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Agricoltura oceanica per battere il riscaldamento delle acque

Agricoltura oceanica per battere il riscaldamento delle acque

I pescatori si dedicano all’agricoltura oceanica rigenerativa, una sorta di “rimboschimento” dei fondali marini

Grandi piantagioni sottomarine di molluschi e alghe kelp, quelle gialle lunghissime tipiche anche dei Sargassi. Sono loro i protagonisti di una nuova agricoltura. I pescatori si stanno reinventando per continuare ad avere sostentamento e lavoro dall’oceano. Da sempre, la loro principale attività economica.  L’Alaska è un territorio di confine, con molti problemi, il primo dei quali è il clima molto rigido per buona parte dell’anno. Una delle poche attività redditizie era la pesca ma diverse catastrofi naturali o causate da umani hanno ridotto la sua efficienza. Agricoltura oceanica per battere il riscaldamento delle acque

Un terremoto mostruoso

Nel 1964, dopo appena cinque anni dalla costituzione dello stato un terremoto di magnitudo 9,2 lo ha devastato. Lo tsunami conseguente ha ucciso 130 persone e messo in ginocchio l’industria della pesca. Pochissime le barche e gli stabilimenti che si sono salvati. Il lento recupero è stato buttato all’aria dal celebre naufragio della petroliera Exxon Valdez avvenuto 25 anni dopo. Dopo aver colpito le scogliere di Bligh Reef la nave s’è squarciata riversando in mare 41 milioni di litri di petrolio. Ancora oggi parte delle coste dell’Alaska sono considerate in recupero a causa di quell’incidente. Ora a tutti questi guai, si aggiungono vistosi cambiamenti climatici.

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Riscaldamento degli oceani

I mari e gli oceani dell’emisfero nord sono quelli a maggior rischio. Qui si segnalano i maggiori cambiamenti climatici legati al riscaldamento delle acque. Come affrontare questa sfida è diventato il problema più urgente, poiché i segnali sono evidenti. Il krill, che è alla base della catena alimentare sta diminuendo in modo ragguardevole. Le foreste di alghe kelp che svolgevano il ruolo di nursery per molte specie, sono quasi scomparse. Anche i salmoni e molti uccelli, non tornano a depositare uova o nidificare. Prima del disastro petrolifero le acque dell’Alaska erano pescosissime. Ogni stagione di pesca delle aringhe fruttava duecentomila tonnellate di pescato, ora arriva a malapena a quattromila.

Rinunciano alle licenze

Alcuni pescatori hanno rinunciato alle loro licenze di pesca, sfiduciati sulla possibilità di arrivare a guadagnare qualcosa. Hanno deciso di riconvertire la loro esperienza in una agricoltura rigenerativa oceanica. Alcune aree ritenute ideali per la coltivazione, sono diventati serre sottomarine dove coltivare le alghe kelp e alcuni tipi di molluschi. Un’azione controcorrente, in quanto l’Alaska è da sempre uno stato che vive di ciò che può sottrarre alla terra. I suoi grandi giacimenti minerari sono una delle risorse primarie, così come lo era l’attività di pesca. Ora invece, per la prima volta il discorso è di reintegrazione, restauro, conservazione e mitigazione del clima.

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Coltura oceanica rigenerativa

È un concetto sviluppato da un pescatore canadese che crede che questo possa essere il solo modello vincente di allevamento del futuro. Bren Smith l’inventore della tecnica, veniva dalla pesca industriale. Dopo aver abbandonato i pescherecci ha investito in allevamenti di salmone. Salvo pentirsene, perché le monocolture sono altrettanto distruttive quanto gli eccessivi prelievi in oceano. L’acquacoltura è soltanto una pezza ad un problema che non trova migliori soluzioni. Il futuro è nell’agricoltura oceanica.

Affittare terreni

Deciso a cercare una propria via, ha preso in affitto dei terreni sottomarini, adatti per crescere conchiglie e molluschi. Qui ha cominciato ad allevare ostriche, cozze e le immancabili alghe kelp. Ha lavorato duramente per ottenere perfezionamenti al suo modello di agricoltura oceanica sostenibile. Il progetto, ora, è imitato da molti di coloro che hanno compreso l’importanza di ripopolare gli oceani. Se si da importanza non solo al pesce che può facilmente allontanarsi, un giardino subacqueo diventa immediatamente rilevante. Esistono centinaia di molluschi e piante sottomarine che possono essere allevati e coltivate. Un orto che al posto del cielo come limite, ha l’acqua marina. Una risorsa da sviluppare senza incidere sull’ecosistema e senza danneggiarlo. Agricoltura oceanica per battere il riscaldamento delle acque

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Credits: PxHere, Pixabay

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Agricoltura oceanica per battere il riscaldamento delle acque, una formula innovativa per coltivare il mare e abbassarne le temperature
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