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A settembre si contano le pecore

A settembre si contano le pecore

Quando rientrano dai loro pascoli estivi le pecore islandesi tornano ai loro proprietari

Dall’anno scorso dovrebbe essere stato raggiunto il pareggio. Un uomo, una pecora. Fino a pochi anni fa il rapporto era un uomo, 4 pecore. In Islanda le pecore non hanno predatori, perciò gli armenti vengono lasciati liberi di pascolare dovunque vogliono. Questo fa sì che le diverse greggi si mescolino, e che a fine stagione sia necessario separarle, per ridarle ai legittimi proprietari. A settembre si contano le pecore Leggi tutto: A settembre si contano le pecore

A settembre c’è il rettir

Il rettir avviene di solito nelle settimane finali di settembre. È un evento che si trasforma in una festa familiare e che piace molto ai turisti. Tutta la famiglia partecipa a questa attività che rischia di sconfinare nello sport. Le pecore vengono radunate dai pastori a cavallo, con l’aiuto dei cani. Sono raggruppate in grandi stazzi, dove verranno separate grazie ai numeri tatuati sulle orecchie. La parte complicata è catturarle, perché scorrazzano e dopo 4 mesi in libertà, non vogliono farsi prendere.

Uno stazzo per ogni proprietario

Lo spazio dedicato al rettir è una sorta di orologio fatto di stazzi più piccoli, che si irraggiano da quello centrale. I pastori e i loro famigliari cercano di catturarli prendendoli per le corna, e trascinandoli, li portano nello stazzo appropriato. Un numero sul cancello aiuta a riconoscere qual è quello corretto. Le pecore devono essere cavalcate tenendole per le corna, e sollevando le loro zampe anteriori. In questo modo sono abbastanza maneggevoli e si lasciano trascinare nel posto giusto.

A settembre si contano le pecore
Un tipico stazzo per il rettir

Tutti a casa

A fine della divisione, ognuno dei proprietari, riporta in fattoria le proprie pecore e decide cosa farne.  Alcune diverranno carne, altre verranno destinate alla riproduzione. La carne di pecora e soprattutto di agnello, è alla base dell’alimentazione islandese. La pecora è il maiale islandese, non si butta nulla. Carne, lana, ossa, sterco, tutto contribuisce all’economia del paese. Il numero di piatti che vi serviranno a base di pecora è molto alto, ma sono soprattutto lo stufato e la testa spaccata e lessata, le portate principali. Se siete particolarmente schizzinosi, ricordate che in Islanda, la pecora viene utilizzata anche per gli hamburger.

Un rito che rinforza la cultura

Questo evento s’è trasformato in un rito che rafforza gli aspetti culturali degli islandesi. La loro alimentazione è basata sull’allevamento delle pecore, da almeno 1000 anni. I vichinghi le hanno portate sull’isola verso il X secolo, e da allora fanno parte del paesaggio. Le vedrete sbucare ovunque, a punteggiare di bianco e grigio l’interno dell’isola. Sono molto resistenti e si sono adattate ad inverni rigidissimi. Non avendo subito contaminazioni, sono tra le pecore più pure esistenti, e su di loro vengono effettuati studi genetici.

Un evento turistico

Sono parecchi i turisti che vogliono assistere al rettir, un’occasione per entrare in contatto con i riti e gli usi islandesi. Ci sono hotel e B&B che offrono il pacchetto completo per assistervi. Anche il menù è quello tipico del periodo, stufato ricco e caldo per ritemprare dallo sforzo e dalle temperature rigide. A fine settembre in alcune località può nevicare. Servono un piatto a base di agnello affumicato su fuoco di sterco di pecora, con contorno di radici e verdure, che si chiama kjotsupa. Sarebbe una ricetta natalizia, ma in questo caso diventa un emblema della festa.

A settembre si contano le pecore

Lana e maglioni

Uno degli elementi tipici della cultura islandese sono i suoi maglioni a collo tondo, realizzati con la lana. Necessari per affrontare inverni lunghi e decisamente freddi. Ma la lana di pecora serve per molte altre creazioni, calze, cappelli, coperte, ecc. Le fibre molto resistenti e calde isolano bene, e contribuiscono a mantenere intatta la tradizione. I lopapeysas (maglioni tradizionali) sono considerati un simbolo di identità nazionale. Per comprendere meglio la loro cultura, ricordate che le pecore sono “venerate”, perché sono un elemento fondante della cultura islandese.

In ovile per 8 mesi

Le pecore islandesi possono trottare indisturbate in libertà per 4 mesi, per il periodo restante rimangono negli ovili a quote basse. Si nutrono di erba dei prati e del fieno che i contadini hanno raccolto in estate. Dopo la stagione degli agnelli, che di solito coincide col mese di maggio, le pecore vengono portate in alpeggio, e restano lì fino a settembre. Poi col rettir, tutto il ciclo ricomincia. A settembre si contano le pecore

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Credits: Pixabay

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A settembre si contano le pecore nel rituale rettir dove quelle lasciate libere vengono riconsegnate ai proprietari, una vera festa islandese
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