà è la reazione al silenzio incombente e alla paura della morte.

Leggende sulle eclissi

Draghi, giaguari e pipistrelli

I nostri progenitori pensavano che qualcosa o qualcuno intervenisse fisicamente a provocare l’eclisse. Le leggende raccontano di un drago (Cina) che volato fino in cielo potesse divorare il sole. Oppure una rana gigante (Vietnam) compiva un gran balzo e divorava entrambi gli astri. I Vichinghi pensavano che il sole fosse inseguito ogni giorno da un gigantesco lupo, che ogni tanto riusciva ad azzannarlo. L’eclisse era proprio il morso del lupo. Le credenze religiose invitavano i fedeli a pregare e fare sacrifici, perché era sicuramente un segno della collera degli dei, o dell’inizio dell’apocalisse.

La fine dell’umanità

In alcune tribù sudamericane a provocarle era due figure mitiche: un Pipistrello Gigante e il Giaguaro Celeste. Entrambi avevano il potere di mordere o rosicchiare il Sole e sua sorella la Luna. La loro azione provocava le eclissi e portava grandi cambiamenti che potevano coincidere con le scelte delle comunità. Alcune tribù sono tuttora convinte che la fine dell’umanità sia vicina e questa lotta del Pipistrello Gigante e del Giaguaro Celeste, porterà alla distruzione di tutte le stelle e i pianeti. In alcuni rari casi per cercare di allontanare le eclissi venivano compiuti sacrifici per placare le collere divine, che potevano essere anche umani.

Stregoni, maghi e sortilegi

La letteratura fantasy si nutre di eventi naturali estremi. Ma non c’è bisogno di scomodare Tolkien per momenti legati alla magia e alla stregoneria. In alcune culture si immagina che sia l’intervento di uno stregone molto potente, in grado di dominare il corso degli astri a far avvenire le eclissi. Indubbiamente il segnale di un potere spaventoso, legato alla magia nera, che faceva leva sul senso di impotenza degli umani. Infine, due esempi dalla cultura rabbinica ebraica, dove si fa coincidere la cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden con una eclisse, così come la crocefissione di Gesù.

Cultura e tradizioni popolari

Ci sono molte credenze popolari di cui si perdono le tracce nella notte dei tempi. Bisogna correre a sbarrare porte e finestre per evitare che gli spiriti notturni, liberati ingiustamente durante il giorno, possano entrare nelle case. Si deve porre particolare attenzione a proteggere le donne in gravidanza, le più sensibili agli eventi magici. Ancora oggi in India i bambini nati col labbro leporino vengono indicati come coloro che sono nati durante un’eclisse. Pare che anche Colombo abbia sfruttato a proprio vantaggio una eclisse, minacciando gli abitanti della Giamaica, riluttanti a fornirgli vettovagliamenti, di oscurare la luna. Ovviamente l’evento, di cui era a conoscenza, spaventò i nativi che offrirono i loro servizi e le derrate richieste. Leggende sulle eclissi

Leggende sulle eclissi

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