Continuano a sorprendere le notizie che arrivano dall’area contaminata dalla centrale nucleare ucraina
Dai grani coltivati nella zona contaminata dall’esplosione della centrale nucleare ucraina gli scienziati hanno creato vodka. La sorpresa è che non è affatto radioattiva ed è gustosa. Se vi aspettate che sia fluorescente o in qualche modo luminosa, sarete delusi, l’aspetto è assolutamente normale, trasparente, come da copione. L’hanno chiamata con un minimo di ironia Atomik. La volontà degli scienziati è di riportare in vita un poco di attività agricola nell’area devastata dalla centrale. A Chernobyl creata Atomik, una vodka non radioattiva
30 anni dal disastro
Sono passati 30 anni dall’esplosione e dal relativo incendio che ha smembrato la centrale nucleare e creato preoccupazione in tutto il mondo. Le scorie hanno percorso tutti i cieli europei ed hanno creato condizioni di grave disagio. Chi c’era ricorderà gli allarmi alimentari ed i consigli di abbandonare gli orti, non consumare vegetali e prodotti caseari. La preoccupazione era enorme, e ci fu una specie di gara ad indovinare in quanti secoli, quella zona sarebbe stata di nuovo abitabile.
La sorpresa del ritorno alla vita.
C’è una sorta di turismo nucleare. Molti visitatori, stimolati anche da una serie televisiva, si recano sui luoghi della tragedia. È un’area di 2000 km quadrati, ancora quasi completamente disabitata dove però vivono molti animali, che non presentano mutazioni. Questa è già una notizia che stupisce molto. Però spostandosi ai margini dell’area off-limits si trovano diverse migliaia di residenti che non hanno voluto o potuto andarsene. Queste persone stanno incontrando molti problemi per riuscire a mantenere un decente livello di vita.
Una mano ai residenti
Pensando alle difficoltà di questi residenti gli scienziati hanno creato la vodka dal grano coltivato a Chernobyl, un tentativo di creare un minimo di economia locale. Coltivando i cereali e distillando l’alcool con acqua che viene dalle vicinanze della centrale è nata Atomik la vodka di Chernobyl. Dopo gli opportuni controlli, confermati anche da una troupe di scienziati inglesi, è risultata priva di contaminazioni. Non è, nonostante il nome e le materie prime utilizzate, radioattiva, ed è commestibile.
Ancora non in vendita
Al momento la vodka non è ancora in vendita. Ci sono diverse procedure burocratiche da superare prima di poterla commercializzare. La speranza è che si possa commercializzare presto per regalare una speranza a chi ha dovuto sopportare un così vistoso cambiamento nella vita. Se Atomik servirà a ricreare condizioni di lavoro e di rilanciare l’economia locale bloccata da 30 anni di forzata inattività, sarà una piccola ricompensa. Alcune famiglie e qualche anziano vive anche nelle zone che sarebbero proibite, quelle più vicine alla centrale. Sono rassegnati ad una vita di stenti, senza futuro.
Vodka fatta in casa
La Atomik è prodotta in modo artigianale come veniva prodotta in casa. La qualità è alta, il gusto è ottimo e le analisi non hanno rilevato presenza degli elementi di plutonio, americio, cesio e stronzio. Radioattivamente è inerte. Il grano da cui è stata creata aveva una scarsa quantità di radiazioni che però il processo di distillazione ha eliminato completamente. L’acqua utilizzata proviene da una falda acquifera della città di Chernobyl, situata a grande profondità non ha subito contaminazioni.
C’è speranza per altre coltivazioni
Gli scienziati credono che ci sia la possibilità di iniziare a produrre anche altri tipi di cereali nella zona. Al momento l’agricoltura è ancora proibita, ma sperano con la loro azione dimostrativa di poter far cambiare parere all’amministrazione. Per dare il buon esempio hanno dato vita ad un’azienda chiamata Chernobyl Spirit company per poter vendere Atomik. A Chernobyl creata Atomik, una vodka non radioattiva
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