La riforestazione è un elemento fondante per assorbire anidride carbonica ma la soluzione non è solo sopra il mare.
Le alghe possono essere un grande alleato per imprigionare l’anidride carbonica sul fondo del mare e degli oceani. Però dobbiamo prendercene cura, in molte aree si stanno ritirando perché le ondate di calore stanno cambiando il microclima subacqueo. Gli oceanologi stanno studiando il modo per ripristinare appieno la flora marina e renderla in grado di svolgere questo importante compito. Alghe che divorano l’anidride carbonica
Gas serra assorbiti
I gas serra potrebbero essere assorbiti più celermente, le alghe hanno la possibilità di svilupparsi molto più velocemente delle specie arboree. Le grandi praterie che crescono sui fondali sono lo strumento perfetto, hanno la capacità di assorbire e trattenere l’anidride per secoli. Dando alla Terra il tempo per riportare le temperature a livelli migliori. Il potenziale delle alghe deve essere ancora perfettamente studiato e compreso.
Il polmone amazzonico
È la foresta pluviale amazzonica a svolgere il ruolo più importante nell’assorbire i gas serra e fissarli nel sottosuolo. Anche se una recente rilevazione ha dimostrato che in realtà sono le alghe a fissare più anidride carbonica. La commissione Europea ritiene che la sua rimozione e il suo stoccaggio siano l’unico modo per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C. In attesa che le stazioni di filtraggio diventino economicamente vantaggiose, conviene impegnarsi nel sistemare l’esistente.
Una lenta decomposizione
Il processo che decompone la vegetazione e rilascia i gas serra è molto accentuato sulla superficie terrestre. Al contrario sul fondo del mare il ciclo è rallentato per la mancanza di ossigeno ed i micro organismi che distruggono le creature morte è molto più lento. Il carbonio viene imprigionato molto più a lungo sul fondo marino. Gli steli e le foglie possono restare per secoli sul fondo del mare prima di essere dissolte. Più sono consistenti le alghe e più lungo sarà il processo di decomposizione e rilascio.
Nel mare del Nord alghe sottili
Nel mare del Nord le alghe più comuni sono lunghe e sottili, le chiamano anguille. Molte delle praterie di alghe attorno alla Danimarca sono scomparse. Ora si sta tentando di seminarle nuovamente ma ci sono inconvenienti legati alla giusta profondità in cui posizionare i semi. A volte troppo profondi, a volte troppo superficiali e spazzati via dal moto ondoso. Gli scarichi azotati dell’agricoltura industriale e il riscaldamento dei mari, stanno rovinando le praterie di alghe. Ogni anno la loro superficie si riduce del 7% il loro tasso di perdita è più rapido di quello delle foreste pluviali.
Prati che scompaiono
Le zone vicine alla costa o con acque ferme sono quelle meno indicate per farle vegetare nuovamente. Le alghe marine ricrescono in zone con una migliore qualità dell’acqua. Se vi sono meno nutrienti le acque sono limpide e le alghe possono ricevere più luce. In un solo secolo quasi il 75% delle alghe danesi è scomparso. Per questo gli scienziati sono impegnati nella difficile opera di farle ricrescere e rioccupare gli spazi precedenti.
Timidi successi nel fiordo di Horsens
Nell’ambito del progetto, nell’estate del 2017 sono state ripiantate circa 20.000 piccole piante di anguilla nel fiordo di Horsens, nella penisola dello Jutland. Nel giro di 18 mesi il loro numero è aumentato di 20 volte. Nella parte interna del fiordo, dove le acque sono più tranquille e torbide a causa delle alghe, l’anguilla ripiantata non è riuscita a crescere. Per attecchire, la pianta ha bisogno di un fondo marino adatto che non sia troppo morbido. Il progetto proseguirà durante tutto quest’anno. Nel fiordo di Odense, stanno studiando il fondo marino e cercano di stabilizzarlo, aggiungendo strati di sabbia. Il potenziale è alto, non ci resta che sperare che sia un successo e che la pratica di curare le alghe venga presa ad esempio da tutte le nazioni costiere. Alghe che divorano l’anidride carbonica

